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Basket, Olimpiadi Rio 2016: un Team USA meno Dream, ma più squadra
L’Olimpiade di Barcellona 1992 rappresenta un evento unico nel mondo della pallacanestro mondiale, perchè in quei Giochi Olimpici scese in campo il vero ed inimitabile Dream Team. Proprio dall’edizione spagnola gli Stati Uniti decisero di aprire le porte delle Olimpiadi anche alle stelle della NBA e in terra catalana sbarcarono alcuni dei giocatori che hanno cambiato la storia dello sport con la palla a spicchi.
Michael Jordan, Magic Johnson, Larry Bird, Scottie Pippen e Karl Malone, ma si potevano recitare anche tutti e dodici i componenti di una squadra leggendaria e probabilmente irripetibile.
Ad ogni Olimpiade ogni formazione americana è stata paragonata a quella del 1992, ma in nessun caso il termine Dream Team è stato utilizzato correttamente. La squadra di Atlanta ’96 era molto forte e vinse agevolmente l’oro, ma già da Sydney si incominciò a scendere di livello, arrivando alla clamorosa debacle di Atene 2004, che si concluse con la medaglia di bronzo, ma anche con le sconfitte con Puerto Rico, Lituania ed Argentina
Proprio da quell’esperienza olimpica ci fu la miccia che riaccese la voglia degli Stati Uniti di tornare a dimostrare chi sono i veri dominatori della pallacanestro. A Pechino c’erano giocatori del calibro di Kobe Bryant, LeBron James, Carmelo Anthony, Dwight Howard, Dwyane Wade e a Londra subentrarono Kevin Durant, Russell Westbrook, James Harden.
Squadre fantasmagoriche e che si possono mettere insieme solo giocando alla PlayStation, ma che probabilmente non hanno mai avuto con l’aurea di grandezza assoluta che ha contraddistinto il Dream Team del 1992. In Brasile le possibilità di raggiungere quel livello c’erano, ma in tanti hanno preferito riposare dalle fatiche del campionato e saltare l’appuntamento olimpico. Sono rimasti a casa i vari LeBron, Steph Curry, Chris Paul, Russell Westbrook, James Harden che, uniti ad alcuni dei dodici attualmente convocati, avrebbero davvero creato una squadra simile a quella che conteneva MJ e compagni.
A Rio comunque la medaglia d’oro sembra quasi certa, anche perchè per la prima vera volta questi Stati Uniti non sono uno straordinario insieme di stelle, ma una vera e propria squadra. I fenomeni ci sono, ma anche lo stesso Durant non ha quel carisma e quello “splendore” che avevano Jordan, James o Bryant. Un giocatore chiave sarà Draymond Green, che non sarà bello da vedere, ma è un vero leader dentro e fuori dal campo, poi ci sarà l’estrema concretezza di un Klay Thompson, il genio e la follia di Kyrie Irving, la classe e l’esperienza di Carmelo Anthony, ma anche la fisicità impressionante dei vari Cousins o DeAndre Jordan. Un mix esplosivo e che rende questa formazione “brasiliana” una squadra con la S maiuscola e questo deve spaventare ancora di più gli avversari, destinati a lottare con ogni probabilità per il secondo gradino del podio.
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foto pagina FB di USA Basketball