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Nuoto, Cesare Butini: “Ripartiamo con umiltà verso Tokyo 2020. Olimpiadi da 7, quadriennio da 9. Ecco cosa cambierà nelle selezioni”

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Un Cesare Butini a tutto tondo. Il dt dell’Italnuoto è solito parlare molto, ma quando lo fa lancia sempre spunti interessanti. Pochi giorni fa aveva spiegato i criteri di qualificazione per i Mondiali in vasca corta di Windsor (6-11 dicembre 2016) e oggi è intervenuto telefonicamente a 65 Sport durante la seconda giornata della sesta tappa della Coppa del Mondo. Riportiamo interamente le sue parole perché l’intervista è stata lunga e dettagliata, e merita un’analisi che può essere anche soggettiva. In grassetto tutti i temi trattati.

PELLEGRINI – “Il fatto che Federica abbia deciso di continuare vuol dire che lo farà al meglio, come sempre. Darà il massimo del suo impegno e rimane un esempio per tutti, questo ci riempie di gioia perché è un’atleta importante“.

VERONA – “Non ci saranno novità. Il centro federale rimarrà un riferimento per la regione e per l’attività giovanile, in cui noi impegniamo energie e risorse economiche. Questo è giustificato dalla presenza di Federica, ma rimane un cento di riferimento anche per il nuoto di fondo. E’ funzionale per la crescita dei giovani e per il raggiungimento dei massimi risultati: la Bruni ha nuotato lì e ha vinto l’argento nella 10 chilometri a Rio 2016. Da quest’anno mancherà l’apporto di Tamas Gyertyanffy che ringrazio, è stato un riferimento per tutti, ma rimane Federica“.

STAGIONE – “Abbiamo appena iniziato a lavorare, è stato rieletto il consiglio federale. Siamo tranquilli con la rielezione del presidente Barelli. Stiamo gettando le basi per il nuovo quadriennio: abbiamo la fortuna di avere due giovani come Paltrinieri e Detti a medaglia a Rio ma che vista l’età ci lasciano ottimisti anche per Tokyo. Stiamo inoltre lavorando su nuovi nomi, ragionando per merito ed età anche anno per anno. A Tokyo saranno protagonisti i ’95 e i ’96, inoltre stiamo già guardando ai ’98 e ai ’99. Su questo stiamo indirizzando le nostre risorse: sviluppare questi nuovi talenti. Come? Con presenza sul territorio e con il centro federale di Ostia che ospita un gruppo molto importante di atleti intorno al quale dovranno ruotare altri atleti per crescere insieme. E’ di recente acquisizione Ilaria Cusinato nel gruppo di Ostia, e oggi è arrivato anche Lorenzo Glessi. I giovani sono il motore di tutta la nostra attività: hanno scelto di lavorare a Ostia che è la punta di diamante del movimento. Ma ci sono tanti altri giovani: Martinenghi, Izzo, Miressi e molti altri. Questi sono i nomi per Tokyo 2020“.

MONDIALI VASCA CORTA – “Sono usciti i criteri, ma voglio lanciare un segnale diverso: non partire con l’acceleratore premuto verso questo evento, ma fare un percorso graduale. La vasca corta non ci vede mai favoriti, vorrei che ci si impegnasse di più per avere la qualificazione ai Mondiali in lunga a Budapest. Lì dovremmo essere protagonisti. Abbiamo fatto un buon salto da Londra a Rio, ma dobbiamo ripartire con umiltà. Il percorso si fa sempre più difficile a livello internazionale. Anche in Coppa del Mondo ci sono alcuni risultati notevoli“.

GIOVANI – “C’è un progetto, chiamato Progetto Tokyo, che li vede protagonisti di crescita anche tutoriale, un percorso anche sul quotidiano che permetta di terminare anche i percorsi scolastici. Abbiamo obiettivi a lungo termine come Tokyo e su questo dobbiamo creare un percorso anno dopo anno. Speriamo si affaccino sempre più giovani. Come continuare a farli crescere in campo internazionale, dove fatichiamo? Dobbiamo cercare di essere meno precoci prima e più specializzati dopo. I risultati giovanili si possono offrire anche in altri modi: più con la tecnica e meno con la specializzazione precoce. Questo è quello che stiamo cercando di condividere con 30 e 40 allenatori, cerchiamo di avere sessioni di confronto dirette con loro. Bisogna creare un sistema in cui il campione può svilupparsi nel modo corretto“.

