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Triathlon, Alessandro Fabian IN ESCLUSIVA: “Mi do un 10 per la gara di Rio. Migliorare di poco Londra non mi avrebbe comunque soddisfatto”

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Schietto, sincero, equilibrato, autocritico: è Alessandro Fabian, da anni numero 1 italiano del triathlon. Lo abbiamo intervistato due mesi dopo la fatica olimpica di Rio de Janeiro, dove non è riuscito a migliorare l’ottima performance di Londra 2012 (decimo posto) pur disputando una buona prova. Ma sentiamo cosa pensa Alessandro della sua esperienza brasiliana, come vive il presente e cosa nasconde in pentola per il futuro… Buona lettura a tutti!

Ciao Alessandro. A Rio non sei riuscito a confermare la top-10 di Londra, per poco più di 30 secondi… Vivisezionaci la tua gara, segmento per segmento, e dai un voto-giudizio alla tua performance, valsa comunque un positivo 14° posto finale.

“Migliorare di poco o eguagliare Londra comunque non mi avrebbe soddisfatto. L’obiettivo che mi ero prefissato per Rio era la top-5, piazzamento che sentivo nelle mie corde ma che, ahimè, non ho agguantato. Fatta questa premessa, la mia performance del 18 agosto è stata il 100% di ciò che potevo dare in quel momento, quindi il voto che mi do per Rio è 10. So di aver gareggiato e dato tutto al meglio che potevo, cercando di gestire le sensazioni e le energie. Ho condotto la gara molto bene, soprattutto nelle prime due frazioni. Nel nuoto ho fatto una buona partenza, che mi ha visto subito nelle prime posizioni, infatti all’uscita dall’acqua ero 3°, poi sapendo che il primo e il secondo giro della frazione ciclistica sarebbero stati molto nervosi e difficili, ho cercato di stare in una posizione ottimale per non spendere troppo ma allo stesso tempo dove potevo controllare. Nella terza frazione, invece, ho ‘pagato’ un po’ e questo non mi ha permesso di lottare per ciò che volevo. Infatti la mia frazione podistica è stata abbastanza piatta, soprattutto nelle motivazioni…”.

Descrivici il campo gara di Fort Copacabana, nel suo complesso. Il percorso ciclistico era davvero così duro e “atipico”…?

“La gara di Rio è stata una super-gara e mi è piaciuta moltissimo, è stato emozionante e soprattutto divertente! Aver gareggiato in questa location con questi percorsi mi ha regalato un ricordo unico. Ciò che mi è piaciuto è stato il sole, la spiaggia e la gente, tutti ingredienti che riempivano il cuore di emozioni grandissime e uniche. Il ciclismo era bello tecnico con una salita da 350 m tra il 18% e il 20% di pendenza, ma così doveva essere, perché un’Olimpiade va vissuta e sudata”.

Le differenze, a livello di sensazioni/emozioni, che hai vissuto a Londra 2012 e a Rio 2016.

“Le differenze tra Rio e Londra sono sostanziali. Sia da un punto di vista tecnico, che ha caratterizzato soprattutto il percorso ciclistico, sia per ciò che riguarda la mia consapevolezza nella gestione delle emozioni-gara. A Londra è stata la mia prima Olimpiade e l’ho vissuta come un’onda che mi ha travolto, ricordo un turbinio di emozioni che creavano un vespaio, mentre a Rio l’ho vissuta come se fossi già riuscito a domare quest’onda e dando chiarezza anche a ciò che provavo. Infatti a Rio ricordo che i giorni precedenti la gara sentivo un po’ di tensione, ma comunque ciò che regnava in me e che sentivo fortemente dentro di me era la calma e la consapevolezza che potevo essere un protagonista”.

Quali sono le indicazioni positive e quelle negative da cui ripartire per il prossimo quadriennio? Nel 2020 avrai 32 anni, età tutt’altro che eccessiva per concorrere ad alti livelli nel triathlon…

“Le indicazioni che raccolgo da questa esperienza sono molteplici, ma soprattutto ciò che penso è che non ci sono aspetti negativi o positivi, sono convinto che alcuni di essi mi hanno fatto compromettere la gara ma saranno di sicuro quelli che mi permetteranno di vincere. Quindi ciò che raccolgo soprattutto è la chiarezza nell’obiettivo che quando lo crei e lo modelli a tuo piacimento molto spesso arriva fra le tue mani con molta semplicità, mentre ciò su cui ho bisogno e voglio lavorare saranno le mie ‘credenze limitanti’, o meglio, i limiti in cui purtroppo credo e che non mi hanno permesso di agguantare ciò che volevo”.

I tuoi programmi nel breve, medio e lungo periodo.

“I miei obiettivi nel breve/medio periodo sono finire la stagione e andare un po’ in vacanza. Mentre, nel lungo periodo, ho in pentola un bel progetto che non vi svelo ma lo farò presto… Nel frattempo vi auguro di vivere a pieno tutte le emozioni nelle vostre lunghe giornate di sport… Vi abbraccio tutti!”.

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giuseppe.urbano@oasport.it

Foto: Viviano Fabian

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