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Beach volley, Olimpiadi Rio 2016. Gli azzurri ai raggi X

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Tre coppie, tante speranze. Mai come alla vigilia di Rio l’Italia è in corsa per un risultato di prestigio nel torneo di beach volley a cinque cerchi (l’obiettivo minimo è eguagliare Londra quando due coppie italiane raggiunsero i quarti di finale). Gli azzurri scendono in campo con alle spalle un titolo europeo e ben quattro successi nei tornei World Tour nella stagione in corso. Ottimi biglietti da visita in vista del torneo olimpico.

PAOLO NICOLAI: classe 1988, ha debuttato in coppia con Francesco Giontella nel World Tour nel 2008 e poi ha trovato il compagno ideale in Daniele Lupo con cui ha vinto due titoli europei, tre tornei del World Tour (fra cui il primo in assoluto e il primo e unico Grand Slam conquistato da una coppia italiana). Fa valere le sue immense qualità fisiche e di esplosività ede ha nel muro il suo punto di forza. Ottimo anche in palleggio, non una qualità usuale per gli atleti della sua stazza. E’ un giocatore completo, probabilmente il più forte che abbia mai espresso l’Italia in questa disciplina.

Troppo spesso negli ultimi due anni ha dovuto fare i conti con problemi fisici che lo tormentano usualmete: ginocchio e spalla gli concedono tregue non lunghissime e anche un mese fa si è trovato a dover saltare un torneo Major Series a causa di un risentimento alla spalla. E’ temuto dagli avversari per la capacità di chiudere molti varchi con il suo muro invadente.

DANIELE LUPO: nessuno come lui può definirsi “specialista del beach volley”. a differenza di buonissima parte dei suoi rivali, “Lupetto” (come è soprannominato per distinguerlo dal fratello Andrea, più grande di lui) non ha mai disputato un campionato indoor di pallavolo, iniziando direttamente sulla sabbia. Ha esordito nel World Tour il 18 maggio 2010 a Roma, in Italia, in coppia con Francesco Vanni piazzandosi in 33ª posizione. In coppia con Paolo Nicolai ha ottenuto grandissimi risultati, vincendo due Europei e ottenendo il primo successo della storia del beach italiano nel circuito mondiale (6 podi negli Open e 6 podi nei Grand Slam in carriera).

Nella coppia con Nicolai è il giocatore di difesa e di attacco. Bravo in ricezione, quest’anno ha cambiato radicalmente il modo di giocare ed attaccare ricorrendo spesso, su servizio del compagno, ad attacchi dal centro che si addicono alle sue caratteristiche più che dalle zone laterali. Una soluzione che ha spesso destabilizzato gli avversari permettendo alla coppia azzurra di tornare sui livelli straordinari di due anni fa.

ALEX RANGHIERI: Classe 1987, il pordenonese arriva al beach volley gradualmente. E’ attirato fin da giovane dalla sabbia ma riesce a costruirsi una bella carriera nell’indoor, uscendo dalle giovanili di Treviso, passando per una lunga militanza a Ravenna (dalla B2 alla A2), per poi passare a Perugia dove matura l’idea di dedicarsi al beach volley. In azzurro gioca soprattutto con Andrea Tomatis (con il quale sfiora il podio nel 2013 a Berlino), fin quando dicembre del 2014 arriva la svolta. Vola a Miami per convincere Carambula a vestire l’azzurro e a intraprendere un nuovo cammino con lui. E’ la mossa vincente ma prima di tutto la crescita è sua perché al primo torneo della stagione 2015/2016 sale sul gradino più alto del podio a Lucerna assieme al giovane romagnolo Marco Caminati. Dal torneo successivo Carambula (risolti i problemi burocratici) diventa il suo compagno inseparabile, in campo e fuori per gag esilaranti. Vincono tanto, vanno sul podio nelle Major Series a Porec, vincono ad Antalya e a Doha, sono secondi all’Europeo di Klagenfurt. Si qualificano per Rio grazie anche allo strapotere fisico di “The Net Patroller”, il controllore della rete, come ama definirsi. Straripante a muro, letale in battuta e in attacco, ha smussato anche gli angoli di un carattere che non sempre lo portava a dare il meglio nei momenti decisivi. L’impressione è che sia ancora nella fase ascendente del percorso.

