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Basket, Olimpiadi Rio 2016: Team USA ancora d’oro e la differenza con il resto del mondo cresce

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Fin dall’inizio delle Olimpiadi di Rio 2016 la medaglia d’oro del torneo di basket maschile era una delle più certe e il pronostico è stato rispettato in maniera totale. Stati Uniti campioni per la terza volta consecutiva e probabilmente questa volta ancora più facilmente delle ultime due edizioni.

Gli indizi per un dominio statunitense c’erano tutti, ma qualche dubbio dopo le convocazioni e anche dopo una prima fase positiva, ma non scintillante, era venuto. Non c’erano tante stelle come LeBron James o Steph Curry, per citare probabilmente quelle più luminose, ma questo Team USA è apparso veramente forte, unito come gruppo e squadra come mai prima lo era stato.
Vero c’era Kevin Durant, che ha giocato un torneo semplicemente fantastico e non vanno dimenticati anche Kyrie Irving, anno da incorniciare per lui, e Carmelo Anthony, che è diventato il giocatore con più ori e medaglie nella storia della pallacanestro americana.

Coach K lascia (arriverà Greg Popovich ndr) e abbandona da vincente, portando gli Stati Uniti ancora una volta sul gradino più alto del mondo e con una squadra che fa capire che il divario tra il basket americano e quello europeo (si possono inserire anche Australia e qualche sudamericana) è ancora troppo elevato. La NBA è spesso criticata, considerata troppo spettacolo ed invece si considera l’Eurolega la massima espressione del basket, quello tecnico ma anche logico con grandissimi allenatori.
Questa Olimpiade ha dimostrato che non è assolutamente così, perchè gli Stati Uniti non al completo non hanno mai perso e quando c’era da vincere e da mettere quel qualcosa in più non hanno davvero mai faticato.

Il girone iniziale non è stato spumeggiante, ma c’è più demerito degli americani che merito delle altre nazionali, nonostante Serbia, Francia e Australia abbiano messo in difficoltà gli Stati Uniti. Dalla fase ad eliminazione diretta, però, è cambiato qualcosa soprattutto nella testa e nella voglia di Anthony e compagni: attacco più fluido, ma soprattutto grande spirito di sacrificio in difesa. Team USA ha vinto facendo tanti punti, ma subendone anche pochi, sfruttando l’enorme differenza fisica con gli avversari in qualsiasi reparto, dai piccoli ai lunghi.

Fra tre anni ci sarà il Mondiale in Cina e sempre in Asia nell’anno successivo si tornerà a respirare l’aria olimpica in Giappone in quel di Tokyo. La sensazione è quella che la differenza tra Stati Uniti e resto del mondo sia ancora troppo elevata e che quei gradini che li separano siano ancora troppi e che le altre nazionali non riescano mai a scalarli velocemente in modo da poter raggiungere e superare Team USA.

 

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Credit Photo: Fiba Basketball Twitter (Fiba.com)

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