Nuoto

Il 2016 del nuoto italiano: l’incoronazione di Paltrinieri, il sorprendente Detti ed ancora tanta Fede….Pellegrini, ma il resto?

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Il 2016 ci sta per salutare ed è tempo di bilanci. Non fa eccezione, in questo, l’analisi del nuoto azzurro che quest’anno ha avuto l’impegno clou delle Olimpiadi di Rio 2016 passando per gli Europei di Londra  ed i Mondiali di Windsor (Canada) in vasca corta. Che risposte, dunque, il movimento italico ha dato nelle piscine internazionali?

PUNTE OK – Le note liete della stagione vengono dalle nostre punte che, pur in sede diverse, sono riuscite a massimizzare le loro prestazioni. L’Olympic Aquatics Stadium è stato il palcoscenico dell’esibizione regale di Gregorio Paltrinieri nei 1500 stile libero. Quell’incedere in acqua, all’attacco subito dalle prime bracciate, ha trasformato la specialità delle 30 vasche in uno spettacolo. Il passo da 29″ ogni 50m ha piegato le resistenze di tutti gli avversari e non ce n’è stato per nessuno. Un successo in solitaria, come piace Greg, che l’ha incoronato re del mezzofondo, chiudendo il cerchio con l’ultimo alloro mancante. Il Brasile, però, non è stato solo territorio di conquista per Paltrinieri ma anche l’altro Gemello del nuoto azzurro Gabriele Detti, sbocciato nella stagione corrente dopo i problemi fisici del 2015. Una rivelazione il 22enne di Livorno, oro nella rassegna europea britannica dei 400 stile libero e bronzo ai Giochi nella medesima distanza e nei 1500. Una doppietta che ha riportato alla mente i momenti vissuti a Sydney 2000, quando furono Domenico Fioravanti e Davide Rummolo ad occupare il primo ed il terzo gradino del podio dei 200 rana. L’unica nota stonata per i due cavalieri delle acque nostrani sono stati i campionati iridati in Canada ma se un argento (Paltrinieri) in vasca corta deve essere interpretato come una delusione, ottenuto in condizione di forma non eccellenti, va da sé che per il futuro si può ancora sognare. L’evento di Windsor, invece, è stata l’occasione dell’ennesima rinascita di Federica Pellegrini, araba fenice risorta spesso dalle proprie ceneri. Reduce dall’amarezza del quarto posto della finale olimpica dei 200 stile libero, la campionessa di Spinea ha fatto appello a tutta la sua classe per rimettersi nuovamente in gioco, nonostante le 28 primavere, e nella piscina da 25m nordamericana sono arrivate 3 medaglie di cui l’oro proprio nella sua distanza preferita, che mai in carriera aveva conseguito. Un successo che rilancia per il nuovo ambizioso progetto di Tokyo 2020.

MENTALITA’ PERDENTE- L’anno che sta per lasciarci, però, non è stato diverso dagli altri relativamente all’alto numero di controprestazioni riscontrate nella manifestazione a Cinque Cerchi. Più dell’80% dei nostri atleti, a Rio, non ha espresso le proprie qualità, peggiorando sensibilmente i riscontri cronometrici. Un problema di mentalità dettato, evidentemente, dall’interpretazione del traguardo olimpico ritenuto ottimo già solo per la partecipazione e non per il risultato finale. Tanti sorrisi e sbigottimento in quella settimana verdeoro a conferma che il gruppo azzurro non ha ancora raggiunto un certa maturità. Da dove ripartire dunque? Più gare in Coppa del Mondo? Cambiamenti dei criteri di selezione? Tutte soluzioni valide ma che debbono partire, però, da un’analisi attenta del nuotatore in primis perchè cominciano ad essere davvero troppe le stelle cadenti delle acque tricolori. I problemi di Simone Sabbioni, uno dei dorsisti più forti a livello juniores, rappresentano l’icona di un disagio poco comprensibile. Troppo lavoro in età giovanile che porta ad una saturazione? Difficile affermarlo da esterni. Certo è che la lista lunghissima di talenti, fenomenali nell’età 16-17 anni, e “normali” a livello seniores invita a tante riflessioni in merito.

giandomenico.tiseo@oasport.it

Twitter: @Giandomatrix

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Foto da Deepbluemedia

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