Editoriali
La rivincita sul destino della campionessa di tutto. Federica Pellegrini, un mito senza confini
La leggenda nasce anche dalle grandi sconfitte. Aveva lasciato le Olimpiadi di Rio 2016 in lacrime, distrutta nell’animo per quella medaglia sfumata di un soffio, nuotando un tempo al di sotto delle attese. A 28 anni sembrava il triste epilogo di una carriera comunque memorabile. No, non poteva finire così.
Spesso nello sport, come nella vita, dalle dolorose delusioni nascono le vittorie più intense, quelle che sanno emozionare. Federica Pellegrini ha affrontato l’inesorabile tagliola post-olimpica delle critiche, abbattutesi come un tornado su colei che, nonostante le apparenze, resta pur sempre una donna con la sua sensibilità, le sue debolezze e punti deboli.
Ha sofferto molto la fuoriclasse di Spinea. Ma il crepuscolo di un’estate amara è coinciso con l’alba di un’insaziabile sete di rivincita. Rinascere, ancora una volta. La batosta olimpica ha prodotto una nuova metamorfosi nella campionessa veneta, decisa a tornare alle origini ed a quei 100 sl che rappresenteranno l’ambizioso traguardo verso le Olimpiadi di Tokyo 2020.
Per riassaporare nuovamente l’ambrosia, tuttavia, la Divina non poteva che affidarsi agli amati 200 sl. Windsor ha chiuso un cerchio epocale: campionessa olimpica, mondiale (in vasca lunga e corta) ed europea. Campionessa di tutto. Semplicemente un’icona che ha segnato un’era di questo sport, come in altre epoche fecero Alberto Tomba per lo sci alpino, Armin Zoeggeler per lo slittino, Valentina Vezzali per la scherma, Fausto Coppi e Marco Pantani per il ciclismo.
L’azzurra ha trovato il coraggio di affrontare una nuova sfida per scacciare i fantasmi brasiliani. Non si è arresa, gestendo la sconfitta da autentica fuoriclasse e traendo da essa il fuoco per risorgere dalle ceneri. Una vittoria sul destino, prima ancora che sulle avversarie. No, quello di Rio non poteva essere l’epilogo. Nuovi confini attendono di essere varcati dal mito di colei che non si piega ai morsi dell’implacabile scorrere del tempo.
federico.militello@oasport.it
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ale sandro
7 Dicembre 2016 at 08:58
Spero davvero che le dichiarazioni sul non voler proseguire nei 200 come obbiettivo futuro , fossero delle uscite estemporanee. Mi sembra che più passi il tempo più abbia affinità con la doppia distanza , che è sempre la sua distanza, rispetto ai 100. E non parlo ovviamente solo in chiave staffetta.