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Ciclismo, Olimpiadi Rio 2016: l’Italia illumina, corsa perfetta ma senza lieto fine

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Il colpo è stato forte. La caduta di Vincenzo Nibali a 12 chilometri dal traguardo della prova in linea delle Olimpiadi di Rio 2016 ha fatto malissimo a tutto il movimento ciclistico italiano. Lo Squalo, al comando della gara, stava finalizzando in maniera egregia un lavoro di squadra esemplare ed orchestrato perfettamente negli ultimi 80 chilometri di gara.

La caduta – Partiamo dal fondo, e da quella serie di curve su cui si è infranto il sogno azzurro. Nibali, che era al comando e stava disegnando le traiettorie in discesa come tende sempre a fare, è caduto portando con sé anche il colombiano Sergio Henao. In attesa delle dichiarazioni di Vincenzo, è impossibile capire quale sia stata la dinamica dell’incidente con la motoripresa che stava faticando a seguire il ritmo dell’azzurro in discesa e le immagini hanno semplicemente proposto i due corridori in maglia bianca a terra. Anche dai replay, impossibile intuire cosa sia successo. Difficile anche giudicare, quindi: Nibali potrebbe sì aver esagerato in un momento in cui era importante anche la gestione di un risultato che sembrava acquisito, ma allo stesso modo non può essere escluso a priori un contatto con Henao, magari in fase di sorpasso.

La squadra (quasi) perfetta – Non si possono muovere appunti al piano di gara studiato e realizzato dagli azzurri. Alessandro De Marchi è stato sacrificato nella prima metà di gara per controllare la fuga in atto in quel momento. Lavoro sporco, vero, ma necessario per lo svolgimento della corsa. Damiano Caruso, uscito alla grande dal Tour, ha acceso la miccia al primo passaggio sulla salita di Vista Chinesa portando via il gruppetto da cui poi è uscito Greg Van Avermaet per andare a vincere l’oro. Fabio Aru e Vincenzo Nibali hanno poi fatto la differenza sulla penultima discesa, rientrando sulla testa della corsa e staccando corridori come Valverde, Froome e Rodriguez, rimasti nel gruppo alle loro spalle. Una volta rientrati sui primi, i due capitani hanno trovato il supporto dello stesso Caruso, che li ha scortati fino all’ultima salita per poi affidarsi alle loro gambe e alla loro classe. Qui segnaliamo la prima imperfezione: forse troppo breve e poco incisivo il turno del forcing di Aru che non è riuscito a fare la selezione che avrebbe reso ancora più affilati gli attacchi di Nibali. Il sardo in salita non è parso brillantissimo ma con la sua ormai proverbiale grinta è rimasto attaccato conquistando un onorevole sesto posto. L’altra nota negativa riguarda Diego Rosa, che si è visto solo pochi istanti al comando prima di lasciare il gruppo buono. Il piemontese è mancato a due giri dalla fine, quando un suo forcing avrebbe apparecchiato la tavola per l’allungo poi pervenuto in ogni caso di Nibali e Aru.

Quando tutti ci abbiamo creduto – Arrivato sul primo gruppo e dopo aver sfruttato il lavoro di Caruso e Aru, Nibali ha provato in tutti i modi a vincere. Un primo attacco, velleitario. Poi il secondo, cui ha risposto solo Henao ed in un secondo tempo Majka, poi il terzo, che sembrava poter essere decisivo. I due avversari, però, sono riusciti ancora una volta a colmare il gap dagli affondi di Nibali che non è riuscito a dare continuità all’azione dopo le accelerazioni inziali. Il terzetto, allo scollinamento, aveva una ventina di secondi di margine sui più immediati inseguitori, con Aru a rompere i cambi. Una situazione favorevole, quantomeno per un posto sul podio che la squadra e Nibali avrebbero meritato per l’intensità con cui sono riusciti a correre nelle fasi decisive di gara, creando la situazione ideale per permettersi di andare a medaglia considerando le caratteristiche degli interpreti italiani.

Davide Cassani, questa è una promozione – Dopo due edizioni dei Mondiali che non hanno convinto appieno, voti altissimi anche per il commissario tecnico della nazionale. Cassani ha maturato l’esperienza necessaria per costruire, strutturare e dirigere la squadra, portando i propri corridori a costruire una corsa, come detto, pressoché perfetta. Non è arrivato il risultato che la squadra avrebbe meritato, ma queste Olimpiadi possono cambiare il corso di Cassani come Ct. Oggi l’ex commentatore tecnico Rai ha dimostrato una lucidità che non era emersa nelle precedenti rassegne iridate nonostante una corsa difficilissima da leggere alla vigilia.

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gianluca.santo@oasport.it

Twitter: Santo_Gianluca

Foto: Cometto Boschetti

2 Commenti

1 Commento

  1. Gabriele Dente

    7 Agosto 2016 at 00:43

    Bella analisi ma su Nibali sono d’accordo con ale sandro.
    Comunque è difficile trovare una gara per cui sia più difficile fare un pronostico, stando alle caratteristiche e al gran numero di potenziali vincitori. E invece da più parti (non certo su OA!) si dava per scontato il successo di Nibali o, in alternativa. di Valverde.

  2. ale sandro

    6 Agosto 2016 at 23:31

    Per me Nibali ha fatto tutto quello che poteva e doveva fare per non lasciare nulla di intentato. E lo stesso ha fatto l’Italia con una corsa tatticamente inappuntabile. Nel ciclismo su strada poi, le gare sono piene di episodi che possono in un attimo decidere tutto, soprattutto in negativo. In quella situazione poi, non ho dato per scontato nulla dopo lo scollinamento, perchè il vantaggio era tutt’altro che di sicurezza e ritengo giusto abbia cercato di fare la differenza in discesa, cosa che era stata fatta tra l’altro nell’occasione in cui , con Aru avevano dato l’impronta decisiva alla corsa stessa. Complimenti a Van Avermaet che ci ha sempre creduto ed è un campione oltre ad essere corridore generoso e per lo spettacolo. Vista la non vittoria di un azzurro, mi fa piacere abbia vinto lui. Mi auguro che per Cassani non si scatenino processi legati alla mancanza del raggiungimento della medaglia,il lavoro che sta facendo non solo con i professionisti delle gare in linea è un lavoro valido. E spero che Nibali si possa rimettere in sesto in fretta, in modo da fare un bel finale di stagione, perchè dalle notizie che ho letto temo ci sia la frattura alla clavicola.

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