Atletica
Atletica, Gianmarco Tamberi ed Alex Schwazer: nemici uniti da un destino perverso
Gianmarco Tamberi ed Alex Schwazer, acerrimi nemici uniti da uno stesso, beffardo destino: nessuno dei due andrà alle Olimpiadi di Rio 2016 (salvo improbabili colpi di scena per l’altoatesino, in attesa di un verdetto d’urgenza da parte del TAS di Losanna).
Tutto era iniziato alla fine dello scorso mese di aprile. Scontata una squalifica di quasi 4 anni, Schwazer stava per rientrare in gara per il Mondiale a squadre di marcia a Roma. Nei suoi confronti arrivarono dichiarazioni belligeranti da parte di Tamberi, a suo dire portavoce dell’intera nazionale di atletica: “Vergogna d’Italia, squalificatelo a vita. La nostra forza è essere puliti. Non lo vogliamo in nazionale“.
Il campione olimpico di Pechino 2008 scelse di non controbattere alla provocazione, rispondendo sul campo con una vittoria nitida nella 50 km disputata nella città eterna.
Sembrava tutto scritto: volenti o nolenti, i due grandi nemici avrebbero dovuto condividere lo status di stelle dell’atletica italiana alle Olimpiadi. Non accadrà. Schwazer è alle prese con l’intricatissima vicenda della positività al testosterone: l’altoatesino è sospeso, ma spera di poter prendere parte ai Giochi grazie ad un verdetto in extremis da parte del TAS, anche a costo di gareggiare sub judice. “Voglio giustizia ora, non mi interessa se mi sarà data ragione tra un anno“, ha più volte ribadito il 31enne nativo di Vipiteno.
Anche Tamberi sembrava avviato ad entrare nella leggenda dello sport mondiale. Prima l’oro mondiale indoor, poi il titolo europeo agguantato qualche giorno fa ad Amsterdam, con una crescita esponenziale che lo aveva portato fino ai 2,39 metri di ieri. Prima del gravissimo infortunio maturato nel corso di un tentativo (non necessario) a quota 2,41. Il Grande Slam era tutt’altro che un sogno: quest’anno il 24enne marchigiano aveva davvero qualcosa in più rispetto agli avversari.
Per entrambi, dunque, i sogni sono evaporati in un terribile smarrimento. Un perverso destino che ha accomunato la sorte dei due grandi nemici.
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federico.militello@oasport.it
Gabriele Dente
16 Luglio 2016 at 15:25
Sforzandomi di non pensare alle tragedie che affliggono l’Italia e il mondo in questo periodo, dispiace per Gimbo e per la nostra disgraziata atletica. Dispiace anche che a un atleta che sembra veramente pentito sia negata una seconda possibilità, quando ad altri (vedi Efimova) si sono spalncate le porte e aperte le braccia.
Sembra un altro funesto presagio di un’edizione dei Giochi che si preannuncia, per il nostro sport, veramente povera di soddisfazioni. Parliamoci chiaro: o la scherma e il tiro fanno miracoli, o rischiamo che campionesse come Sarah Sjöström e Katie Ledecki vincano, da sole, più medaglie d’oro del Coni. Della scherma abbiamo detto e letto abbastanza, e sappiamo quanto stavolta sia difficile; auguriamoci che il tiro faccia meglio che mai per limitare i danni provocati dalla maggior parte delle altre federazioni e discipline.