ADRIAN CARAMBULA: l’uomo nuovo del beach azzurro viene dall’Uruguay e fino a qualche anno fa era appassionato di calcio, come gran parte dei suoi connazionali. Poi la folgorazione: il beach volley per stare al passo con i suoi nuovi amici di Miami dove si è trasferito con la famiglia. Migliora a vista d’occhio, a tal punto che Slick, uno dei protagonisti dell’AVP, il circuito statunitense professionistico lo vuole con sé in coppia. I due centrano due podi nella stagione 2013/2014 ma la visita di Ranghieri mette nei pensieri Carambula che prima dice no ad un trasferimento in Italia, poi accetta. Non se ne pentirà. Al secondo torneo assieme i due salgono sul podio nelle Major Series di Porec e Carambula stupisce il mondo con la sua sky ball: la battuta a candela che cade sempre nel campo avversario con parabole improbabili ed altissime. Arrivano altri allori, il titolo di Rookie dell’anno 2015 del World Tour, le vittorie di Antalya e Doha, la qualificazione olimpica. il sogno che si avvera. La sky ball a Copacabana non basterà, però: serviranno soluzioni di attacco più efficaci di quelle utilizzate nell’ultima fase di stagione e servirà quella freschezza e capacità di posizionamento in difesa che ha fatto di Carambula uno dei giocatori più spettacolari e divertenti del circuito.

MARTA MENEGATTI: da giovane della coppia ad esperta il passo è lungo quattro anni e non è stato affatto indolore. Ventisei anni, molti dei quali passati sulla sabbia, una passione nata da giovanissima e cresciuta inevitabilmente nel suo periodo ravennate della carriera quando era protagonista con le giovanili e poi con la prima squadra della Teodora che di leggendario a quei tempi aveva solo il nome. La scelta del beach, la prima parte di carriera passata a stupire il mondo prima con medaglie giovanili, poi con i podi nel World Tour con la compagna che sembrava inseparabile, Greta Cicolari. Il quinto posto di Londra e poi, un anno dopo, il distacco per certi versi ancora incomprensibile, da Cicolari e l’avvio di una nuova avventura con la più giovane e inesperta Viktoria Orsi Toth. Arrivano risultati a singhiozzo ma arrivano. Menegatti è l’elemento di esperienza nella coppia, capace di fare la differenza con la difesa, la battuta e le rigiocate spesso vincenti. Giocatrice completa, ogni tanto sembra perdere smalto e non avere fino in fondo quella capacità di leadership che sta costruendo giorno dopo giorno. E’ comunque entrata nella storia per aver, assieme a Viktoria, conquistato il primo successo (e finora unico) per l’Italia nel World Tour, anche se il risultato di maggior spessore è il titolo europeo conquistato assieme a Greta Cicolari nel 2011 a Kristiansand.

 

LAURA GIOMBINI: E’ l’ultima arrivata, giocoforza, per sostituire Viktoria Orsi Toth prima e Rebecca Perry poi. Aveva provato l’assalto alle Olimpiadi a luglio in Continental Cup, in coppia con la compagna di questa stagione, avara di risultati, Becky Perry, fallendo l’obiettivo, come da pronostico. Giombini arriva alle Olimpiadi al termine paradossalmente della sua stagione peggiore in termini di risultati. Con Becky Perry è stato difficile trovare la giusta amalgama in avvio di stagione e  i risultati sono lì a dimostrarlo ma Giombini, a differenza dell’italo-americano, può vantare più esperienza a livello internazionale. Ha anche un precedente in coppia con Menegatti, l’argento europeo juniores di Kos nel 2010 ma lo svantaggio è che andrà trovato un equilibrio fra due giocatrici tecnicamente simili e Giombini dovrà ricoprire un ruolo (che è quallo della giocatrice di muro) insolito per lei.

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