Editoriali
Pagellone 2016: tutti i voti allo sport italiano! Tiro a volo inarrivabile, bene il judo. Atletica e basket gravemente insufficienti
E’ arrivato il momento del classico Pagellone di fine anno di OA Sport. La redazione si è riunita, tracciando un bilancio sport per sport. Buon divertimento!
Atletica: 2. Totalmente allo sbaraglio, quasi inesistenti, incapaci di reagire. Prestazioni deludenti, lontane anni luce dalla concorrenza internazionale, risultati pessimi in un contesto altamente competitivo in cui l’Italia fatica anche a fare la semplice “bella figura”.
Zero medaglie alle Olimpiadi: non succedeva dal 1956! La peggior spedizione degli ultimi 60 anni, a Rio nessun azzurro è riuscito a salire sul podio. Il movimento è stagnante e la luce alla fine del tunnel sembra non intravedersi. La conferma di Alfio Giomi alla Presidenza dopo un quadriennio disastroso (zero assoluto anche ai Mondiali 2015), il ritorno a Elio Locatelli nel ruolo di Direttore Tecnico, le continue scusanti agli atleti non fanno bene alla nostra povera atletica leggera.
Da questa pessima valutazione va naturalmente escluso Gianmarco Tamberi, l’unica punta di diamante a salvarsi in una panorama desolante: Campione del Mondo indoor, Campione d’Europa, primatista italiano con 2.39, capace di avvicinarsi al record del mondo, personaggio a tutto tondo e apprezzato anche fuori dal suo sport. Peccato l’infortunio che ha patito a un mese dalle Olimpiadi dove sarebbe stato il favorito annunciato per la medaglia d’oro (la quale non avrebbe cambiato minimamente il giudizio sull’atletica italiana). Positiva anche la stagione di Libania Grenot (confermatasi Regina d’Europa nel giro di pista e capace di trascinare la staffetta al bronzo continentale), bene le medaglie di Daniele Meucci e Veronica Inglese nelle mezze maratone degli Europei ma i sorrisi sono davvero minimi. Si parla sempre dei giovani ma il salto di qualità fatica ad arrivare.
Badminton: 5. Una nuova stagione di crescita per l’Italia del volano, con il progetto giovani 2024 che sembra dare i suoi primi frutti. Il 2016 si è dimostrato molto prolifico proprio sotto il punto di vista dei talenti in erba, con le prestazioni di Fabio Caponio, Matteo Bellucci, Lisa Iversen, Kevin Strobl, Lukas Osele e Giulia Garino nei vari tornei, non di primissima fascia, ma pur sempre delle competizioni seniores. Stiamo infatti parlando di ragazzi molto giovani, addirittura minorenni, che si stanno affacciando nel panorama internazionale, con un progetto che culminerà solamente tra otto anni, con le Olimpiadi 2024.
La notizia migliore è però la presenza di Jeanine Cicognini ai Giochi di Rio, nei quali l’azzurra naturalizzata è stata però sconfitta in entrambi i match disputati, regalando comunque una preziosa partecipazione al movimento. Un anno negativo invece per il numero 1 degli uomini Rosario Maddaloni, che per un pelo ha mancato la qualificazione a cinque cerchi, infortunandosi poi nella seconda parte della stagione.
Ben riuscita anche la sedicesima edizione dello Yonex Italian International, che nella cornice del PalaPellicone di Ostia ha visto uno strepitoso secondo posto dello sparring Indra Bagus Ade Chandra, con l’indonesiano che tornerà a casa nel 2017, dopo l’esperienza nel Bel Paese.
La strada è dunque tracciata e bisognerà proseguire in questo senso per raggiungere grandi traguardi a lungo termine. Il presente, tuttavia, dice di un’Italia ancora molto lontana dal vertice planetario.
