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Paralimpiadi Rio 2016: cerimonia di chiusura, gli ultimi istanti dell’avventura carioca

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Dal 5 agosto al 18 settembre: per un mese e mezzo, Rio de Janeiro ha rappresentato l’epicentro dello sport mondiale, passando dai cinque cerchi olimpici alle tre gocce paralimpiche. La festa si è chiusa – questa volta per davvero – nella notte italiana, rimandando l’appuntamento a Tokyo, fra quattro anni. Niente più podi, medaglieri, notti insonni, vittorie, sconfitte, gioie, delusioni: perché, come ci hanno dimostrato gli atleti, quando di mezzo ci sono oro, argento e bronzo, tra normodotati e diversamente abili non c’è davvero nessuna differenza.

Il Brasile ha risposto, tra i suoi problemi e le sue contraddizioni, a questo doppio appuntamento proprio come ci si aspettava: non la puntualità e la quasi perfezione di Londra 2012, ma tanta passione per una vera e propria festa che è andata ben oltre le competizioni sportive. Le Paralimpiadi, dal canto loro, hanno fatto un nuovo passo in avanti in quell’inesorabile corsa verso la definitiva pari dignità con le Olimpiadi: ad ogni edizione aumenta la partecipazione di atleti e Paesi, l’attenzione da parte dei mass media, l’interesse da parte dei tifosi.

Mentre Beatrice Vio ed i suoi colleghi sfilavano con le bandiere nazionali, nessuno avrebbe potuto trovare delle differenze sostanziali con gli atleti che hanno sfilato un mese fa nella cerimonia di chiusura dei Giochi Olimpici: il momento è arrivato di cambiare il rapporto tra le due massime rassegne sportive mondiali. Forse chiedere un’integrazione totale tra Olimpiadi e Paralimpiadi sarebbe troppo, ed andrebbe a discapito proprio dei paralimpici, che magari verrebbero meno seguiti nel caso di contemporaneità con altre gare. Si potrebbe però iniziare con l’inserire qualche gara tra quelle più seguite all’interno delle due settimane olimpiche, e ridurre il tempo che intercorre tra le due rassegne. L’ideale sarebbe l’organizzazione delle due rassegne in maniera contigua, facendo corrispondere la cerimonia di chiusura delle Olimpiadi con quella di apertura delle Paralimpiadi, per quella che sarebbe un’unica grande festa dello sport mondiale, lo sport per tutti.

Mentre al Marcanã risuonano le ultime note di festa, il pensiero non può che cancellare automaticamente quel prefisso “para”, oramai unica differenza tra la rassegna dei cinque cerchi decoubertiniani e quella delle tre gocce coreane. E, intanto, ci si proietta già verso Tokyo 2020 e, prima ancora, verso l’edizione invernale di Pyeongchang 2018, quando verranno fatti nuovi passi in avanti in questa direzione.

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Immagine: Paralympics (Twitter)

giulio.chinappi@oasport.it

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