Ciclismo
Spettacolo e imprevedibilità: Giro d’Italia batte Tour de France 4-0
Sarà anche meno prestigioso e, soprattutto, ricco (basti pensare che Chris Froome, vincendo ieri a Parigi, si è portato a casa 450000 euro, mentre la maglia rosa era fruttata a Vincenzo Nibali 115668 €). Tuttavia il Giro d’Italia resta unico nel suo genere per spettacolo ed imprevedibilità, neppure paragonabili alla noia ed all’attendismo ‘ammirati’ in Francia.
E’ vero, il gotha internazionale era presente alla Grande Boucle (Froome, Quintana, Contador, Aru, Nibali, etc.), tuttavia ciò non ha garantito un show apprezzato dal pubblico.
Froome ha dominato dall’inizio alla fine e, incredibile a dirsi, proprio il britannico ha emozionato maggiormente attaccando in discesa e addirittura in pianura tra Bagneres de Luchon e Montpellier. Due azioni che fanno assomigliare sempre più il corridore d’Oltremanica ad una macchina da guerra inscalfibile: superiore in salita, dominante a cronometro, incisivo in discesa e capace di attaccare anche con la strada piatta. Sostanzialmente, un ciclista senza punti deboli, la cui dinastia pare destinata a proseguire ancora per qualche stagione.
Froome ha fatto il bello ed il cattivo tempo anche grazie ad un Team Sky formidabile, capace di mantenere sempre un ritmo molto alto e tale da non consentire ai rivali di scattare. Abbiamo visto pochi ‘attacchi’, tutti telefonati e con le polveri bagnate. Nessuno ci ha creduto veramente, nessuno ha osato provarci, magari a costo di saltare. La filosofia condivisa è parsa questa: meglio mantenere il piazzamento che perdere tutto. Un ragionamento comprensibile, che naturalmente ha sancito la morte dell’imprevedibilità di una corsa che si è trascinata stancamente fino a Parigi.
Quanto abbiamo rimpianto il Giro in questi caldi giorni francesi! Pur con un livello oggettivamente inferiore, nella corsa rosa accadde di tutto: attacchi da lontano, ribaltoni impensabili, cadute ed una suspense pazzesca sino alla frazione conclusiva. Ricordiamo Vincenzo Nibali a quasi 5 minuti di ritardo da Steven Kruijswijk prima delle ultime tappe alpine, dove fece saltare il banco grazie ad una condizione ritrovata ed anche alla caduta dell’olandese nella discesa dal Colle dell’Agnello, andato a sbattere contro una parete di neve ghiacciata!
Sarà anche più povero, meno prestigioso ed allettante per i big stranieri. Ma il Giro è sempre il Giro. E, per spettacolarità, bellezza ed imprevedibilità, batte il Tour de France 4-0.
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federico.militello@oasport.it
Foto: Cometto-Boschetti
Luca46
27 Luglio 2016 at 17:56
Rispetto le tue idee. Io però sono dell’opinione che con le gambe degli altri si fa presto ad attaccare o provare. Bisogna registrare il fatto che molti atleti erano simili come prestazioni. Non è che puoi dare 4 minuti ad uno che ha le tue stesse gambe. Poi può darsi che qualcuno potesse fare qualcosa di più ma è mancato di coraggio. In questo caso però avremmo visto dei tentativi almeno negli ultimi chilometri ma ogni tentativo è stato rintuzzato. Bardet quando ha avuto la giornata buona non si è fatto attendere. Gli altri ci hanno provato invano. Tentativi timidi? Si concordo, ma ripeto le gambe erano quelle. Lo stesso Froome quando è andato via in discesa poi hanno provato a riprenderlo ma non ce n’era.
ale sandro
27 Luglio 2016 at 21:28
Ci mancherebbe Luca che non si rispettino le idee, il bello è proprio confrontarsi quando si hanno idee differenti con ognuno la propria argomentazione. Perchè diciamocelo chiaro entrambi stiamo dicendo cose anche condivisibili, sebbene differenti.
Vedi però, se l’articolo parlasse di avversari di Froome bollati come poca cosa, direi decisamente di no, sarei del tuo stesso avviso. Siccome non solo Federico ,ma davvero tanti addetti ai lavori e gli stessi appassionati sono rimasti un po’ così da queste tre settimane, e ripeto le minchiate organizzative han messo il carico a mio modo di vedere, il confronto col Giro proprio di quest’anno fa al caso nostro, e rimane la sensazione di contrasto clamorosa.