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Beach volley: 8.5. Paolo Nicolai e Daniele Lupo sono entrati nella storia disputando la finale olimpica a Copacabana e inchinandosi solo ai campionissimi di casa Alison/Bruno, da due stagioni dominatori del circuito. Da solo, questo risultato vale il massimo dei voti e va unito con i successi e i podi nel World Tour di Ranghieri/Carambula che hanno fruttato la qualificazione della seconda coppia azzurra ai Giochi di Rio con eliminazione nel derby agli ottavi di finale. Non è però tutto oro quello che luccica. C’è il misterioso (tuttora) caso doping che ha investito la coppia di punta femminile, con Viktoria Orsi Toth fermata alla vigilia del torneo olimpico, a cui hanno partecipato, superando il primo turno e strappando l’unico set alle future campionesse Ludwig/Walkenhorst, Menegatti e Giombini e c’è il “pasticcio” campionato italiano con le proteste più o meno veementi dei giocatori. Di contro c’è anche la nascita della Lega che potrebbe portare benefici ed una maggiore organizzazione a tutti i livelli. Per ora godiamoci l’argento della coppia azzurra, poi si vedrà.
Calcio: 7. La cura Conte ha risollevato l’Italia dal baratro in cui era piombata nell’ultimo quadriennio e ha risvegliato anche l’orgoglio nazionale intorno ad un gruppo che si è presentato agli Europei di Francia tra mille perplessità, ma ha sfiorato l’impresa contro i Campioni del Mondo, uscendo a testa alta nei quarti di finale dopo aver letteralmente schiantato il Belgio, ben più accreditato rispetto agli azzurri, e soprattutto la Spagna, vincitrice delle due precedenti edizioni. Ventura, in seguito, ha saputo sfruttare al meglio il lavoro del suo predecessore, integrando la rosa con innesti giovani e talentuosi, a partire da Andrea Belotti, destinato a diventare l’uomo simbolo di un movimento che si appresta a vivere un anno di fondamentale importanza per forgiare la mentalità vincente delle nuove leve. La qualificazione ai prossimi Mondiali che si svolgeranno in Russia nel 2018 rappresenta il bivio tra la maturità e il sanguinoso fallimento del progetto.
Calcio femminile: 6,5. La nazionale di Antonio Cabrini ha centrato la qualificazione agli Europei 2017 (in programma dal 16 luglio al 6 agosto) arrivando seconda nel girone D alle spalle della Svizzera. Un percorso complicato, ad un certo punto, reso meno impervio dall’ottima reazione nelle ultime uscite che ha consentito alla nostra compagine di staccare il biglietto per l’Olanda rientrando tra le migliori seconde. L’esito del sorteggio della Fase Finale della competizione continentale non è stato fortunato per i colori nostrani. L’Italia è stata inserita, infatti, nel gruppo B insieme a Germania, Svezia e Russia e soltanto le prime due di ogni girone potranno accedere ai quarti di finale. Un obiettivo molto difficile tendendo conto che si trovano nel medesimo raggruppamento la medaglia d’oro e d’argento dei Giochi Olimpici di Rio 2016. Il riscontro positivo dell’annata, poi, è avvalorato dall’impresa storica compiuta dal Brescia di Milena Bertolini, giunto fino ai quarti di Champions League, battendo compagini ben più qualificate come il Liverpool ed il Fortuna Hjorring. Un traguardo prestigioso per il club lombardo che ha permesso al movimento femminile italiano di mettersi in mostra nella più importante competizione europea per club.
Calcio a 5: 4. Due inammissibili precoci eliminazioni nelle due principali competizioni internazionali testimoniano il fallimento di un percorso che erano iniziato in entrambi i casi sotto i migliori auspici. L’Italia ha dominato il girone di qualificazione degli Europei in Serbia a febbraio, salvo poi incappare in un tremendo stop ai quarti contro il non irresistibile Kazakistan, che ha fatto a fette i campioni in carica con un perentorio 5-2. Ma se sbagliare è umano, perseverare è diabolico e nei Mondiali colombiani dello scorso settembre il trend si è ripetuto con risultati ancor più catastrofici. Dopo le nette vittorie nel girone contro Paraguay, Guatemala e Vietnam, è arrivata l’incredibile disfatta agli ottavi contro il modesto Egitto, che non si è fatto scappare l’occasione di punire un’Italia troppo remissiva e forse oberata dall’eccessivo ricorso agli oriundi, a cui manca inevitabilmente un legame viscerale con il tricolore. Dal campionato, intanto, emergono discreti segnali da parte delle nuove leve. Fusari e Castagna sono già due certezze per il futuro, Tenderini e Fortini si apprestano a diventarlo, mentre Crema continua a segnare gol a raffica e si candida per essere l’uomo simbolo del movimento per il prossimo anno.
