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Ginnastica, Vanessa Ferrari: “affamata e folle”. Un tuffo nel passato, un cuore che batte: la stella che brilla è tornata, vuole il podio alle Olimpiadi!

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Nessuno sa emozionare come lei. Quando realizza certi numeri, quando confeziona sorprese, quando piazza i suoi colpi di mano, quando si esalta in pedana è come se tutto si fermasse, è come se la Polvere di Magnesio mandasse indietro gli ingranaggi a un’epoca indefinita che trasuda di futuro, di nuovo.

In uno sport sempre più robotizzato, sempre più meccanico, sempre meno emozionale, soprattutto sempre più scontato c‘è bisogno di chi abbia il coraggio di osare. Per amore. “Stay hungry, stay foolish”, due aggettivi che sono pilastri nella filosofia di vita di Vanessa Ferrari.

 

Affamata (e non per i dolci a cui ha dovuto rinunciare in quindici anni di duri sacrifici). A 25 anni, dopo una carriera memorabile che verrà ricordata a lungo, è ancora qui a dettare leggere quando molte altre avrebbero già salutato baracche e burattini. Lei vuole e pretende una medaglia alle Olimpiadi 2016. La desidera a tutti i costi, senza mezzi termini! Ha dato tutta se stessa ai Mondiali di Glasgow per qualificare la squadra, si è spremuta, ha messo a repentaglio il proprio tendine d’Achille, si è curata con delle faticose terapie ed eccola di nuovo qui. Rigenerata. Araba Fenice.

Ancora una volta Reginetta d’Italia (settima volta, ritorna sul trono dopo quattro anni). Il corpo libero la attende a Rio per riprendersi quello che l’ingiustizia le ha tolto a Londra. Ci prova, andrà all’attacco, questa volta non da favorita ma consapevole sempre di più di quello che una Leonessa può fare, incutendo timore a cui la guardava in tv quando lei si laureava Campionessa del Mondo nell’ormai lontano 2006.

Folle, perché non esiste ginnasta al mondo che in due settimane smonta e rimonta totalmente un esercizio, esibendosi sulle note che l’hanno spedita nell’empireo dell’artistica, immortalata, santificata (sportivamente). Il Nessun Dorma, le arie di Puccini, le diagonali commoventi tirate a lucido come se nulla fosse. Un colpo di mano inatteso, una sorpresa gradita, da pelle d’oca: un tuffo nel passato che la rilancia verso il futuro.

Al PalaRuffini c’era tutto il cuore di Vanessa che ora ci crede più che mai. Dieci anni fa trionfò ad Aarhus su queste noti, dopo otto stagioni le ripropone facendo venire i brividi a tutti gli appassionati, risvegliatisi tutto d’un tratto dalla campana suonata dalla Sacerdotessa dell’artistica italiana.

 

Quattro routine spettacolari, 15.050 alla trave da urlo, corpo libero strappalacrime per il modo in cui è stato presentato (14.900, 6.2 il D Score, 6 decimi di bonus e 3 di penalità ma ancora tutto da rivedere), ottimo dty (15.000), parallele ben tenute. Insomma c’era tutto.

Sì, signori e signore. Vanessa Ferrari andrà a Rio con solide basi per poter conquistare una medaglia. Non sarà una passeggiata di fine carriera, ma l’ultimo atto (sarà poi vero che si ritirerà?) con fuochi d’artificio. Non si molla un attimo! Un ruggito da vera Leonessa, una carezza da Farfalla, ancora una volta.

 

(foto Federginnastica)

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