Calcio
Dalle critiche all’amarezza: cosa rimane dell’Italia di Conte?
E’ stato (probabilmente) il rigore di Pellè a cambiare tutto, a spegnere la lampadina, a porre anticipatamente la parola fine agli Europei 2016 dell’Italia. Dal potenziale 3-1 (ma nella quarta serie, quindi a un solo gol dalla vittoria) all’errore brutto da vedere e altrettanto da rivedere – un cucchiaio “chiamato” per spaventare Neuer che si è trasformato in un tiraccio debole a lato – dell’attaccante del Southampton, che ha rallentato soltanto l’agonia (grazie Schweinsteiger) prima che Hector punisse un eroico Buffon e mandasse la Germania in semifinale. L’Italia, invece, torna a casa.
E come ci torna? Sarebbe ingeneroso non fare i complimenti a un gruppo considerato da molti come “il peggiore della storia”. Ebbene, la squadra di Antonio Conte, plagiata a immagine e somiglianza del suo carisma e della sua rabbia, ma anche – ahinoi – della sua scarsa duttilità tattica e in fatto di schemi, ha battuto 2-0 il Belgio e 2-0 la Spagna, sorprendendo anche la Svezia nei minuti finali e perdendo solo la sfida inutile contro l’Irlanda che, numeri e statistiche alla mano, rimane l’unica sconfitta ufficiale nell’intero biennio dell’ex allenatore juventino, già certo di andare al Chelsea da maggio.
Il sogno si è infranto alle porte di Marsiglia, a undici metri dalla gloria. Ma sarebbe stata meritata? Difficile dirlo dopo 120′ di puro equilibrio contro i campioni del mondo, più qualità e meno muscoli rispetto alla tradizione. Eppure una sensazione sembra evidente: senza l’ingenuità di Boateng, un’Italia in profonda difficoltà mai sarebbe rientrata in un match nel quale, poco prima, era servito un miracolo di Buffon per evitare il 2-0 tedesco. C’è amarezza, dunque, ma anche consapevolezza di aver ceduto a un’avversaria di alto livello che non è in semifinale per caso, avendo subito un solo gol, per giunta su rigore, in cinque partite.
Cosa resta, quindi? Resta un gruppo compatto che “aveva tante voglia di stare insieme”, come svelato da un Barzagli in lacrime a fine gara. Resta una Nazionale povera di talento, anche perché colpita da tanti infortuni nei ruoli e nei momenti chiave, ma ricca di corsa e buona volontà. Il popolo azzurro che alla vigilia l’ha criticata ingiustamente ha sperato che questo bastasse per arrivare fino in fondo, invece evidentemente il piano divino di Francia 2016 prevede anche altro. Un qualcosa che l’Italia di Conte non ha avuto e che quella di Ventura, invece, si spera potrà trovare dal 1 settembre, quando a Bari l’amichevole con la Francia darà vita al nuovo corso. E, chiusa una (bellissima) pagina, se ne aprirà un’altra.
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francesco.caligaris@oasport.it
Foto da: Twitter Uefa Euro 2016