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Canottaggio: 7. Quattro finali olimpiche e due medaglie di bronzo con quattro senza (Matteo Castaldo, Matteo Lodo, Domenico Montrone e Giuseppe Vicino) e due senza (Giovanni Abagnale e Marco Di Costanzo). Il canottaggio tricolore non ha deluso a Rio. Lo ha fatto grazie allo splendido lavoro del settore di punta senior, capace di ritornare sul podio a cinque cerchi dopo 12 anni. Un gruppo giovane con età media di 24,8 che, nonostante i cambiamenti di formazione dell’ultimo minuto, è riuscito a farsi trovare pronto nell’appuntamento più importante. Rimangono a bocca asciutta pesi leggeri e coppia, quest’ultima sempre sul podio da Seoul 1988. La medaglia per Romano Battisti e Francesco Fossi non era prevista alla vigilia e il quarto posto carioca si è rivelato la miglior perfomance stagionale. Bravi anche Stefano Oppo, Martino Goretti, Livio La Padula e Pietro Ruta. Il quattro senza pesi leggeri ci ha fatto sognare vincendo batterie e semifinali ma il quarto posto resta comunque un grande risultato. Chi ha deluso è stato il doppio pesi leggeri di Marcello Miani e Andrea Micheletti, gli unici sotto le attese con una gara anonima. Non ci si poteva aspettare di più infine dal settore femminile. Le due barche che hanno partecipato a Rio dovranno essere un trampolino di lancio per Tokyo 2020, rassegna olimpica in cui saranno presenti sette barche al via.
Canoa velocità: 6. Il voto come sempre comprende sia il settore maschile che quello femminile. Lo scorso anno il mancato raggiungimento di pass olimpici ai Mondiali di Milano aveva pesantemente segnato il giudizio sugli uomini. L’abbuffata di barche qualificate per Rio attraverso le gare di Duisburg e gli scandali doping non può che premiare un settore che ha visto la conquista di ben tre finali olimpiche. Storico il risultato di Carlo Tacchini, capace di riportare una barca azzurra al vertice della canadese 56 anni dopo l’argento nel C2 1000m di Aldo Dezi e Francesco La Macchia. Straordinari Giulio Dressino-Nicola Ripamonti, in grado di cancellare un inizio di stagione sottotono con un sesto posto che rilancia la grande tradizione italiana nel K2 1000. Immenso Manfredi Rizza che con una partenza migliore avrebbe persino potuto portare l’Italia sul podio del K1 200. Lo sprinter pavese nel 2016 è l’azzurro che ha più impressionato, vincendo tra l’altro la tappa di Coppa del mondo di Duisburg. Rimandato per l’ennesima volta invece il settore femminile, troppo lontano dal resto del mondo per poter ambire a qualcosa.
Canoa slalom, 6. Come i cugini della velocità, anche qui bisogna fare delle distinzioni. Nel kayak l’Italia non ha ripetuto il trionfo di Daniele Molmenti a Londra 2012 ma ha comunque dimostrato di avere un movimento florido. Giovanni De Gennaro si è preso il pass a cinque cerchi battendo proprio il campione olimpico in carica. La top ten raggiunta dal bresciano a Rio è senza dubbio un risultato di spessore, al quale bisogna aggiungere la finale agguantata da Stefanie Horn nel K1 femminile. Non va dimenticata nemmeno la storica doppietta Di Gennaro-Molmenti nella tappa di Coppa del mondo di Ivrea. Qualcosa è mancato invece nella canadese. Un vero peccato il mancato raggiungimento di pass olimpici, soprattutto nella canadese biposto con Pietro Camporesi e Niccolò Ferrari incapaci di strappare un biglietto pienamente alla loro portata. Il 2016 è stato l’anno anche del quinto posto di Roberto Colazingari nel C1 in Coppa del Mondo ad Ivrea. Un risultato che speriamo sia il primo di una lunga serie per il canoista originario di Subiaco, tra i grandi della specialità dopo gli svariati titoli giovanili.