Perchè anche lì se andiamo a vedere bene la maglia è stata assai combattuta, tanto che in quattro fino all’ultimo potevano vincere, e han chiuso in un fazzoletto di due minuti. In tre si sono scambiati la maglia rosa, ci sono stati attacchi non soltanto le ultime tappe ma sin dalle due settimane precedenti. Alla fine non penso che tra Nibali, Valverde, Kruijswijck e Chaves ci fosse un grande divario in termini di gambe, sono arrivati “belli giusti” tutti, come si dice in gergo. E non credo nemmeno che sia il disegno , molto bello tra l’altro, a permettere ciò che è accaduto , con attacchi e capovolgimenti di fronte, ben lontano dalle ultime salite, con i capitani in prima persona.
Ti dico questo Luca, per me oltre al poco coraggio come ti ho detto , e a qualche errore tattico, si sono verificate al Tour forse delle coincidenze, che hanno favorito il tutto.
Una serie di corridori, magari pratici già di Tour (a parte Aru all’esordio, e in risposta ai detrattori dico che c’entra poco che fosse il capitano e avesse preparato solo il Tour, l’esperienza di questa corsa, lo ripeterò fino alla nausea , è fondamentale) ,ma ancora giovani e insicuri sulle proprie reali possibilità, quindi più mirati a fare contenimento che rischiare qualcosa di più ( a parte come abbiamo detto Bardet, che faceva spesso l’opposto ed è stato questa volta più “giudizioso” e concreto), combinata a una serie di corridori sui trenta, che raramente riuscivano a stare in una top 5-10, ed ecco che c’è il rischio poi concreto di una corsa conservativa, mandando a nozze chi controllava la corsa.
Io sono del parere che questo comunque , possa alla fine essere tutto sommato un caso unico, perchè le nuove leve hanno davvero il potenziale per far saltare il banco con azioni di squadra o individuali. Mi auguro che essendo tutti comunque non a digiuno di Tour, non abbiano il timore di “fare la corsa” fin dall’inizio, quando cioè le energie ancora ci sono, è lì che bisogna cominciare a provare per bene le forze. Chiaro che un minimo di intelligenza anche dei ds non sarebbe male.
Non sottovaluterei infine il valore di corridori che abbiamo apprezzato al Giro come Chaves e Kruijswick, e lo stesso Jungels , molto giovane, e sinceramente ti dirò che mi piacerebbe vederli al Tour fare corsa libera o da “seconda punta” nel peggiore dei casi. Penso che siano ciclisti che possono rendere la corsa più divertente, a prescindere dal risultato finale.
ale sandro
25 Luglio 2016 at 20:38
Quest’anno è andata così, con una guerra di posizione per piazzamenti dietro Froome che ha gestito con gli Sky una situazione, che è stato bravo a prepararsi andando via in discesa e pianura. Prima ancora di cronometro e arrivi in salita.
E questo a mio parere è una pecca dei suoi avversari, la maglia gialla che se ne va e non viene seguita nel modo in cui si è visto , è anche e soprattutto un limite di chi inseguiva il britannico.
Vedere ancora la trentina di corridori ai piedi delle ultime salite, e gli scattini solo negli ultimissimi chilometri , o addirittura centinaia di metri in alcuni casi, l’ho trovato per nulla spettacolare, neanche giustificabile a mio parere con le eventuali “poche gambe” rimaste in gruppo per alcuni, visto che è stato il ritornello di tutte e tre le settimane. Evidentemente oggi si corre così il Tour de France, al di là del disegno in alcune circostanze poco ispiratore ad attacchi.
Chi ha un po’ esulato dal tema come ad esempio Bardet, si è preso tappa alpina e secondo posto in classifica, più che meritatamente. Spero di vedere edizioni più divertenti , almeno questo è il mio pensiero, a prescindere da come Froome o chi altro domini la corsa. Nessuno e nulla vieta di attaccare anche con vari minuti di distacco e dalla distanza. Direttori sportivi a parte, magari.
Luca46
26 Luglio 2016 at 16:14
Parlare di “scattini” lo trovo riduttivo. Gli Sky andavano fortissimo quando tiravano il gruppo in salita. L’Astana ci ha provato con tutto quello che aveva. Valverde nel limite del possibile ha fatto di tutto per Quintana ma il colombiano non era al top. Bardet è stato bravo a fare il numero. Se hai le gambe per farlo basta un cavalcavia, a volte in tappe inimmaginabili è successo di tutto. Poi se guardiamo il tracciato secondo me al Giro d’Italia sono più bravi tanto che è il Tour che si è avvicinato al disegno del Giro e non viceversa. Forse non vi ricordate dei tempi in cui le prime 10 tappe erano tutte per i velocisti ecronometro dove Indurain o Armstrong davano 6 minuti a tutti.
ale sandro
26 Luglio 2016 at 19:23
Ognuno chiaramente ha il suo punto di vista, anche legato ai Tour e al ciclismo del passato ,sia recente che più lontano.
Io me li ricordo molto bene quei Tour e me ne ricordo tanti altri , in tutti i casi differenti da questo.
