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Ciclismo
Ciclismo, il bilancio sui tre anni di Davide Cassani: mancano solo i risultati
Davide Cassani è diventato commissario tecnico della nazionale italiana nel gennaio del 2014: dopo 3 Mondiali e quasi tre anni come faro del movimento italiano proviamo a tracciare un bilancio di quello che è stato fino ad ora il suo operato.
Iniziamo dai risultati concreti, ottenuti tra Mondiali, Europei ed Olimpiadi su strada: il nulla, sostanzialmente. Per ora le nazionali di Cassani non sono mai riuscite a cogliere al bersaglio grosso, complice anche la mancanza di corridori veramente adatti alle corse di un giorno. Non è un caso, infatti, che solo al Lombardia del 2015 Vincenzo Nibali abbia interrotto un digiuno che nelle Monumento durava dal 2008. L’ex ciclista e commentatore Rai ha sempre provato, però, a mettere i suoi corridori nelle meglio condizioni possibili per cogliere il massimo risultato.
L’esempio perfetto, in questo caso, sono le Olimpiadi di Rio: con soli 5 uomini a disposizione la nazionle italiana ha costruito una tattica perfetta ed è stata l’unica a muoversi con organizzazione nel gruppo, portando Vincenzo Nibali tra i migliori tre al termine dell’ultima salita. Solo la discesa e quella maledetta caduta che tutti ricordiamo hanno tolto allo Squalo e a tutta la nazionale una medaglia che sarebbe stata meritata per quanto visto in strada.
Discorso simile agli Europei, quando la nazionale italiana ha attaccato nei chilometri finali con Moreno Moser e Davide Villella: sono mancati sull’ultimo strappo i capitani Sonny Colbrelli e Diego Ulissi ma anche in questo caso il lavoro di Cassani è parso ottimo. È mancata, per ora, un po’ di concretezza, forse la cattiveria di non accontentarsi e provare a rischiare qualcosa in più: durante il Mondiale di Doha, ad esempio, il comunque buon Giacomo Nizzolo è stato pilotato verso una volata quasi persa in partenza contro uomini più veloci di lui. Negli ultimi 5 chilometri avrebbe potuto provare degli attacchi, magari alternandosi con Guarnieri, per provare a creare un ulterore gruppetto senza Sagan e Cavendish.
Per ora i risultati migliori per il movimento italiano stanno arrivando dalle categorie giovanili ( con un Filippo Ganna che si è imposto come uno dei talenti più interessanti del panorama internazionale) e nelle altre discipline come mountain bike, ciclocross e pista, che sembra stia vivendo una seconda primavera. L’obiettivo di Cassani e dello staff era quello di portare i giovani verso la multidisciplinarietà: un obiettivo fino ad ora raggiunto in pieno e che potrebbe iniziare a dare i suoi frutti nel prossimo quadriennio per poi esplodere in maniera definitiva, si spera, dopo il 2020 quando i ragazzi che ora hanno dai 16 ai 18 anni avranno un’età adatta al mondo del professionismo. La speranza è che questo progetto possa veramente avere scadenze ancor più lontane, con o senza Cassani alla guida: al momento, però, il commissario tecnico sembra aver tracciato la strada giusta per rilanciare il ciclismo in Italia, nonostante ci sia ancora molto da fare.
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gianluca.santo@oasport.it
Foto: By Martin Mystère (Own work) [CC BY-SA 3.0], via Wikimedia Commons