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Rugby, a Firenze è stata scritta la pagina più bella della storia del rugby italiano. Tutto buio in casa Springboks

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Nel momento di maggiore difficoltà del movimento rugbistico azzurro, l’Italia scrive la Storia e sconfigge per la prima volta il Sudafrica, due volte campione del mondo e numero 4 del ranking, con lo splendido scenario dello stadio Artemio Franchi di Firenze a fare da cornice ad uno dei successi più entusiasmanti della nostra Nazionale. “E’ l’inizio di una nuova Italia“, queste le parole al termine del match da parte del capitano Sergio Parisse, simbolo indiscusso di una squadra che ha trovato in Conor O’Shea la perfetta guida dopo anni vissuti nell’oblio sia tecnico che soprattutto organizzativo.

L’Italia che ha mandato al tappeto gli Springboks ha mostrato tutto ciò che gli addetti ai lavori attendevano da anni: convinzione in attacco unita ad una difesa finalmente solida, aggressività nei punti di incontro volta a limitare le lacune in alcune zone del campo, precisione nel gioco al piede in rimessa laterale (due dei nostri talloni di Achille), e infine una solidità in mischia chiusa non ammirata tante volte nelle ultime annate. Ma questa è anche la vittoria dei singoli, Parisse e O’Shea su tutti, anche se non si può far a meno di sottolineare l’apporto di altri giocatori che si sono rivelati fondamentali per il cambio di rotta degli azzurri dopo la fallimentare esperienza di Jacques Brunel. Spicca sicuramente il nome di Simone Favaro, il migliore forse nello splendido trionfo di ieri, il quale si sta costruendo come uno dei più completi numeri 7 attualmente in circolazione, a cui si aggiungono le performance strepitose dei giovani Carlo Canna, Edoardo Padovani e Giorgio Bronzini, che rappresentano un vero e proprio schiaffo a tutti i detrattori pronti a sostenere l’incapacità del rugby italiano di produrre talenti.

Sul fronte degli Springboks, invece, è stata evidente una scarsa coesione del gruppo mista anche ad una certa confusione in una delle fasi più buie della palla ovale sudafricana. “Il momento più basso del rugby sudafricano”, ha sentenziato l’ex capitano Jean de Villiers. Il c.t. Allister Coetzee, il cui futuro professionale è molto a rischio, non ha potuto che confermare le impressioni, ammettendo di vivere il “momento più buio della sua carriera”. “Direi che è il più duro”, escludendo però la decisione di dimettersi: “Non è il momento di farsi dominare dalle emozioni. Posso solo congratularmi con una squadra che, forse crede poco in se stessa, una formazione giovane senza pressioni”. Il Sudafrica chiuderà quest’orribile annata sabato prossimo contro il Galles, con l’obiettivo di evitare un altro record negativo: gli Springboks non hanno infatti  mai perso otto partite in una sola stagione.

Per gli azzurri l’impresa è probabilmente ancora più ardua, dare cioè continuità alla prestazione di ieri affinchè non rimanga soltanto un caso isolato. La sfida di sabato prossimo contro Tonga, dagli importanti risvolti anche in ottica ranking, ci darà la risposta.

simone.brugnoli@oasport.it

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Foto: Twitter FIR

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