E ricordo anche che di selezione in montagna ce ne era eccome, anche nelle salite dove magari non veniva staccato l’Indurain di turno, ma non arrivavano certamente in una decina insieme o con distacchi minimi. Come ad esempio a Morzine l’altro giorno, dove gli 8 della top ten finale sono arrivati nel giro di sei secondi dopo praticamente zero tentativi di fare qualcosa per tutta la tappa.
Si sono mossi solo per le ultime centinaia di metri, e sulle Alpi tolto Bardet di attacchi veramente importanti di chi era ancora nel cuore della classifica non ce ne sono stati.
C’è stata pochissima inventiva e questo è senza dubbio uno dei Tour meno interessanti che mi sia capitato di vedere, non è solo questione di gambe del Quintana di turno, lui corre spesso e volentieri così , anche quando ne ha.
La Sky fa ovviamente il ritmo che vuole e come vuole, specialmente perchè nessuno azzarda qualcosa muovendosi se necessario anche in prima persona da lontano, non soltanto facendo l’andatura, e in ogni caso il ritmo sky era talmente regolare che parecchie fughe riuscivano comunque ad arrivare ,e con ancora diversi minuti di vantaggio sul gruppo maglia gialla.
Serve a poco alzare il ritmo per gli Astana se poi non c’è la capacità di attaccare, anche da lontano. Poi chiaro , ci hanno provato e han fatto comunque bene a farlo a mio parere.
Ma in ogni caso non si deve mica legare sempre tutto agli Sky. Esistono anche gli altri da scavalcare in classifica. E parlo per chiunque dei protagonisti.
Mai nella storia del Tour dal 2° al 10° un distacco di soli tre minuti, ma anche mai dal 1° al 10° in poco più di 7 minuti. Tra tutti i protagonisti a parte le cotte di Mollema (abbastanza frequenti nel suo caso) e Aru sul Joux Plane, non c’è praticamente mai stato un divario superiore al minuto nelle tappe dure.
E nella crono con salite, da Froome a Martin meno di un minuto e mezzo, con dentro tutta la dozzina di big per la classifica.
Mah , sarà un caso più unico che raro nella storia di questa corsa sicuramente, tutto questo equilibrio , ma non mi si venga a raccontare che non c’era terreno o possibilità di creare maggiore divario tra i protagonisti, tentando degli attacchi non solo negli ultimi due o tre chilometri della salita finale.
Dici bene ,a volte in tappe inimmaginabili succede di tutto , ma bisogna anche volerlo, o capire il momento propizio e comunque saper rischiare.
Se uno come Froome, che alla fine della fiera come metodo rimane sempre un ragioniere, perchè dice di non fare la prova in linea a Rio in quanto , parole testuali ,” è più di una scommessa/azzardo, con solo 5 atleti per squadra è dura tenere tatticamente la corsa, non è come avere 8 compagni che ti portano sull’ultima salita”, è invece stato quello che ha calcolato di meno facendo azioni in discesa e pianura, fa capire benissimo come è stato corso questo Tour dai suoi avversari.
Per me è stato tutto meno che spettacolare il Tour, da parte dei big di classifica generale.
E tra l’altro mi permetto di dire ,Tour con alcune pecche organizzative clamorose, preoccupanti soprattutto per la sicurezza dei corridori stessi.
Luca46
27 Luglio 2016 at 17:52
Rispetto le tue idee. Io però sono dell’opinione che con le gambe degli altri si fa presto ad attaccare o provare. Bisogna registrare il fatto che molti atleti erano simili come prestazioni. Non è che puoi dare 4 minuti ad uno che ha le tue stesse gambe. Poi può darsi che qualcuno potesse fare qualcosa di più ma è mancato di coraggio. In questo caso però avremmo visto dei tentativi almeno negli ultimi chilometri ma ogni tentativo è stato rintuzzato. Bardet quando ha avuto la giornata buona non si è fatto attendere. Gli altri ci hanno provato invano. Tentativi timidi? Si concordo, ma ripeto le gambe erano quelle.
Luca46
25 Luglio 2016 at 16:54
Non sono del tutto daccordo. Questo Tour de France è stato a mio modo di vedere combattutissimo. Diversi atleti alla pari che si sono contesi le posizioni. Sono mancati i colpi di scena anche perchè tutti erano alla pari. Come si suol dire la corsa la fanno i corridori e molti in questo tour erano sullo stesso piano.
Penso invece che mediamente il Giro sia disegnato meglio.
Purtroppo quest’anno il Tour è stato rovinato dalla estemporanea decisione “ad personam” di annullare il ritardo di Froome nella tappa dello scontro sulla moto.
Non so neppure se Froome sarà destinato a dominare a lungo. Ho visto giovani interessanti compreso il nostro Aru ed a volte Froome non mi è parso così brillante. Quintana è stata una delusione, spero sia stata causa di cattiva salute. In un anno cambiano molte cose, vedremo cosa succederà al prossimo.