Formula 1
F1, il ritiro di Nico Rosberg: quando l’Uomo ha la meglio sul Pilota…
Premessa doverosa: i reali motivi che hanno spinto il neo Campione del Mondo di Formula Uno a lasciare il Circus sono noti soltanto al diretto interessato ed ai suoi cari. Tutto il resto (comunicati e messaggi vari inclusi) va preso con il beneficio del “dubbio”, perché nessuno è costretto a dichiarare il vero, quando questo appartiene alla sfera degli affetti, dell’intimità, dell’esistenza e non si è di fronte ad un Amico, un nonno, un genitore, un fratello, un coniuge, un figlio.
Eppure, alcune parole pronunciate da Nico nel corso della conferenza stampa di Vienna per la consegna dei premi FIA, dove il tedesco ha “giustificato” la sua clamorosa decisione di ritirarsi ad appena cinque giorni dalla vittoria del primo – a lungo inseguito, sognato, mai bramato – titolo iridato della sua carriera di pilota, non possono non essere considerate vere e sincere, anzi hanno confermato che Rosberg è sempre stato un pilota troppo “uomo” per quel mondo su quattro ruote così stressante, competitivo, individualizzante, spietato, veloce…
“È stato meraviglioso e credo che sia la cosa giusta da fare. Io sono molto entusiasta, anche mia moglie lo è, perché avrà il marito e mia figlia il suo papà. Una delle cose più belle per me è essere riuscito a vincere il titolo come fece mio padre e dopo aver visto il trofeo ho voluto incontrarlo: è stato stupendo”.
Sì, proprio un pensiero stupendo, parole toccanti, chiarificatrici, senza veli ipocriti: Nico, figlio di Sina e Keijo Erik Rosberg, marito di Vivian Sibold e papà di Alaϊa Rosberg ha scelto, una volta realizzato il sogno materiale di una vita nonché l’obiettivo di una carriera sportiva, la normalità, la felicità profonda, l’amore in senso assoluto. Una slow life, ove possibile…
Ha ben bene guardato indietro, avanti e nel suo portafogli, prendendo una decisione “choccante” solo per gli spesso asettici abitanti del paddock (Lauda in primis, Hamilton incluso, checché ne dica da solito, inguaribile spaccone mascherato); ampiamente “annunciata” per se stesso e per l’unico mondo che a lui interessa. La famiglia.
Quella che dai soliti noti del Circus è stata definita “improvvisa decisione coraggiosa”, andrebbe vista come una “maturata decisione umana”. Il pilota in questione ha rinunciato in un sol colpo alle reiterate luci della ribalta (che possono diventare ombre in un amen…), al suo gioco preferito, alla sua passione, ad “un mucchio di soldi” (Lauda dixit), alla possibilità di sfidare da Numero 1 il per niente amico compagno di scuderia, eccetera eccetera. Guadagnando, però, il successo di gran lunga più importante di tutti: la pace dei sensi, in nome dell’amore. Per sé e per le sole persone davvero importanti.
Paura di non ripetersi? Paura di ritornare alle spalle di Hamilton? Paura di deludere? Paura: che brutto termine, per decisioni come queste… “È stata un’esperienza incredibile, qualcosa che ricorderò per sempre. Certo è stato anche molto difficile, specie negli ultimi due anni con le sconfitte patite contro Lewis, momenti davvero difficili che hanno dato una spinta alle mie motivazioni in un modo che non credevo fosse possibile per tornare a combattere e a realizzare il mio sogno. Ho scalato la mia montagna, sono in vetta. E questo mi fa stare bene”.
Equilibrio. Come dargli torto…
giuseppe.urbano@oasport.it
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