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Ciclismo: Moreno Moser, la via ritrovata fa rotta verso Astana

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Va verso i 26 anni (li compirà a Natale) e sta per chiudere la quinta stagione da professionista, che coinciderà con fine del primo capitolo della sua carriera: Moreno Moser è arrivato ad un punto di svolta fondamentale della sua vita da atleta rilanciandosi con un nuovo ruolo nel mondo del ciclismo.

Dopo aver strabiliato tutti nei primi mesi da prof in maglia Liquigas, si sono create aspettative altissime riguardanti il nipote del grande Francesco, forse anche a causa del cognome pesante. I numeri, d’altra parte, sembravano portarlo verso vittorie e risultati di assoluta qualità: quattro vittorie (più una classifica generale) nel 2012 e il successo alle Strade Bianche nel 2013 (a poco più di 22 anni) sembravano solamente l’antipasto di annate luminose.

Le luci, però, si sono presto trasformate in ombre. I lampi di talento si sono fatti radi, Moser ha addirittura pensato di chiudere con la bicicletta, incapace di tornare ad essere competitivo come nelle prime uscite tra i grandi. Probabilmente è stato un mix di fattori, dalle già citate aspettative nei suoi confronti a fattori personali che ne hanno bloccato l’ascesa, togliendogli la fiducia necessaria per correre con la sfrontatezza che serve in un mondo come quello del ciclismo professionistico. 

Nonostante questo, Moreno ha sempre lanciato segnali interessanti, anche se radi. Fughe di qualità ma mai vincenti e caratteristiche tecniche difficili da identificare. Una sparata irresistibile, tanto fondo e buone doti da scalatore: un profilo adatto alle Classiche, ambiente in cui però non è mai riuscito a distinguersi in maniera brillante. Con il passare del tempo, però, si è scoperto cronoman, capace di fermare le lancette dell’orologio in una corsa contro se stessi prima che contro gli altri.

In questa specialità, probabilmente, Moser ha ritrovato la propria dimensione prima in campo nazionale e successivamente in quello internazionale, arrivando a chiudere in decima piazza il Mondiale del 2015 a Ponferrada, negli Usa. Una mossa perfetta del Ct Davide Cassani che è riuscito a conquistare un risultato di prestigio (abbinato all’argento di Adriano Malori) e a rilanciare un corridore unico nel suo genere e in grado di rivestire diversi ruoli.

Il 2016 è stato fino a questo momento avaro di soddisfazioni, in termini di risultati, ma ricco di spunti interessanti e di prestazioni solide, spesso mancate. Ormai esperto e conoscitore del gruppo, Moser ha trasformato l’incedere di prestazioni anonime nei teatri della sua rinascita, che sembra ormai definitiva. Nell’ultimo Europeo, per esempio, è stato argento a cronometro e assoluto protagonista della prova in linea, ripreso solo in vista del triangolo rosso dell’ultimo chilometro.

Il 2017 rappresenterà il suo primo vero anno di transizione, dalla Cannondale all’Astana, che ha voluto credere in lui. Classificarlo resta difficile, se non impossibile, e questa può diventare la sua forza: potenzialmente ottimo gregario, può togliersi sfizi e soddisfazioni vincendo anche per se stesso. Pur con dei limiti precisi (è difficile immaginarlo vincitore di un Tour de France per come si è evoluto) sembra essere riuscito a trovare il suo posto nel mondo, l’equilibrio e la serenità che gli consentono di emergere senza nascondersi. Il terreno ideale, dopo aver seminato, per cominciare a raccogliere i frutti.

Twitter: @Santo_Gianluca

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gianluca.santo@oasport.it

Foto: Valerio Origo

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