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Scherma, Coppa del Mondo: bene gli azzurri del fioretto. Continua a faticare la spada femminile
Appena concluso il weekend di Coppa del Mondo di scherma, è già tempo di bilanci per gli atleti azzurri impegnati a Tokyo e Suzhou.
In cima al podio del Prince Takamado Trophy, nella prova giapponese di fioretto maschile, c’è lo statunitense Miles Chamley Watson e al suo fianco Giorgio Avola, mentre sul terzo gradino del podio si colloca Alessandro Paroli accompagnato da Erwan Le Pechoux, che col bleu francese rappresenta l’unica variante di un quartetto che in Egitto era completato da Lorenzo Nista e Andrea Cassarà. L’Italia risulta ancora fortemente presente, nazione guida del movimento, con Daniele Garozzo in finale per la seconda volta di fila (e sesto al termine della gara) e Andrea Cassarà fermato a una sola stoccata dagli otto da Le Pechoux. L’Italia mostra grandi talenti, ma ancora una volta non riesce a vincere e far suonare l’Inno di Mameli come avvenne a Rio de Janeiro, durante i Giochi Olimpici. E la colpa, in questa circostanza, è di Miles Chamley Watson, che sul suo percorso incontra e supera quasi solo italiani (con l’eccezione dell’ottavo di finale col francese Jeremy Cadot), e dopo aver sottratto il possibile podio a Daniele Garozzo (15-14 il risultato del match) e aver fermato Alessandro Paroli in semifinale (15-7), fa sua la finalissima con Giorgio Avola per 15-10. Il fiorettista a stelle e strisce si è poi ripetuto anche nella prova a squadre, dove la Nazionale azzurra è stata costretta ad arrendersi in semifinale come già avvenuto a Il Cairo. Gli Stati Uniti si sono dimostrati davvero troppo solidi non concedendo quasi nulla, ma forse qualcosina in più era lecito aspettarselo dai nostri portacolori considerato il vasto potenziale a disposizione.
Molto meno roseo il bilancio per le spadiste italiane nella seconda tappa iridata in Cina, con le due principali frecce Rossella Fiamingo e Giulia Rizzi eliminate mestamente al primo turno rispettivamente dalla cinese Mingye Zhu (15-9) e dalla estone Julia Beljajeva (15-10). Poco meglio hanno fatto invece Mara Navarria e Alberta Santuccio, a testimonianza del fatto che il movimento azzurro in questa disciplina necessita di un ricambio al più presto. L’esemplificazione più lampante di questo aspetto è emersa nella prova a squadre, dove l’Italia si è classificata solamente sesta superata dalla non irresistibile Estonia all’ultima stoccata, in una gara comunque condizionata da tante defezioni tra le atlete di punta. Un altro podio mancato per la nostra Nazionale, come accade ormai da un anno mezzo, e non può sicuramente rappresentare una consolazione il fatto di aver migliorato il nono posto maturato a Tallinn.
simone.brugnoli@oasport.it
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Foto: Augusto Bizzi per Federscherma