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Golf, sprazzi di luce per Edoardo Molinari, crollato in un lustro dal gotha mondiale all’anonimato. Ma dal fondo si può solo risalire

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Si intravedono finalmente piccoli spiragli di luce oltre il buio in cui era sprofondato da tempo Edoardo Molinari, il maggiore dei due fratelli che hanno scritto pagine indelebili di storia del golf italiano. Da diversi anni Dodo non riesce ad esprimere il suo miglior gioco e nel corso dell’European Tour 2016 ha superato il taglio soltanto in 13 occasioni su 27 tornei a cui ha preso parte, segnale evidente di un lento declino che alla soglia dei 36 anni sembrava ormai inesorabile.

Eppure ad Hong Kong Edoardo Molinari è tornato a mostrare sprazzi di quella classe che lo aveva condotto ai piani alti del ranking mondiale alla fine dello scorso decennio. Dopo un avvio stentato e tutto sommato in linea col suo recente standard, due giri da sballo a metà gara lo avevano persino illuso di poter puntare a qualcosa di più di un semplice piazzamento di prestigio, prima di un calo nell’ultima tornata che lo ha relegato in una comunque onorevole 14esima piazza, un risultato che assume una valenza notevole per il morale del fuoriclasse torinese piuttosto che per fini puramente statistici.

Ma ripercorriamo le tappe più significative della carriera dell’ingegnere del golf azzurro. Edoardo Molinari si è messo in luce nel 2005 con la vittoria nello US Amateur, primo europeo in grado di prevalere nella competizione che apre le porte al professionismo, un bel biglietto da visita per cominciare ad acquisire esperienza nei Major e affrontare i tornei del circuito dell’European Tour con una consolidata consapevolezza nelle proprie indiscusse qualità. La prima grande affermazione è arrivata nel novembre 2009, quando ha portato a casa il Dunlop Phoenix Tournament, valido per il Japan Tour, sconfiggendo ai play-off il blasonato svedese Robert Karlsson. Una settimana dopo, in coppia con il fratello Francesco, si è tolto anche lo sfizio di battere nuovamente lo svedese nell’Omega Mission Hills World Cup, ma il top della sua carriera si è materializzato l’anno seguente. L’11 luglio 2010 Edoardo ha alzato al cielo la coppa del Barclays Scottish Open e il 29 agosto, sempre in Scozia, si è aggiudicato anche il Johnnie Walker Championship, guadagnandosi la convocazione per il team Europa nella storica Ryder Cup 2010, vinta insieme al fratello Francesco con un solo punto di margine sugli statunitensi.

Molinari si è issato così persino al 14° posto nel World Golf Ranking, prima di eclissarsi pian piano fino al 966° posto attuale, un piazzamento che non rispecchia minimamente il suo valore ma che descrive la parabola discendente che ormai lo accompagna da un lustro. Un pizzico di appagamento subentrato in seguito al matrimonio e alla nascita dei suoi due bambini potrebbe forse averlo parzialmente distratto dall’attività agonistica, ma le straordinarie recenti imprese di Francesco, anch’egli rinato come l’Araba Fenice, sembrano averlo finalmente destato dal torpore risvegliando in lui lo spirito di emulazione. Con l’ottima prova in terra asiatica Edoardo Molinari potrebbe così aver imboccato la rotta giusta per tornare ad essere un protagonista indiscusso del golf italiano nel mondo.

mauro.deriso@oasport.it

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Foto di Valerio Origo

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