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Nuoto
Nuoto: Gregorio Paltrinieri e la suggestione acque libere. Doppietta 1500 sl e 10 km: si può fare
“A me piacerebbe fare distanze ancora più lunghe dei 1500: dopo le Olimpiadi vorrei provare a fare qualcosa in mare, cinque e dieci chilometri“. Parlava così, al Corriere dello Sport, Gregorio Paltrinieri lo scorso giugno. Doveva ancora diventare campione olimpico – la sera del 13 agosto in Brasile – e doveva ancora prendersi l’eterna gloria per essere il quarto atleta italiano diverso a vincere una medaglia d’oro olimpica nel nuoto dopo Domenico Fioravanti, Massimiliano Rosolino e Federica Pellegrini. Ora che è idolatrato a 360°, Greg ha cominciato una nuova stagione. E il pensiero delle acque libere rimane per lo meno nelle idee degli appassionati più competenti.
Il binomio vasca e mare aperto è possibile? Il primo e unico a riuscire ad agguantare medaglie a cinque cerchi in entrambe le discipline è stato il tunisino Oussama Mellouli a Londra 2012: bronzo nei 1500 stile libero e oro nella 10 chilometri. La spagnola Mireia Belmonte Garcia, invece, ha vinto a Rio 2016 i 200 farfalla approfittando anche dell’assenza di Katinka Hosszu ma a giugno, reduce pure da un lungo infortunio, ha mancato la qualificazione alla gara di fondo nella gara preolimpica di Setubal. La strada dell’eclettismo vanta altri interpreti (Eva Risztov, Sharon Van Rouwendaal, Thomas Lurz e Jordan Wilimovsky su tutti), ma nel complesso sono stati più i fallimenti che i successi.
Per questo Gregorio Paltrinieri, anni 22 da due settimane, dovrà pensarci bene. Vero, ha già vinto tutto: due ori europei, uno mondiale e uno olimpico. A fargli le pulci mancherebbe il record mondiale in vasca lunga, solo quello. Questione di tempo? Perché no. Al momento la vasca sembra rimanere prioritaria: può vincere ancora a lungo (e perché accontentarsi di una Grande Slam quando ne possono arrivare altri?) e trascinare con sé il gemello Gabriele Detti, bronzo a Rio 2016 sia nei 400 che nei 1500 stile libero. Stefano Morini, a Ostia, se li gode e sogna di ripetere l’ultimo biennio magico, attraverso Budapest con vista su Tokyo 2020.
Eppure le possibilità per farcela Gregorio Paltrinieri sembrerebbe averle. Innanzitutto il ritmo: nuota 18 chilometri al giorno e alzando ulteriormente l’asticella toccherebbe livelli difficilmente raggiungibili anche dagli atleti del nuoto di fondo. Semplicemente aumentando la velocità delle bracciate saluterebbe tutti nella seconda parte di gara per farsi trovare all’arrivo, solo ma primo. Poi la componente tecnica: in mare aperto non ci sono le virate, da sempre il punto debole dell’emiliano. E dunque l’aspetto mentale: una nuova sfida da vincere, un nuovo muro da scalare per arrivare in cima e tornare a dire “ce l’ho fatta“, “non vi ho deluso“, come in Brasile.
Il passaggio al nuoto di fondo arriverà? Non è da escludere, ma probabilmente non sarà a breve. La sua volontà – espressa a inizio articolo – può essere comunque una carta importante. Magari partendo da qualche esperimento, poi chissà. Del resto vanta già il record nazionale dei 5000 metri indoor. Piscina o acque libere che siano, però, l’Italia ha una certezza: su Greg potrà contare ancora a lungo.
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francesco.caligaris@oasport.it
Foto da: DeepBlueMedia/comunicato Len