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Volley femminile, Olimpiadi 2016 – Italia, le ragioni della disfatta: senza progetto, gioco, confusione e scelte sbagliate

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La Nazionale Italiana di volley femminile è stata mestamente eliminata dalle Olimpiadi di Rio 2016. Al Maracanazinho le azzurre sono incappate in tre sonore sconfitte, tutte per 3-0, venendo abbattute nell’ordine da Serbia, Cina e Olanada.

Le ragazze di Bonitta non sono mai state in partita e sono state incapaci di reagire, sia tecnicamente ma soprattutto mentalmente e caratterialmente. Un sestetto probabilmente svuotato e che è parso fuori dal contesto, non riuscendo mai a dare la scossa che ci si aspettava. Nessuno pensava di fare molta strada nel torneo, considerando il nostro livello e il modo con cui ci siamo qualificati, ma la figuraccia maturata è stata davvero pesante.

Torniamo indietro di 16 anni: era infatti da Sydney 2000 che non uscivamo subito nella fase a gironi. Per il momento non siamo stati capaci di vincere nemmeno un set e la musica difficilmente dovrebbe cambiare contro gli USA Campioni del Mondo. L’ultima partita contro Porto Rico è da vincere a tutti i costi, almeno per salvare parzialmente la faccia.

Quali sono la ragioni di questa di questa disfatta? Vediamo da vicino le ragioni principali di una batosta che farà malissimo a tutto il movimento

 

  • Olimpiadi preparate in quattro mesi. L’analisi effettuata da Antonella Del Core. Come darle torto. Fino a gennaio questo gruppo neanche c’era! Non si possono improvvisare dei Giochi in così poco tempo. L’amalgama ha faticato a crearsi, l’intesa tra le varie giocatrici ha stentato a decollare e quando di fronte ci siamo trovati squadra più forti c’è davvero stato poco da fare.
  • Direzione tecnica non chiara. Ai Mondiali 2014 giocammo con un gruppo di veterane e concludemmo al quarto posto, poi è tutto stato nuovamente rivoluzionato. Abbiamo iniziato il quadriennio con Mencarelli, poi siamo ripartiti con Bonitta che ha rispolverato il progetto giovani.
  • Continui cambi di formazione. Poca chiarezza sulla posizione in campo di Paola Egonu, spesso anche avvicendamenti tra le schiacciatrici. Si poteva e doveva trovare un sestetto base fisso
  • Caso Diouf. Probabilmente con Valentina non sarebbe cambiata la situazione ma resta da capire perché sia stata lasciata a casa una buona giocatrice per portare Alessia Gennari (ottima, sia chiaro) che ha visto i Giochi solo dalla panchina! Certo l’impiego dell’opposto avrebbe costretto a utilizzare Paola Egonu (unica a salvarsi) nel ruolo di schiacciatrice ma…
  • Caso Leo Lo Bianco. Che senso ha avuto chiamare all’ultimo minuto la nostra veterana e portarla a Rio per utilizzarla pochissimo, giusto per scampoli di set anche se Alessia Orro era vistosamente in difficoltà? Probabilmente anche la nostra regista di punta non era al top, probabilmente non sarebbe cambiato molto ma…
  • Esclusioni eccellenti e convocazioni rivedibili. Già detto di Diouf come dimenticare le sorelle Bosetti (anche se Lucia e Caterina hanno deluso nelle ultime annate in azzurro) oltre ad altre giocatrici ottime in Serie A ma mai prese in considerazione.
  • Poca programmazione. Senza delle schedulazioni precise non si va da nessuna parte. Queste partono dai piani alti e arrivano alla base del movimento: a inizio quadriennio si sceglie una strada e si percorre quella. In questo caso si è cambiato via maestra almeno tre volte.
  • Marco Bonitta. Questa volta le colpe le ha anche lui. Il CT Campione del Mondo 2002 ha perso dello smalto, si è imputato, non ha mai accettato il dialogo, ha sbagliato scelte e convocazioni, non è riuscito a dare un’impennata al morale delle ragazze, è mancato anche sotto il lato tecnico. Per l’unico coach capace di portare l’Italia sul Tetto del Pianeta femminile ci aspettavamo un addio differente. Ha lasciato il Club Italia, questo sì vanto di merito purtroppo non abbastanza esaltato.
  • L’atteggiamento delle ragazze. Tecnicamente siamo inferiori alle nostre avversarie, lo sappiamo e proviamo ad accettarlo. Non è però piaciuto il carattere mostrato in campo: troppo arrendevole e dimesso. Non ci riusciva davvero nulla e probabilmente non ci provavamo e credevamo abbastanza.

 

stefano.villa@oasport.it

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