Rugby

Rugby, l’Italia verso i Test Match di novembre. La ricetta di O’Shea per il salto di qualità

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Si avvicina sempre di più per l’Italia del rugby l’appuntamento con i Test match di novembre, preludio vero e proprio al Sei Nazioni che scatterà contro il Galles il 5 febbraio 2017 allo stadio Olimpico di Roma. Quest’anno saranno tre gli appuntamenti da non perdere: il 12 novembre gli azzurri ospiteranno niente meno che gli All Blacks nella capitale, mentre il 19 e 26 dello stesso mese a testare la consistenza della nostra nazionale saranno rispettivamente Sudafrica e Tonga. Tutte sfide molto impegnative, che ci diranno di più rispetto al tour in America sulla nuova Italia di Connor O’Shea. Quali novità possiamo aspettarci alla vigilia?

Innanzitutto la mentalità, fattore più volte menzionato dagli addetti ai lavori e che l’Italia ha sempre faticato molto a rendere vincente. O’Shea ha lavorato su questo aspetto con la squadra cercando il più possibile la coesione del gruppo, condizione imprescindibile se si vuole passare dalla prospettiva di “sconfitte onorevoli”, tipica degli ultimi anni, ad una vincente appunto. Contribuirà sicuramente a questo intento il rendimento che i giocatori riusciranno ad avere nelle rispettive squadre di club, giacchè la fiducia acquisita dai successi durante l’anno rappresenta il primo step per cominciare a cambiare i propri obiettivi anche in nazionale. Il lavoro da fare è ancora lungo, tuttavia già nelle prossime sfide ci si aspetta una maggior propensione all’attacco e ad ostentare un’attitudine caratteriale del tutto diversa rispetto ai tempi recenti.

Per il salto di qualità sarà certamente decisiva la preparazione fisica, la cui deficienza ha spesso finito per oscurare il talento di questa squadra. Troppi cardini della nostra formazione non si sono gestiti e non sono stati gestiti bene negli ultimi anni dal punto di vista atletico, tant’è che in più occasioni si è vista l’Italia crollare di colpo dopo 40 o magari 50 minuti giocati alla pari. Una miglior condizione pertanto dovrebbe essere stata garantita dalla collaborazione fra la nazionale e lo staff delle varie franchigie, sperando che questo lavoro cominci a far intravedere i propri frutti già contro gli All Blacks.

La prima rivoluzione operata da O’Shea sul piano del gioco ha riguardato l’aspetto difensivo, si è infatti notata fin dai primi momenti una retroguardia molto più aggressiva, diretta per una volta a togliere il tempo agli avversari, oltre ad un incremento della capacità di gestione del match quando non si ha la palla in mano. Il tecnico irlandese ha sempre prediletto le squadre che giocano con l’ovale, caratteristica poco avvezza agli azzurri, quindi potremo osservare verosimilmente un team che si difende con ordine per poi proporre attacchi mirati.

Venendo infine alla questione giocatori, i pilastri su cui O’Shea intende fondare le proprie geometrie sono sicuramente Simone Favaro ed Edoardo Gori, con quest’ultimo che sarà chiamato a sostituire anche sotto il profilo carismatico Sergio Parisse, favorendo un passaggio di testimone graduale ma costante. A questo si aggiunge una buona alternanza di trequarti, come testimoniato dalle prime convocazioni per molti giovani, e il pieno recupero del fondamentale Ornel Gega.

Nessuno pretende che tra circa due mesi l’Italia sconfigga gli All Blacks, ma nemmeno che gli azzurri scendano in campo con la prospettiva di voler evitare la figuraccia davanti al pubblico di casa. Basteranno le novità introdotte da O’Shea?

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Foto: Profilo Twitter Federugby

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