ANDARE FORTE SEMPRE – “Non c’è una ricetta, basta vedere che ci sono fenomeni come la Hosszu che la ricetta la straccia. Gareggia sempre e poi vince. E’ cambiato sicuramente l’atteggiamento e questa è un’altra innovazione che stiamo cercando di trasmettere ai colleghi: dare il massimo nella concentrazione anche quando sembra non servire. Partecipare alla Coppa del Mondo è un momento di confronto e verifica. Noi tra aprile e l’appuntamento perdiamo il trend di crescita verso la gara più importante. Non abbiamo un adeguato recupero tra due cicli di lavori diversi. L’atleta deve recuperare tutte le energie spese, fisiche ma anche mentali. Questo non è riferito alle super punte, che a Rio non hanno deluso le aspettative, ma molti altri atleti che hanno già dimostrato di essere forti hanno faticato. Dunque la ricetta non c’è, ma bisogna mantenere un livello medio-alto con l’avvicinamento e poi dare il massimo nel grandissimo appuntamento. Ma è difficile con i professionisti e impossibile con gli atleti in età scolastica. Quest’anno andremo molto bene ai Mondiali giovanili di agosto, perché nuoteremo fino a quel momento. Il vero problema comunque è la mancanza di collegamento tra sport e scuola, e ci metto anche l’università. E’ difficile svolgere in modo adeguato il progetto“.

CRITERI DI QUALIFICAZIONE – “I criteri di qualificazione rispecchiano sempre il valore del movimento. Non c’è stato un fattore unico che ha individuato chi è andato bene e chi meno bene: chi era qualificato da aprile ha fatto bene o male. Chi si è qualificato dal Settecolli è andato bene o male. Non c’è una ricetta corretta. I Trials statunitensi vengono da una cultura e da un bacino d’utenza unico. La Germania ha fatto i Trials secchi e non ha brillato. Francia e Spagna hanno fatto come noi. Tutti giocano allo stesso modo, insomma. Noi abbiamo fatto una selezione ad aprile e un piccolo recupero al Settecolli perché serve una mediazione, non possiamo fare i Trials secchi come l’America. Qualche cosa comunque potremmo cambiare, dal punto di vista metodologico soprattutto nella seconda parte della stagione. Già dai Mondiali di vasca corta avremo più potere decisionale per qualificare chi potrebbe avere più chance. Ai Mondiali in corta andremo con una squadra competitiva ma non troppo numerosa, perché dobbiamo programmare per Budapest. Faremo percorsi agonistici durante tutta la stagione. Qualche variazione verrà fatta sicuramente, ma credo che il sistema di adesso per il nostro movimento sia ancora utile. Più poteri al ct? Si prendono responsabilità che poi verranno giudicate. E’ successo anche in passato“.

STAFFETTE – “Potremmo riservarci la qualificazione al Settecolli. Cioè: il completamento delle staffetta dovrebbe avvenire quasi interamente al Settecolli. Quest’anno è esattamente un mese prima rispetto al Mondiale. Chi si qualifica con un’ottima prestazione al Settecolli può tenere quella condizione verso i Mondiali. L’abbiamo già gestito tra Assoluti di aprile ed Europei di maggio a Londra. Questa è una piccola innovazione verso il nuovo quadriennio olimpico. Ripartiremo con la giusta umiltà: i giovani devono crescere in un ambiente competitivo e sano, dove mostrare tutto il proprio talento“.

RIO 2016 – “Il voto ha due parametri: è una Nazionale che comunque a Rio ha ottenuto il secondo risultato di sempre dopo Sydney. Tre medaglie con il dispiacere per la medaglia mancata di Federica, dispiacere perché so il suo impegno e la sua professionalità. In 12 anni ha fatto quattro Olimpiadi ed è stata sempre protagonista. Abbiamo fatto passi in avanti nelle staffette femminili e miste, ma nel complesso la squadra non ha nuotato come aveva lavorato. Per Rio darei un 7, per il quadriennio darei un 9. Ma questo dev’essere un punto di partenza, non un arrivo“.

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francesco.caligaris@oasport.it

Twitter: @FCaligaris

Foto da: YouTube

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