Scherma
Scherma: la sciabola femminile non decolla. Tanto cuore, ma le medaglie sono lontane
Due podi individuali, a inizio e fine stagione. E basta. L’Italia di sciabola femminile rimane senza dubbio l’anello debole della scherma azzurra e, nonostante gli applausi ricevuti per il carattere mostrato a Rio 2016, non può accontentarsi in vista del futuro. Perché le nazioni più forti scappano mentre l’età media di Ilaria Bianco e compagne sale.
Rossella Gregorio (25, il faro del movimento) è stata terza in Coppa del Mondo a ottobre a Caracas. Irene Vecchi (27) ha bissato il risultato della campana a fine maggio a Mosca. Poco per volare alle Olimpiadi non solo con ambizioni, ma anche con la possibilità di poter contare su un tabellone agevole. E infatti le due hanno subito affrontato rivali di caratura mondiale, come l’ucraina Alina Komaschuk e la francese Charlotte Lembach. Senza contare che al turno successivo – ottavi di finale – avrebbero tirato contro Sofya Velikaya e Olga Kharlan. Una sentenza scritta ancor prima di cominciare.
La migliore della spedizione si è rivelata la siciliana Loreta Gulotta, classe 1987, che a sorpresa ha eliminato la campionessa uscente Kim Jiyeon uscendo purtroppo ai quarti con un netto 4-15 subito da Kharlan. Le azzurre si sono poi riscattate nella prova a squadre, superando in maniera autoritaria la Francia e lottando con l’Ucraina in semifinale, ma il gap con le tre potenze di quest’arma si è reso palesato tutto nei match sulle 45 stoccate. E non è un caso che il legno ottenuto in Brasile (comunque meglio o comunque in linea di previsioni e obiettivi della vigilia) sia molto simile alla sfilza di quarti/quinti posti dell’intero anno di Coppa del Mondo.
Perché rispetto a Russia, Ucraina e Stati Uniti l’Italia può ancora poco, pochissimo, quasi nulla. Con la Francia se la gioca ma sembra inferiore (da qui l’estati per il successo a Rio). Con tutte le altre può vincere senza problemi. Questa dimensione è un limbo da cui provare a migliorare al più presto. Ma senza fuoriclasse è dura.
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francesco.caligaris@oasport.it
Foto da: Augusto Bizzi/Federscherma