Pallavolo
Volley, Grand Prix 2016 – Italia, tre sconfitte a Bari ma azzurre in crescita! “Bicchiere mezzo pieno”, lavoro per le Olimpiadi
Sono arrivate tre sconfitte ma, per citare il CT Bonitta, “il bicchiere è mezzo pieno”. Uscire dal PalaFlorio di Bari senza nemmeno un successo e solo due punti nel paniere non è certo una bella immagine per l’Italia ma il lungo weekend casalingo del Grand Prix 2016 di volley femminile va visto sotto tutta un’altra luce.
Risulterà impopolare visto che il campo ha emesso dei verdetti negativi nei confronti delle azzurre ma se si analizzano attentamente le tre partite giocate, valutando soprattutto la caratura degli avversari, si potranno assolutamente annotare dei passi in avanti davvero importanti.
Basta riavvolgere il nastro anche solo di poche settimane. L’Italia, tra settembre e maggio, si è presa due sonori scoppole dalla Russia e tre schiaffi pesanti dall’Olanda (un triplo 3-0 che pesa ancora sul nostro morale) tra gli Europei e i due tornei preolimpici. In casa, invece, Antonella Del Core e compagne hanno finalmente fatto partita pari contro le Campionesse d’Europa e la squadra argento continentale in carica.
Si temeva il peggio e invece siamo stati noi a spaventare prima la formazione di coach Guidetti e poi, soprattutto, la corazzata di Marichev trascinandola addirittura fino al tie-break. La crescita di questa formazione è tangibile ed evidente, il lavoro che si sta svolgendo sta dando concretamente i primi frutti, sia sotto il profilo tecnico che mentale. Tutte le ragazze sono state convinte di potersela giocare contro Nazionali che, almeno per ora e almeno sulla carta, sono nettamente più forte della nostra.
Il cammino verso Rio è tutto in salita ma il capoluogo pugliese sembra aver regalato più convinzione nei nostri mezzi. Questo gruppo ha semplicemente bisogno di giocare tanto insieme, di formarsi, di amalgamarsi, di allenarsi, di trovare gli automatismi giusti. Di aumentare il proprio livello di attenzione, la propria cattiveria, la propria esperienza. Perché, in fondo, solo quello è mancato: l’incisività nei momenti caldi quando invece le big del circuito sanno fare la differenza. Sono tasselli, però, che si mettono insieme piano piano. Mancano una quarantina di giorni alle Olimpiadi 2016 e c’è ancora margine per crescere e perfezionarsi.
Basta guardare le carte d’identità e una scheda anagrafica che parla di 21 anni di media. La gioventù che sta provando a scalare rapidamente le gerarchie.
Abbiamo carenze tecniche, sono le stesse ragazze a dirlo. Cuore, carisma, affiatamento possono appianarle. Perché questa è una squadra, questo è un gruppo. Considerando anche i tanti moduli usati da Bonitta, i tanti cambi, i tanti sestetti diversi ma tutte hanno saputo rispondere al meglio.
Contro l’Olanda abbiamo ritrovato una stellare Valentina Diouf che non giocava così dai Mondiali 2014 che la fecero conoscere a tutto il Mondo (anche al di fuori dei confini del campo). Contro la Russia abbiamo ammirato la miglior Nadia Centoni delle ultime stagioni in azzurro.
Paola Egonu è tornata di banda e ha picchiato forte, Miriam Sylla ha cambiato la partita contro la Russia, Antonella Del Core è la solita capitana indefessa e infinita. Ofelia Malinov ha sostituito al meglio l’infortunata Alessia Orro, una distorsione che è una delle noti dolenti del weekend insieme allo scarso apporto di Martina Guiggi (ne è consapevole).
Possiamo fare tante cose buone. Verosimilmente non andremo alle Final Six del Grand Prix 2016 di volley femminile (salvo un tris di vittorie di Ankara e risultati favorevoli da altri campi, situazione molto improbabile). L’Italia, però, avrà tutto il tempo per continuare a giocare e ad allenarsi. Siamo alla ricerca anche di qualche amichevole quindi…non ci resta che aspettare. Bonitta avrà anche qualche piccola difficoltà a scegliere le 12 ragazze che ci rappresenteranno a Rio anche se la scrematura è in pieno corso di svolgimento, la rosa dei nomi è sempre più ristretta…
Non ci siamo dimenticati della sconfitta contro la Thailandia ma la situazione atipica in cui è maturata (partita di recupero giocata alle 9 del mattino, senza pubblico, dopo aver concluso il giorno prima alle 23) la pone in secondo piano. Senza dimenticare che nel match originale le azzurre conducevano agevolmente 1-0 e 16-15: la superiorità sulle asiatiche non è in discussione.