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Scherma
La scherma italiana verso Rio 2016: fioretto unica certezza, la spada maschile ci prova
Sei medaglie (1-4-1) e Russia distante cinque ori, tre dei quali vinti negli scontri diretti delle gare a squadra. Come valutare gli Europei di scherma dell’Italia? Senza allarmismi, perché a Rio mancano 40 giorni, ma anche con la consapevolezza di poter contare sul fioretto e poco altro, almeno come dominio, sulla strada verso il Brasile.
L’analisi arma per arma di una rassegna sicuramente non memorabile, ma non per questo priva di spunti positivi:
FIORETTO – Rimane l’arma della sicurezza, quella da cui aspettarsi più medaglie a Rio 2016. Le donne sono una certezza: Arianna Errigo domina in lungo e in largo, Elisa Di Francisca perde per una sola stoccata, Martina Batini tira un po’ sottotono rispetto a quanto dimostrato in stagione e il talento di Alice Volpi paga più l’emozione del debutto che le botte delle rivali. Alla fine dal settore rosa arrivano l’oro individuale (l’unico della spedizione, nonché il primo della carriera per la lombarda già quattro volte prima nel 2015-2016 in Coppa del Mondo) e l’argento a squadre, ancora dietro alla Russia di Stefano Cerioni – come ai Mondiali di aprile – ma in un anno in cui conta relativamente meno. Promosse, certamente, così come i colleghi uomini che infilzano il bronzo con Giorgio Avola – primo podio internazionale dopo tre anni d’astinenza – e si migliorano a squadre, mettendosi al collo l’argento. Anche qui Russia fatale, la stessa Russia sconfitta a Mosca nei Mondiali del luglio 2015: il duello si ripeterà alle Olimpiadi? Molto probabile. Gli azzurri hanno talento, esperienza (Andrea Baldini, Andrea Cassarà, lo stesso Avola) e forze fresche (Daniele Garozzo): saranno sicuri protagonisti. E dovranno difendere l’oro di Londra 2012.
SPADA – La delusione dell’individuale cancellata con una strepitosa prova di squadra: così l’Europeo degli uomini, tutti fuori prima dei quarti e poi argento con il quartetto orfano dell’acciaccato Marco Fichera. Parlano i numeri, non noi: Italia sul podio per la prima volta dopo il 2009 e non così lontana dalla dominatrice Francia per altro già battuta due volte in stagione. Enrico Garozzo nelle chiusure è leggendario, Paolo Pizzo e Andrea Santarelli non mollano mai, Lorenzo Buzzi si vede poco ma accumula esperienza utile per il futuro. A Montreux 2015 l’Italia fu dodicesima, in un anno ha scalato ben dieci posizioni e si è presa un pass olimpico con il quale può fare grandi cose. È in piena rifondazione, invece, il gruppo femminile, che ha nella bicampionessa del mondo Rossella Fiamingo la speranza di tornare a primeggiare anche a Rio (sperando di incontrare il più tardi possibile la bestia nera russa Tatiana Logunova) e in Mara Navarria un talento impressionante che, purtroppo, non potrà esprimersi in Brasile. Partire dal settimo posto di squadra e dalla crescita di Giulia Rizzi e Alberta Santuccio, le prime promosse in nazionale maggiore di un settore che da anni domina a livello giovanile.
SCIABOLA – Eccolo qui il terzo ko con la Russia: la squadra maschile (Luca Curatoli, Enrico Berrè, Diego Occhiuzzi e Luigi Samele) ci prova ma si inchina 45-42. E’ un argento convincente che però non dice nulla in ottima olimpica e, anzi, non cancella le macchie della gara individuale, senza neanche un quarto di finale, con Occhiuzzi lontano dallo stato di forma primaverile e ancora priva dell’infortunato Aldo Montano, rebus e possibile ago della bilancia delle ambizioni brasiliane dell’Italia. Il ritorno dell’oro di Atene 2004 conferirà la giusta leadership al gruppo? Le qualità per giocarsi una (ma anche due) medaglia ci sono eccome. Le donne, infine: nessuna ai quarti di finale nell’individuale, dove il livello era ed è ancora fuori portata, e “tradizionale” quinto posto con la squadra che comunque sarà a Rio, pur con un tabellone che si preannuncia di fuoco. Irene Vecchi, Rossella Gregorio, Ilaria Bianco e Loreta Gulotta, però, possono solo migliorare ancora. Ad agosto, a fari spenti, tutto quanto di buono arriverà sarà accolto come una piacevole sorpresa.
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francesco.caligaris@oasport.it
Foto da: Augusto Bizzi/Federscherma