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Rugby, Test Match novembre 2016: Italia, che l’Impresa di Firenze non resti un fuoco di paglia

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Con la partita contro Tonga, l’Italia ha concluso il suo novembre internazionale di Test Match di rugby. Tre impegni, tre avversari di elevatissimo tasso tecnico, tre prestazioni dell’Italia che hanno fatto luce sul suo reale di “stato di salute”, mostrandone certezze e lacune. Prendendo con la dovuta cautela il primo incontro, quello contro sua maestà Nuova Zelanda (obiettivamente impossibile da battere), si può dire che il ct Conor O’Shea abbia messo in campo tutto il suo lavoro svolto in questo anno, dimostrando soprattutto (e questo è il dato più confortante) dei progressi in diversi dettagli e fasi di gioco.

La partita di Roma con gli All Blacks non ha fatto altro che ribadire l’egemonia di cui gode da anni la Nazionale neozelandese. Il perentorio risultato finale di 68-10 ha dato ragione allo strapotere dei tuttineri ma non alla prestazione degli azzurri che, malgrado lo scarto abissale di 50 punti, ha offerto a sprazzi una discreta performance, riuscendo ad andare in meta con una vincente cavalcata di Tommaso Boni, dopo aver ricevuto l’ovale dalle mani di Ugo Gori.

I lampi di genio individuati all’Olimpico, però, hanno aiutato i portacolori del Bel Paese a Firenze, riusciti nell’Impresa di battere il Sudafrica 20-18. Una vittoria storica perché, prima di questo risultato, l’Italia della palla ovale non aveva mai battuto una delle formazioni big dell’Emisfero Sud. In Toscana, sono stati evidenti grandi progressi nel gioco azzurro. Anche se il rugby è uno sport di squadra, sono spiccate soprattutto alcune individualità importanti: il piede di Carlo Canna si è dimostrato fondamentale per le Zebre in Pro12 ma anche per l’Italia in campo internazionale; Simone Favaro è stato straordinario nei placcaggi, bloccando non poche azioni potenzialmente pericolose; Giovanbattista Venditti e Andries Van Schalkwyk, autori delle due mete azzurre, come capitan Sergio Parisse, hanno dato la carica a tutto il gruppo con grinta e coraggio; la mischia ordinata e la maul, in cui l’Italia si è dimostrata solida e compatta.

Neanche il tempo di smaltire il successo di Firenze che, la settimana dopo, è arrivata una delusione cocente contro Tonga. Le Ikale Tahi hanno superato gli azzurri al fotofinish per 19-17 dopo un incontro condotto in larga parte dagli italiani (senza Parisse, sopseso), con le conferme dei progressi visti a Firenze ma anche con un gioco leggermente più macchinoso e non scorrevole.

Al termine di questo novembre, in casa Italia restano i miglioramenti e gli sviluppi apportati dalla nuova gestione di Conor O’Shea, considerando le prestazioni generali di questa finestra autunnale come un punto di partenza, una base per far sì che la vittoria contro gli Springboks non resti un fuoco di paglia.

giuseppe.bernardi@oasport.it

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Foto: Twitter FIR

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