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Ciclismo su strada: 6,5. Vincenzo Nibali, ancora una volta, si è confermato la punta del movimento vincendo il Giro d’Italia e facendo sognare milioni di tifosi alle Olimpiadi di Rio 2016, dove solamente una caduta sull’ultima discesa gli ha tolto la possibilità di giocarsi una medaglia che a quel punto sembrava sicura. Continua a crescere Giacomo Nizzolo, quinto ai Mondiali e sempre più proiettato su una dimensione internazionale, nonostante gli manchino ancora dei successi di peso. Ha deluso Fabio Aru, lontano dai migliori al Tour de France: un passaggio a vuoto, in ogni caso, ci sta all’interno del percorso di crescita. Bene la squadra sia alle Olimpiadi, che agli Europei che ai Mondiali, a testimoniare di un lavoro che con il Ct Davide Cassani sta dando i suoi frutti. Tanti giovani in ripresa e altri che sono pronti ad entrare nel mondo del professionismo, il bilancio è positivo nonostante manchi qualcosa in termini di vittorie.
Ciclismo su pista: 8. Un settore in fortissima crescita, non solo per la medaglia d’oro di Elia Viviani alle Olimpiadi di Rio, che in ogni caso ne rappresenta la realizzazione in termini di risultati. I quartetti stanno tornando a viaggiare su tempi analoghi a quelli delle altre potenze Mondiali (tra gli uomini alle Olimpiadi sono mancati pochissimi centesimi per raggiungere la finale per il bronzo) e Filippo Ganna ha vinto il Mondiale dell’inseguimento individuale nonostante la ancora giovane età. Il progetto Tokyo 2020 sembra pronto a decollare e nei prossimi 4 anni potremmo già vedere risultati entusiasmanti da un settore che sembrava in eterna crisi salvo risollevarsi prepotentemente con tanti giovani e giovanissimi che sembrano avere passione e voglia per una specialità molto affascinante. La strada intrapresa è senza dubbio quella giusta, l’importante sarà non sprecare quanto di buono fatto fino ad ora e lavorare sulla base del movimento e sulle strutture.
Bmx: 1. Settore che in Italia deve ancora trovare la sua dimensione. Basti pensare che alle Olimpiadi di Rio la squadra azzurra non era rappresentata né in campo maschile né in campo femminile, a testimonianza di quanta strada ci sia da fare ancora per raggiungere un alto livello di competitività.
Ciclismo femminile: 8. Elisa Longo Borghini si conferma una delle più forti cicliste al mondo. Non solo la medaglia di bronzo ai Giochi Olimpici di Rio, arrivata con una prova di testa, cuore e gambe davvero meravigliosa. Tante altre le dimostrazioni, a partire dalla cronometro a Cinque Cerchi di pochi giorni dopo chiusa al quinto posto e passando per la medaglia di bronzo agli Europei di Plumelec, di una classe sopraffina. Da sottolineare però anche la prova di Marta Bastianelli ai Mondiali di Doha che, in una volata di gruppo, ha chiuso al quinto posto (ad un passo dal podio). Splendide anche le due vittorie dell’esperta Giorgia Bronzini nel Giro donne: l’ex campionessa del mondo non vuole finire di stupire. L’Italia cresce e lo fa soprattutto con le giovani. Lisa Morzenti, Elisa Balsamo e Letizia Paternoster sono un patrimonio del ciclismo italiano da coltivare al meglio sin dalla prossima stagione.
Mountain bike: 4. Stagione tutt’altro che positiva. L’obiettivo del quadriennio erano i Giochi Olimpici di Rio e, al Mountain Bike Center di Deodoro, gli azzurri non sono riusciti a conquistare il grande risultato. Marco Aurelio Fontana, bronzo in carica dopo Londra, è stato molto sfortunato: ha forato dopo pochi chilometri dal via quando era in coppia con Peter Sagan e pronto a compiere l’impresa. Colui che ha conquistato la sufficienza più che piena è Luca Braidot, settimo ed a lungo in lotta per il podio. Molto male invece Eva Lechner, che partiva con grandissime ambizioni: mai in corsa per le posizioni di rilievo la 31enne di Bolzano, che ha chiuso in 18ma posizione. Risultati tutt’altro che positivi anche quelli arrivati negli Europei in Svezia e nei Mondiali di Repubblica Ceca, con gli azzurri che non sono riusciti mai a raggiungere la top-5.
