Formula 1
F1: Ferrari, un 2016 da dimenticare. Cosa non ha funzionato ed anche il futuro presenta più ombre che luci…
Alla vigilia del recentissimo GP di Monza di F1, il boss della Ferrari, Sergio Marchionne aveva rilasciato a La Gazzetta dello Sport le seguenti dichiarazioni. In sintesi.
“La Ferrari ha mancato l’obiettivo della stagione e la sostituzione di James Allison con Mattia Binotto alla guida dell’ufficio tecnico era un atto dovuto. Abbiamo aspettato forse un po’ troppo per farlo ma ci eravamo basati sull’ottimismo della stagione 2015, che poi non è stata così male considerando il punto di partenza. Tre vittorie nel 2015, siamo arrivati forse un po’ troppo ottimisti al Mondiale 2016, pensando che la macchina ci fosse. In Australia sembrava una macchina che avrebbe dato grandissimi risultati, gli altri hanno migliorato molto nella stagione e noi siamo rimasti fermi. Era veramente ora di dare uno scossone alla scuderia, con Mattia siamo nelle mani giuste. Ha creato una grande squadra di giovani, facciamoli lavorare. Perché Binotto? Perché è un grande ingegnere, ha fatto un grandissimo lavoro sulla Power Unit nel 2015 e nel 2016, insieme ai suoi. E poi è una persona che gestisce i processi in maniera molto precisa, e questo è un lavoro molto delicato; abbiamo moltissimi ingegneri che stanno lavorando sulla vettura, bisogna organizzarli, condividere degli obiettivi molto chiari come non succedeva in passato. Il nuovo motore del 2017 perlomeno in parte è già sul banco. Stiamo lavorando su dei miglioramenti, non ho il minimo dubbio che la macchina ci sarà…”. Parole assolutamente eloquenti, quasi sufficienti a coprire l’intero fabbisogno dell’articolo che avete appena iniziato a leggere. Eppure, c’è tanto altro ancora da “illustrare”…
Circa l’imminente GP di casa, il Presidente del Cavallino era naturalmente fiducioso: “Monza? Vediamo, non dico niente. Sarà dura, non è facile. È la gara che può salvare emotivamente la stagione? Lo può fare, ma i tedeschi non sono facili da superare, si è visto anche nelle ultime libere, poi hanno portato dei miglioramenti significativi al motore. Vediamo in qualifica come va, ci proviamo”. I risultati del weekend brianzolo, per quanto accettabili se rapportati al recente andazzo della Rossa, hanno confermato per l’ennesima volta la sentenza del Campionato 2016: tanto in qualifica quanto in gara, le Ferrari sono perennemente dietro le Mercedes. Nel complesso del “pacchetto sviluppo auto”, lasciando stare le contingenze del momento legate alle gomme, alle condizioni di pista, alle strategie box, agli incidenti di percorso, eccetera eccetera…
Dei seri problemi tecnici della Ferrari 2016 s’è fin qui detto di tutto e di più, ma resta il fatto (tremendamente concreto) ch il quadro generale è desolante, con una monoposto neanche lontanamente vicina a quelle che erano le ambizioni della vigilia. La SF16-H si è dimostrata una macchina sostanzialmente veloce, ok, però ha sempre pagato dazio a causa delle criticità nei punti-chiave: un telaio che non lavora bene con le gomme Pirelli, un’aerodinamica non al livello di quella Mercedes e Red Bull, un motore buono ma senza lo strapotere di quello delle Frecce d’Argento. Se poi ci aggiungiamo l’allarme-affidabilità (alquanto insolito per Maranello), suonato in più di un’occasione quest’anno, le inquietudini assumono dimensioni epocali…
Il Cavallino Rampante s’è smarrito forse perché ha fatto passi più lunghi delle sue zampe, tuttavia bisogna capire una volta per tutte che la F1 è di una complessità tale che le vittorie si costruiscono su solidi programmi pluriennali, progettando quindi su periodi lunghi e, purtroppo spesso interlocutori. La stessa Ferrari di Jean Todt non gioì per molto tempo prima di iniziare a salire con regolarità sul gradino più alto del podio. Le F1 sono un insieme fragile di variabili meccaniche, matematiche, elettroniche ed umane che fa impazzire talvolta gli stessi cervelloni che ci lavorano. Per arrivare in cima, una Scuderia ha bisogno di calma e di amalgamarsi nel tempo in tutte le sue componenti, personali e materiali. E’ uno “sport” fatto di minuziosa costruzione nei particolari, non grossolano e di facile soluzione. Serve tempo e Maurizio Arrivabene il suo ruolo di capo carismatico e guida per i suoi uomini lo ha sempre svolto bene, nella sua brillantissima carriera di manager.
Uno stesso “equilibrato” discorso andrebbe fatto per i piloti, che non possono trasformare l’impossibile in fattibile. Sebastian Vettel è senza dubbio un po’ appannato, nervoso, non sta guidando come lo scorso anno. Ma sarebbe ingiusto pensare che ogni difficoltà sia riconducibile soltanto al pilota e non abbia invece radici tecniche, ovvero che il rendimento non sia legato a doppio filo ad una monoposto difficile da far rendere in pista come si vorrebbe. Identico discorso per Kimi Raikkonen: il finlandese è stato autore anche di errori evidenti, eppure non è possibile mettere ogni volta in discussione un Campione del Mondo, dotato di velocità innata e quattro volte sul podio sinora (l’anno scorso furono 3 in totale, i suoi podi nel Mondiale…). Vettel e Raikkonen hanno vinto in carriera rispettivamente 42 e 20 GP, pochissimi in meno rispetto alla contemporanea coppia imbattibile della Mercedes.
E’ legittimo criticare la Ferrari per una stagione oggettivamente al di sotto delle aspettative e per aver fatto un palese passo indietro rispetto al 2015 (3 vittorie più altri 13 podi). Quest’anno, siamo a 10 podi complessivi, senza vittorie, ma è la difficoltà nel rimanere “attaccati” alle Frecce d’Argento che impressiona; senza considerare una Red Bull ormai allo stesso livello della Rossa (in realtà, davanti in classifica Costruttori).
In Formula Uno serve tanto coraggio, non solo quello di “rivoluzionare”, ma allo stesso tempo quello di stringere i denti e costruire un progetto vincente nel tempo, ingoiando prima molti bocconi amari. Vogliamo credere in tutto questo, tuttavia capiamo anche le masse dei tifosi – nonché gli stessi addetti ai lavori – preoccupate dinanzi ad un futuro che presenta più ombre che luci. Si afferma da secoli e secoli che la verità sta nel mezzo, ergo, non è vietato sperare che la soluzione si nasconda oggi tra la penombra ed un timido raggio di sole…
giuseppe.urbano@oasport.it
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