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Atletica, l’annus horribilis dell’Italia: zero assoluto alle Olimpiadi, si salva la luce di Tamberi

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Quello che si sta per concludere è stato un anno nero per l’atletica leggera italiana, sprofondata davvero ai minimi livelli della sua gloriosa storia. Un tracollo già in essere da alcune stagioni e totalmente manifestatosi in un fallimentare 2016 dove si è vista tutta la pochezza di un movimento che fatica a uscire da una palude stagnante.

Non si riesce a trovare una via di uscita da un tunnel funestato da difficoltà, da ostacoli che paiono insormontabili. La nostra atletica è lontana anni luce dal competitivo contesto internazionale: tutti gli altri Paesi viaggiano a una velocità decuplicata rispetto alla nostra.

 

L’Italia è ferma e non riesce più a fare la differenza. Emblematico lo zero assordante nella casella medaglie alle Olimpiadi di Rio 2016: non succedeva dal 1956! Negli ultimi 60 anni l’Italia era sempre riuscita a salire almeno una volta sul podio in occasione della rassegna a cinque cerchi. Di riffa o di raffa il tricolore aveva sempre sventolato su un pennone.

La debacle totale della spedizione in terra verdeoro deve far riflettere tutto il movimento che invece ha dato nuovamente fiducia ad Alfio Giomi e non sembra voler compiere una decisa rivoluzione per cambiare una situazione davvero desolante.

 

Ci si può nascondere dietro l’assenza di Gianmarco Tamberi, l’unica nota positiva del 2016. Il marchigiano si è laureato Campione del Mondo indoor e Campione d’Europa ma un infortunio a un mese dalla partenza per il Brasile gli ha impedito di andare a caccia dell’oro olimpico da autentico favorito. È volato fino a 2.39m (record italiano), ha dimostrato di poter valere anche qualche centimetro in più, ha sconfitto i grandi rivali ma la iella gli è andata contro. Una rondine, però, non basta per fare primavere. Un solo talento immenso non può nascondere le falle viste altrove.

Da elogiare anche Libania Grenot, confermatasi Regina d’Europa sul giro di pista e brava a trascinare la 4x400m sul podio continentale, che dopo un lungo inseguimento ha centrato la qualificazione alla finale olimpica.

Per il resto poco o altro. Si intravedono dei giovani interessanti (Tortu su tutti) ma dopo le delusioni degli anni precedenti bisogna aspettare a emettere verdetti: tanti campioncini tra le categorie giovanili non sono poi riusciti a confermarsi.

Urge una seria revisione strutturale, l’ingaggio di tecnici capaci e con esperienza internazionale, una gestione totalmente differente degli atleti (troppi infortuni!) e l’umiltà di analizzare una situazione desolante: dopo i fallimentari Mondiali 2015 si è tanto parlato ma poi non si è fatto nulla di concreto.

 

(foto FIDAL/Colombo)

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