Lotta

Aneddoti Olimpici – Londra 1948: Pietro Lombardi, il Campione Olimpico che non beveva l’acqua per paura di ingrassare…

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L’idrofobia ossessiva di Pietro. Londra 1948.

L’acqua Ghiardello l’amava davvero, ma c’è stato un altro nostro campione, il lottatore Pietro Lombardi, che ha dovuto ingaggiare con essa un terribile duello, pur di vincere alle Olimpiadi.

Della lotta, sport olimpico per eccellenza, forse anche più dell’atletica leggera se pensiamo alle Olimpiadi antiche, immagino che voi cibernauti del 2000 sappiate poco o nulla. Chi assisterà a un match alla Tv in occasione dei Giochi di Rio?

Eppure, la lotta ci ha regalato tante medaglie, e campioni le cui vicende hanno avuto risvolti leggendari, o magari anche soltanto patetici. Pietro Lombardi, della Palestra “Angiulli” di Bari, ai Giochi del 1948 si presentava come la nostra punta di diamante nella disciplina della “greco-romana”.

Di mestiere faceva l’operaio, era alto un metro e mezzo per una cinquantina di chili abbondanti e, se lo vedevi nelle foto posate che distribuiva gratuitamente agli amici, pareva un Ercole Farnese bello e rifinito, tanti erano i muscoli che esplodevano di luce trafilando al bronzo un torso spettacolare.

Iscritto nella categoria dei 52 kg, Pietro passò i quaranta dì e le quaranta notti del raduno collegiale ad allenarsi e a stabilire un braccio di ferro allo spasimo con la bilancia. Le pastasciutte, le orecchiette alla barese, con rucola, pomodorini e mozzarella, le vedeva solo in sogno. Giunto a Londra, a poche ore dal debutto nel torneo si convinse che doveva fare di più, se voleva che i suoi sforzi precedenti non si rivelassero inutili.

Cominciò, così, a dormire con dieci coperte di lana addosso, per sudare e buttare giù peso. A nutrirsi di poche zollette di zucchero, neanche bagnate nel cognac, come quella tennista francese di cui aveva letto. E, soprattutto, cominciò a evitare l’acqua come fosse il diavolo.

Nei primi tre giorni di gara, tutto filò liscio,  l’azzurro si ritrovò in finale contro un turco molto più vecchio ed esperto di lui, Kenan Olcay. Il giorno prima della gara, il dottore della Nazionale gli misurò le pulsazioni ed espresse tutta la sua preoccupazione: 42 battiti, al limite del collasso! Prescrisse un cardiotonico e ordinò che, all’atto di coricarsi, ne prendesse esattamente 20 gocce.

Giunta la sera, i compagni l’andarono a visitare in camera, una processione scherzosa e seria allo stesso tempo, che aveva lo scopo di assicurarsi che non lasciasse  la medicina nel cassetto. Pietro, appena li vide diluire in due dita d’acqua le gocce gialle, scappò a gambe levate dalla stanza. Quelli lo riacciuffarono pronti. A forza (non fu facile…), l’immobilizzarono e gli versarono direttamente in bocca la medicina col contagocce: quei dieci grammi di H2O che il barese non voleva assolutamente inghiottire, strillando come un porcellino allo sgozzatoio, temendo di salire oltre la soglia mortale dei 52 chili. Diciotto ore dopo, Lombardi era campione olimpico di lotta greco-romana.

 

di Marco Impiglia, Direttore Editoriale della Società Italiana di Storia dello Sport (SISS)

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Riccardo Viola Editore, pp. 128, euro 5, Roma 2004.

 

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Edizioni Libreria Sportiva Eraclea, pp. 1.264, euro 30, Roma 2010.

 

NEL NIDO DELL’AQUILA. I fratelli Corelli e la Podistica Lazio (co-autrice Emilia Corelli).

Edizioni Libreria Sportiva Eraclea, pp. 144, euro 18, Roma 2012.

 

100  ANNI DELLA FEDERAZIONE PUGILISTICA ITALIANA

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