Calcio

Calcio: il trionfo dell’Italia agli Europei 1968. Quella monetina amica di Capitan Facchetti…

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Testa o croce?
Fin da piccoli siamo stati abituati ad ascoltare lo sbrigativo quesito in occasioni spensierate, goliardiche o al massimo (della “serietà”), lo si è potuto utilizzare per scegliere come iniziare una contesa sportiva, magari accaparrandosi la metà preferita di un campo di gioco.

Eppure una volta, l’unica per ciò che concerne la storia internazionale del calcio italiano, il lancio di una monetina ha mandato gli Azzurri in paradiso… Euro ’68, la terza edizione del massimo torneo calcistico continentale per Nazionali organizzato ogni quattro anni dall’UEFA si svolge in Italia.

La formula delle qualificazioni (disputate fra il 1966 e il 1968) aveva previsto otto gironi, di cui sette con quattro squadre e uno con tre. Le prime classificate dei singoli gruppi si erano affrontate nei quarti di finale, con gare di andata e ritorno: le quattro vincitrici avevano ottenuto l’accesso alla fase finale. L’UEFA decide così di assegnare l’organizzazione della stessa ad una delle quattro nazioni qualificate; la scelta ricade sull’Italia, che avrebbe ospitato le ultime quattro gare previste (in realtà, sono cinque), dal 5 al 10 giugno 1968, a Firenze, Napoli e Roma.

A vincere il titolo siamo proprio noi, i padroni di casa, al nostro esordio assoluto in una fase finale. Ma la maniera in cui vinciamo il nostro primo e fin qui unico Europeo di calcio, è assolutamente irripetibile…

In un San Paolo gremito, Italia ed URSS danno vita ad un match deciso in un modo che nella storia dello sport più amato non si verificherà mai più. I 90 minuti regolamentari terminano sullo 0-0, così come i tempi supplementari; ma all’epoca, in caso di parità, non erano previsti i calci di rigore… E, quindi, che si fa?

L’arbitro tedesco Kurt Tschenscher chiama i capitani delle due squadre negli spogliatoi per sancire la prima finalista di Euro ’68… lanciando una monetina, giudice disinteressata ai meriti guadagnati sul campo. Gli azzurri sono stranamente tranquilli, nonostante il loro destino agonistico sia affidato all’alea. Capitan Giacinto Facchetti, infatti, è un tipo molto fortunato nel gioco ed anche stavolta si conferma, visto che sceglie “testa” e ritorna trionfante sul terreno di gioco, scatenando l’ovvio entusiasmo di tutti i tifosi italiani.

La nostra Nazionale batterà 2 a 0 la Jugoslavia, in finale (nel replay dell’ultimo atto, a dire il vero, visto che gara-1 finisce nuovamente in parità, grazie ad un gol all’ottantesimo di Domenghini…) e vincerà gli Europei. E Facchetti spiegherà in una successiva intervista che ci furono addirittura due lanci, in quel famoso 5 giugno 1968, perché il primo fu un “nullo”: la moneta finì in una fessura presente sul pavimento dello spogliatoio.

Testa o croce, allora? Il Capitano, fortunatamente per noi, ha “usato la testa” in quell’occasione. Fortunatamente per tutti, non sarà più necessario affidarsi alla pura sorte per assegnare un trofeo così importante…

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giuseppe.urbano@oasport.it

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