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Calcio, Europei Francia 2016: l’Italia come il Leicester? Collettivo fondamentale

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Ok, nessuno, a inizio Europeo, immagina l’Italia in una virtuale ultima posizione così come, invece, è successo ad agosto al Leicester City di Claudio Ranieri secondo alcuni tra i principali esperti di calcio inglese. Poi le Foxes hanno vinto la Premier League, ribaltando ogni pronostico durante una stagione magica e irripetibile, ma questa è una storia ormai celebrata a dovere. Adesso all’orizzonte c’è la rassegna continentale francese e le previsioni sul cammino degli azzurri sono molto scettiche. Nessun problema (o quasi) per il girone, ma difficilmente la squadra di Antonio Conte andrà oltre i quarti di finale. E se invece dovesse sorprendere?

Tracciare il paragone, a posteriori, sarebbe fin troppo facile. Eppure, pur senza forzare le argomentazioni, di analogie tra l’Italia e il Leicester ce ne sono eccome anche a priori. A partire dalla più scontata, quel colore di maglia che ha dipinto tanti cieli, da Berlino proprio a Leicester, con la speranza di conquistare anche Parigi. Quella centrale, tuttavia, si trova nel confronto tra le due rose, prive di grandissimi nomi ma con la forza del gruppo che potrebbe rappresentare un’importante arma in più. Nei momenti di difficoltà, durante i mesi più caldi della stagione, la difesa delle Foxes si è stretta intorno a Kasper Schmeichel blindando numerosi 1-0 di fila. La stessa compattezza è, sulla carta, il vero asso nella manica anche di Conte, che può contare sull’affidabile blocco Juve.

Se è vero che manca un dribblomane tutto classe e qualità come Riyad Mahrez – è forse la Nazionale più povera tecnicamente di sempre – dall’altra parte Jamie Vardy e Graziano Pellè rischiano di assomigliarsi, perfetti signori nessuno in cerca di gloria a suon di gol brutti ma efficaci, come le vere prima punte inglesi sanno e devono fare. L’attaccante del Leicester è forse più agile, quello azzurro del Southampton è invece impressionante dal punto di vista del fisico. Ma, sotto sotto, non sono per nulla distanti, tra sponde per i compagni, zampate decisive e, soprattutto, l’istinto del gladiatore che non porta mai a fermarsi in battaglia.

Le doti d’inserimento di N’Golo Kanté, poi, possono essere affiancate a quelle dei quattro interni di centrocampo convocati dall’ex tecnico bianconero. Alessandro Florenzi, Emanuele Giaccherini (sulla carta i titolari), Marco Parolo e Stefano Sturaro garantiscono corsa a volontà, polmoni enormi e grande quantità, elementi chiave nel gioco di Conte che ricalca la miglior tradizione del “primo non prenderle”. In Italia, si sa, la tattica gode di un notevole trattamento, motivo per il quale Claudio Ranieri ha fatto faville in Premier League giungendo fino al titolo. Che il blu Leicester diventi azzurro? Non resta che sperarlo.

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francesco.caligaris@oasport.it

Twitter: @FCaligaris

Foto da: YouTube/libera per uso editoriale

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