Per scoprire quote, pronostici, bonus, recensioni bookmaker su scommesse sportive e molto altro su sport betting è possibile consultare la nostra nuova sezione dedicata alle scommesse online
Ciclismo
Ciclismo su pista: nel 2016 la rinascita per l’Italia, ma deve essere il punto di partenza
Il 2016, anno che si accinge a concludersi, sarà ricordato a lungo come la nuova primavera del ciclismo su pista italiano. Spicca, ovviamente, la medaglia d’oro di Elia Viviani a Rio 2016 ma è l’intero movimento che sembra aver ritrovato linfa, grazie anche all’entusiasmo del pubblico.
Viviani ha coronato il sogno di un’intera, mettendo a frutto sei lunghi anni di lavoro e sacrifici. Lui è il faro e la guida del ciclismo su pista in Italia, e la speranza è che con il suo esempio in tanti possano quantomeno valutare con maggiore attenzione la possibilità di affiancare l’attività sui velodromo a quella su strada, per trarne soddisfazioni e benefici. Oltre il veronese anche i quartetti dell’inseguimento a squadre hanno fatto bene ai Giochi Olimpici, con un miglioramento impressionante nell’ultima stagione che testimonia l’ottimo lavoro di atleti e tecnici. Lo stesso Filippo Ganna, giovanissimo campione del mondo dell’inseguimento individuale, sembra indirizzato sulla via aperta da Viviani, impegnandosi sia su strada che su pista.
Il grande errore, adesso, sarebbe quello di addormentarsi sugli allori e non sfruttare il miglior momento della pista da diverso tempo a questa parte. Il movimento, oltre che dagli ottimi interpreti che l’Italia ha dimostrato di avere in campo internazionale, vive anche dei giovani e dei bambini che devono avvicinarsi alla disciplina. Questo momento va sfruttato, con strutture sempre più adatte e sempre in numero maggiore, per consentire a tutti di avvicinarsi alla pratica e andare a sviluppare, nel corso degli anni, una scuola che possa portare i talenti e le medaglie conquistate a Olimpiadi e Mondiali una costante. Fino ad ora, ogni risultato è nato dalla passione degli atleti, che possono allenarsi su un solo velodromo coperto su tutto il territorio nazionale: troppo poco se veramente la federazione ha interesse nel tornare a vincere, sopratutto nelle specialità della velocità che sono più specifiche rispetto alle prove di endurance.
Foto: Fabio Pizzuto