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Beach Volley
Beach Volley Olimpiadi Rio 2016. Il “pescatore” di talenti: Matteo Varnier
Non deve essere un caso se tutto il mondo del beach volley, dopo la finale olimpica raggiunta da Lupo e Nicolai, ha fatto a gara a citare e ringraziare Matteo Varnier, da quest’anno allenatore della coppia più vincente del beach volley italiano. Varnier non è uno di tante parole: ligure di Arma di Taggia, da sempre specialista del beach, senza neppure passare dalla pallavolo indoor (un po’ come il suo allievo “Lupetto”), appassionatissimo di pesca e, fino a due settimane fa, con un rapporto complicato con i Cinque Cerchi olimpici.
In vista di Pechino 2008 Varnier, in coppia con Lione, ottiene risultati di ottimo livello (allora un quinto posto nel World Tour era salutato quasi come un miracolo dagli appassionati e la coppia azzurra ne ottiene diversi di quinti posti) e il binomio azzurro si qualifica direttamente per le Olimpiadi ma la sfortuna si materializza sotto forma di un infortunio serio alla spalla che spegne il sogno olimpico di Varnier costretto a restare a casa, sostituito nella spedizione cinese da Eugenio Amore.
L’anno dopo rientra ma il compagno non è più Riccardo Lione, si chiama… Paolo Nicolai. Quinto posto al Foro Italico di Roma, quinto a Berlino fra un problema fisico e un altro. Nel frattempo c’è quel ragazzino romano che si chiama Daniele Lupo che cresce benissimo e si sposa alla perfezione con le caratteristiche tecniche e fisiche di Nicolai. Varner, senza fare troppo rumore, capisce nel 2010 che è il momernto di farsi da parte e automaticamente entra a far parte dello staff tecnico guidato allora da Dionisio Lequaglie.
Attraversa la fase del ct italiano, che crea le basi per il binomio che nella notte andrà a giocarsi l’oro olimpico, la fase non straordinaria dello statunitense Mike Dodd che non porta risultati tangibili all’Italia ma trasmette lo spirito del modo di lavorare statunitense allo staff azzurro e infine la fase brasiliana di Paulao e Lissandro, che coincide con l’esplosione del movimento. Arrivano le vittorie, l’Italia del beach è sulla rampa di lancio e Matte Varnier continua il suo lavoro, oscuro ai più ma fondamentale.
Nella stagione passata però non tutto va liscio. Nicolai/Lupo devono fare i conti con problemi fisici di non poco conto e contemporaneamente arriva il ciclone Ranghieri/Carambula a rivoluzionare la geografia del beach azzurro al maschile, a togliere i fari dai campioni d’Europa e dai numeri uno fin lì incontrastati del beach azzurro. Paulao deve gestire la situazione e non è semplice, le turbolenze non mancano e allora, a fine stagione, con una qualificazione olimpica tutta da conquistare, Paolo Nicolai fa sapere che vuole un tecnico tutto per sé e per il compagno Lupo e quel tecnico è il suo ex compagno Matteo Varnier: viene acccontentato. Mentre Ranghieri e Carambula restano a Roma, Nicolai e Lupo, con Varnier, coadiuvato da Ettore Marcovecchio e Caterina de Marinis, si sposta al centro federale di Ostia e le acque si calmano. Ognuno lavora per suo conto e c’è comunque interscambio di informazioni e intreccio di sedute tecniche. Il lavoro di Varnier è molteplice: c’è da ricostruire la fiducia in se stessi di due giocatori che hanno scritto la storia del beach volley azzurro. L’apporto psicologico del tecnico ligure è fondamentale ma non da meno è quello tecnico. Si lavora sulla ricezione, sulle soluzioni di attacco di Lupo, quello più sollecitato, giocoforza dagli avversari, sul muro, sulla efficacia della battuta. Lupo e Nicolai tornano velocemente ai livelli che competono loro, vanno sul podio più volte, tornano a vincere un World Tour a Sochi, tornano sul tetto d’Europa. Se possibile tornano più solidi rispetto al 2014 che li lanciò nello star system della sabbia mondiale e tutti, Nicolai e Lupo per primi, riconoscono a Varnier la qualità del lavoro svolto che ha portato al risultato più straordinario possibile, la finale olimpica.
Matteo Varnier non si scompone neppure oggi, alla vigilia della sua giornata più importante, non sarebbe da lui. Lui che appena ha una mezza giornata libera lascia la spiaggia che lo ha visto tante volte protagonista, che ha raccolto il sudore della sua fatica da giocatore e si avventura in mare per dedicarsi a ciò che ama di più, la pesca. Pazienza, tenacia, determinazione, risolutezza, freddezza: sono queste le doti del pescatore perfetto e lui, che se la cava benissimo con la canna da pesca, è riuscito a trasmetterle tutte ai suoi allievi Paolo e Daniele fino a condurli al palcoscenico più importante. Per festeggiare, quando tutto sarà finito, lascerà la compagnia e magari si concederà un tour per le coste di Rio, si sa mai che ci sia qualche angolino interessante dove piazzare la canna…