Formula 1
F1, il 2016 della Ferrari e le prospettive verso il 2017. Basta proclami…
Quella che si è da poco conclusa non è stata la peggiore stagione in assoluto del Cavallino dal 1950 ad oggi, tuttavia i numeri sono stati impietosi: il 2016 della Ferrari, se proprio non vogliamo definirlo “fallimentare”, dovremmo quantomeno classificarlo come “decisamente negativo”…
Quarto posto di Sebastian Vettel nella classifica Piloti (212 punti complessivi, a 173 lunghezze da Nico Rosberg!), sesto di Raikkonen; terza piazza nella graduatoria riservata ai Costruttori (398 punti, dietro a Mercedes e Red Bull). Un passo indietro troppo evidente, rispetto alla scorsa stagione, per poter rimanere nel silenzio e non far preoccupare l’intero ambiente-Cavallino…
Il doppio zero alle voci “pole position-vittorie” del Mondiale 2016 è l’emblema (nonché classica punta dell’iceberg) di una disorganizzazione di fondo di cui i Seb e Kimi sono forse gli ultimi responsabili. Accogliere il terzo posto di Vettel nell’ultimo appuntamento iridato di Abu Dhabi come fosse un successo, è stato un ulteriore segnale che qualcosa di “grosso” non è andato per il verso giusto per la Rossa, nel corso dell’intero 2016.
La Ferrari avrebbe dovuto lottare alla pari con la Mercedes, stando anche a quanto detto dai vertici ad inizio anno. Sono arrivati, invece, cinque secondi e sei terzi posti in totale: mai davvero in partita, semplice. Numeri non da Ferrari, oggettivamente… In 66 anni di F1, alla Rossa di Maranello era successo solo altre tredici volte di chiudere il Campionato a secco di vittorie. Anche se, solo con i Mondiali 2014, 1993, 1992, 1991 e 1986 si può azzardare un paragone quasi alla pari onesto, poiché il numero delle tappe a disposizione per centrare un primo posto è stato in quelle occasioni quantomeno vicino all’attuale: 16 in tutti i casi, tranne nel 2014 in cui sono state 19, contro le 21 del 2016.
Sono stati assortiti gli errori “strutturali” della Ferrari, in questo 2016 horribilis: scarsa comunicazione interna, controproducenti annunci trionfalistici da parte di Sergio Marchionne ad inzio stagione, che hanno finito per creare troppe aspettative/tensioni in squadra, l’addio di James Allison, un progetto tecnico troppo azzardoso, le conseguenti “depressioni” di Vettel… La SF16-H si è dimostrata monoposto di difficile comprensione per gli stessi tecnici, incapaci di indirizzare correttamente lo sviluppo e perdendo terreno dai rivali tedeschi e dalla Red Bull, soprattutto da Barcellona in avanti. Boss Marchionne se n’è uscito parlando genericamente di “errata gestione di processo”. Bah…
Con la nuova gestione affidata a Mattia Binotto s’intende creare maggior compattezza in tutti i reparti della Scuderia, in modo che la nuova creatura possa essere prestazionale e funzionale all’evoluzione (il “processo” di cui sopra) nel corso dell’annata. Le nuove regole e l’adozione di pneumatici decisamente più larghi, di 8 cm le posteriori e di 6 le anteriori, potrebbero rimescolare le carte e favorire l’ascesa dei team più in difficoltà, ivi compresa la Rossa. Ahimè.
“Il problema nostro è di aerodinamica, lo abbiamo avuto storicamente in Ferrari e specialmente negli ultimi anni in cui non siamo riusciti a colmare la differenza tra noi e gli altri. Specialmente con la Red Bull che quest’anno ha fatto un lavoro favoloso. Mentre loro hanno fatto progressi enormi noi siamo rimasti indietro. E l’abbiamo pagato”. Altre parole e musica by Sergio Marchionne. Gli ha fatto eco il “grande imputato che non t’aspetti” Maurizio Arrivabene, il quale ha affermato: “Il nostro 2017 è partito l’agosto scorso con la rivoluzione tecnica. Dalla Ferrari la gente si aspetta un sacco di cose, vittorie, successi, e dunque daremo il massimo per farlo, ed è stato molto deludente non essere riusciti a vincere nemmeno una gara. Da quando c’è la nuova struttura si sono viste cose positive già in Giappone e ad Abu Dhabi: ora c’è Mattia Binotto, grande tecnico Non faccio però nessuna previsione ma so ce i ragazzi stanno lavorando molto e molto bene e tutti insieme”.
Sperare negli sconvolgimenti regolamentari del prossimo Mondiale, ridurre tutto o quasi ai problemi di aerodinamica e sperare nella maestria del “messia” Binotto non rischia di rivelarsi una base fragilina da cui ripartire per provare a vincere il titolo iridato? Tutti ci auguriamo di no e basta proclami per favore…
giuseppe.urbano@oasport.it
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