Ciclismo
Ciclismo su pista: tanti nomi interessanti in vista di Tokyo 2020
Il quadriennio che ci porterà alle Olimpiadi di Tokyo 2020 potrebbe rappresentare la rinascita definitiva del movimento del ciclismo su pista italiano. Dopo l’oro di Elia Viviani nell’omnium a Rio 2016, tra quattro anni gli azzurri potrebbero presentarsi con ben altre possibilità di medaglia.
In primis con il quartetto dell’inseguimento a squadre, che ormai si è già imposto come uno dei migliori treni a livello mondiale, in grado di scendere con costanza e regolarità sotto i 4′, avvicinando anche i 3’55”. Alle ultime Olimpiadi, privo di Viviani, si è classificato sesto ma Filippo Ganna, Simone Consonni, Francesco Lamon, Liam Bertazzo e Michele Scartezzini sono ancora giovani e con l’innesto del veronese più che plausibile in vista di Tokyo potrebbe davvero puntare ad una medaglia. Tra questi, Consonni potrebbe anche pensare ad una carriera da atleta dell’omnium, specialità già praticata e che gli si può adattare bene per caratteristiche come è stato per Viviani.
Anche in campo femminile il quartetto è abbastanza giovane, quantomeno nei nomi di Beatrice Bartelloni e Francesca Pattaro che arriveranno sicuramente fino al 2020. Alle loro spalle, però, spinge un gruppo di Juniores che promettono di poter fare grandi cose. Elisa Balsamo, Martina Stefani, Letizia Paternoster e Chiara Consonni hanno stabilito uno splendido 4’29″234, tempo pari a quanto fatto dalle più navigate Under 23 e solo 4” più alto di quello delle Elite alle Olimpiadi di Rio 2016.
Sempre agli Europei, che si sono svolti sulla pista di Montichiari, e ai Mondiali Letizia Paternoster ha recitato un ruolo di primaria importanza con diverse medaglie e titoli conquistati tra scratch, corsa a punti e inseguimento a squadre. Un’atleta di questo tipo, in ottica futura, potrebbe dedicarsi con ottimi risultati in una prova come l’Omnium data l’ottima resistenza nelle prove di endurance.
Questi risultati sono stati raggiunti dopo la costruzione del velodromo di Montichiari, in provincia di Brescia, unico polo di questo genere in Italia. Ancora una volta, ci troviamo a sottolineare quanto le strutture, se distribuite sul territorio nazionale, potrebbero dare linfa a tutto il movimento ciclistico, aiutando i giovani ad allenarsi in condizioni di sicurezza e con tutte le condizioni meteo. Servono investimenti, ma sembra assurdo l’Italia intera debba accontentarsi di una sola pista coperta.
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gianluca.santo@oasport.it
Foto: Fabio Pizzuto