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Editoriali

‘Italia, come stai?’: ritorni e novità nel fine settimana invernale. Allarme giovani in slalom

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Buoni riscontri e qualche inquietudine nel fine settimana azzurro degli sport invernali. Nello sci alpino è tornata a brillare la stella di Manfred Moelgg. Un campione vero, ultimo azzurro ad aggiudicarsi la Coppa del Mondo di slalom nell’ormai lontano 2008.

Dopo il grave infortunio patito nell’estate 2014 (rottura del tendine d’Achille), il marebbano ha vissuto la scorsa stagione come un anno di transizione. Nel corso dell’estate 2016 ha lavorato sodo e senza intoppi, ritrovando sensazioni antiche che ieri si sono tramutate in un risultato straordinario a Levi. Moelgg è un uomo da grandi appuntamenti, come dimostrano le tre medaglie iridate in bacheca. Con i Mondiali di St. Moritz e le Olimpiadi di Pyeongchang sullo sfondo, l’altoatesino punta a regalarsi un esaltante finale di carriera.

Il dato negativo, tuttavia, arriva dall’anagrafe. Moelgg ha 34 anni, così come over30 sono anche Giuliano Razzoli e Stefano Gross; Patrick Thaler sfiora addirittura i 40…Alle spalle dei senatori una terra desolata che spaventa. Riccardo Tonetti, comunque classe 1989, mostra un potenziale interessante, sempre frenato da errori e discontinuità. Di sicuro sono lontanissimi dalle posizioni che contano Andrea Ballerin ed il 21enne Tommaso Sala, forse il prospetto più interessante, anche se tutto da svezzare. Nell’attesa (o, forse, nell’augurio…) di scoprire volti nuovi in Coppa Europa, non resta che affidarsi il più a lungo possibile ai veterani. Non è un caso se lo stesso Giuliano Razzoli abbia dichiarato che “in slalom c’è un buco generazionale di 10 anni“.

Sta molto peggio lo slalom femminile, da tempo l’anello debole dello sci alpino tricolore. Qui la situazione appare irrisolvibile in tempi brevi. Manuela Moelgg ed Irene Curtoni possono garantire qualche piazzamento dignitoso, ma non concorrere per il podio. Chiara Costazza fatica e ritrovare se stessa. E, anche in questo caso, tutte le atlete citate hanno superato (da tempo) i 30 anni. Giovani all’orizzonte? Pronte per la Coppa del Mondo e capaci di giocarsi le prime posizioni, non ce ne sono. Sarà importante recuperare la quasi 25enne Michela Azzola, sulla quale pesano i tanti infortuni delle ultime stagioni. Martina Perruchon, 20 anni, dovrà crescere per gradi. In ogni caso, la (quasi) certezza è che l’Italia continuerà a recitare un ruolo anonimo tra i rapid gates ancora a lungo.

Sensazioni alterne arrivano anche dal mondo del ghiaccio. Nello speed skating la mass start, che dal prossimo anno assegnerà medaglie alle Olimpiadi, si conferma una risorsa fondamentale. Francesca Lollobrigida e Fabio Francolini, entrambi sul podio in Coppa del Mondo a Harbin, si confermano saldamente nel gotha della specialità. Per quanto riguarda le distante tradizionali, il tecnico Maurizio Marchetto ha creato una squadra solida, giovane e di prospettiva, cui si è aggiunto anche il giovane vicentino Davide Ghiotto. Ora serve il salto di qualità. Andrea Giovannini ha provato a tenere un ritmo da podio nei 5000 metri, salvo calare vistosamente nel finale, sintomo di una condizione ancora non ottimale per il 23enne di Baselga di Piné, confermata anche dalla prestazione non esaltante nei meno amati 1500. Ci si aspettava oggettivamente un podio dal team-pursuit, fermatosi invece in quinta posizione. Giovannini, ma anche Tumolero, Malfatti e lo stesso Ghiotto garantiscono un futuro interessante al Bel Paese. E’ tempo di cambiare marcia ed iniziare a raccogliere i frutti della buona semina dell’ultimo biennio.

Nello short track l’Italia si conferma ancora una volta dipendente da Arianna Fontana. L’inizio di stagione della valtellinese si è rivelato davvero sfortunato. Dopo la distorsione alla caviglia patito a Calgary, la 26enne è riuscita a recuperare a tempo di record per Salt Lake City, salvo essere nuovamente stesa dall’olandese Ter Mors nella finale dei 1500 metri mentre si stava giocando il podio. Il giudizio sulla fuoriclasse lombarda va dunque sospeso in attesa delle tappe asiatiche. Per il resto, si registrano passettini in avanti da parte di Tommaso Dotti e Cynthia Mascitto, ancora troppo flebili, tuttavia, per poter inserirsi tra i big della disciplina. Anche qui un quesito sorge spontaneo: a Pyeongchang Arianna Fontana avrà quasi 28 anni e, dopo quattro Olimpiadi, potrebbe anche decidere di smettere. Cosa succederà a quel punto allo short track italiano? Ad oggi lo spettro dell’anonimato aleggia minaccioso.

federico.militello@oasport.it

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