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Karate, una stagione positiva per l’Italia con rotta su Tokyo 2020. Busà e Cardin punte azzurre, Busato e Bottaro ai vertici mondiali del kata

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Tante conferme ad alti livelli, ma pochi acuti. Si può riassumere così in estrema sintesi il 2016 dell’Italia del karate, disciplina che godrà della ribalta olimpica a partire da Tokyo 2020 e che pertanto si appresta a vivere un quadriennio di grande evoluzione e fermento a livello internazionale. Va in archivio per gli azzurri un’annata complessivamente molto positiva, ma cadenzata da una serie di risultati agrodolci che conferiscono una sensazione di incompiutezza alla stagione dei nostri portacolori.

Gli Europei di Montpellier sono stati impreziositi dal trionfo di Sara Cardin nella categoria 55 kg al termine di una finale palpitante contro l’ucraina Anzhelika Terliuga, che conduceva 3-0 fino a pochi secondi dalla fine, ma è stata costretta dall’azzurra ad uscire fuori dall’area di combattimento e a beccarsi la quarta ammonizione, sinonimo di squalifica. L’oro della Cardin ha mascherato le difficoltà dei principali interpreti della specialità nel Bel Paese, nessuno dei quali è riuscito ad emulare in ambito continentale le gesta della plurimedagliata collega. Stefano Maniscalco (84 kg) e Gianluca De Vivo (67 kg) hanno ceduto il passo soltanto in finale, portando a casa la medaglia d’argento, mentre dal kata sono arrivati i bronzi di Viviana Bottaro e Mattia Busato.

I Mondiali di Linz, invece, hanno evidenziato la competitività del movimento azzurro in quasi tutte le categorie, ma anche una difficoltà collettiva nel reggere la pressione in occasione delle sfide decisive. Quattro bronzi, di cui due individuali (l’eterno Luigi Busà nei 75 kg e Viviana Bottaro nel kata) non bastano a rendere brillante il bilancio di una spedizione partita per l’Austria con ben altre ambizioni. Va ricordato, altresì, che a Tokyo saranno ammesse soltanto otto categorie, quattro per gli uomini (67 kg, 75 kg, +75 kg, kata) e altrettante per le donne (55 kg, 61 kg, +61 kg, kata), ciascuna delle quali conterrà appena 10 atleti, con criteri di qualificazione decisamente restrittivi e complessi.

Le punte del movimento azzurro sono ancora Luigi Busà (75 kg) e Sara Cardin (55 kg), le cui categorie di peso saranno entrambe rappresentate ai Giochi di Tokyo, ma i due alfieri italiani, simboli internazionali della disciplina, nel 2020 avranno 33 anni e dovranno far leva sull’esperienza piuttosto che sulla freschezza atletica per poter ambire ad una medaglia che da sola vale un’intera carriera. Il desiderio di impreziosire ulteriormente un palmarès già ricco di trionfi li indurrà senza dubbio alcuno a dare il massimo in questo quadriennio per garantirsi almeno la partecipazione ai Giochi, dove in un sol giorno dovranno dare il meglio di sé per aggiungere un tassello importante al medagliere azzurro.

Ma le soddisfazioni potrebbero arrivare anche dal kata, che nel 2016 ha fatto registrare i progressi di Viviana Bottaro (tre medaglie tra Europei e mondiali) e la conferma in ambito internazionale di Mattia Busato, bronzo agli Europei di Montpellier e vincitore nello Us Open di Las Vegas. Fari puntanti anche su Gianluca De Vivo, argento europeo in carica nei 67 kg, e su Viola Lallo, giovane e sfrontata karateka che si è messa in luce a Linz con un eccellente settimo posto. Tra i possibili outsider in ottica Tokyo è opportuno annoverare Silvia Semeraro (68 kg) e Luca Maresca (60 kg), costretti tuttavia ad adattarsi a categorie non propriamente consone alle loro caratteristiche per poter ambire al pass per Tokyo e per continuare a cullare il sogno a Cinque Cerchi.

mauro.deriso@oasport.it

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