CLICCA PAGINA 5 PER GINNASTICA ARTISTICA, GINNASTICA RITMICA E TRAMPOLINO ELASTICO
Ginnastica artistica (femminile): 6/7. Un voto dovuto in particolar modo alla solita eterna Vanessa Ferrari che ancora una volta ha strabiliato tutti, emozionando gli appassionati per l’ennesima volta. Questa volta la Leonessa era davvero a un passo dall’agognata medaglia olimpica, l’obiettivo che ha inseguito per tutto il quadriennio dopo le lacrime amare versate a Londra 2012 quando il parimerito con Aliya Mustafina le tolse il bronzo. La 26enne ha cercato la magia al corpo libero, il suo attrezzo preferito, quello su cui si è particolarmente concentrata nell’ultimo periodo: con un tendine d’Achille semi distrutto e senza aver praticamente gareggiato per tutto l’anno con l’intento di preservarsi, la Campionessa del Mondo 2006 ha commesso una sbavatura sull’ultima diagonale che l’ha relegata alle spalle della sorpresa Amy Tinkler, dietro alle favoritissime Simone Biles e Aly Raisman.
Se Vanessa fosse riuscita nell’intento allora il voto sarebbe stato decisamente più alto. L’undicesimo posto nella prova a squadre (fallito l’obiettivo minimo della Finale, alla vigilia i diretti interessati parlavano addirittura della volontà di tentare il tutto per tutto per le medaglie), a causa di una rotazione da incubo alla trave, non rende purtroppo onore a una formazione che invece aveva ben figurato negli ultimi due Mondiali (due quinti posti nei turni di qualificazione a Nanning 2014 e Glasgow 2015).
Agli Europei ci siamo presentati con una formazione non al top, entrando nella finale a 8 solo per un paio di decimi (l’eliminazione sarebbe stata clamorosa). La mancanza di podi internazionali (non basta il risultato di Vanessa nella tappa della World Challenge Cup disputata ad Anadia prima dei Giochi) è un campanello d’allarme.
Da accogliere positivamente le prestazioni di Sofia Busato (quarta al volteggio agli Europei), Erika Fasana (finalista al corpo libero alle Olimpiadi), le medaglie delle juniores nella rassegna continentale (oro di Martina Maggio alla tavola, bronzo di Martina Basile nell’all-around e argento al volteggio), l’esplosione dei talentini della classe 2003 in vista di Tokyo 2020 (Giorgia Villa e le gemelle D’Amato su tutte).
Ginnastica artistica (maschile): 4. L’onda lunga della disfatta di Glasgow si ripercuote anche sulla stagione che si sta per concludere. I Mondiali deludenti del 2015 sono costati la mancata qualificazione alle Olimpiadi di Rio 2016 e rappresentano l’anno zero dell’intero movimento.
La presenza decubertiana di Ludovico Edalli ai Giochi non rende onore a uno sport che ha ottenuto risultati eccezionali negli ultimi decenni ma che sembra essere sprofondato verso l’anonimato: l’atto conclusivo nel concorso generale era assolutamente alla portata ma è mancata della qualità per poterci arrivare.
La Finale ottenuta con la squadra agli Europei di Berna rappresenta solo un timido segnale ma non può davvero bastare. I giovani hanno ottenuto qualche buon risultato, in particolar modo nei meeting di fine stagione, qualcosa sembra potersi anche muovere ma la sensazione è che la risalita si preannunci davvero molto complessa. I nostri veterani ormai sembrano vicini al passo d’addio (cosa faranno Morandi, Busnari e compagnia?), speriamo che il futuro possa rasserenarsi.
Ginnastica ritmica: 6/7. Le Farfalle hanno mancato il podio alle Olimpiadi e agli Europei: due amari quarti posti che hanno impedito alla squadra di Emanuela Maccarani di consacrarsi. Spesso si tirano in ballo le giurie ma è innegabile che ci sono stati degli errori sulla pedana di Rio, costati quella medaglia che sarebbe stata meritata per Marta Pagnini e compagni.
La loro eleganza, la classe innegabile, il talento, il fascino sono inconfutabili e affascinano tutto il pubblico. Era però lecito aspettarsi qualcosa in più da una formazione capace di salire sul podio a Mondiali e tappe di Coppa del Mondo, smarritasi però proprio sul più bello. Ora il ritiro delle veterane ha portato a un ricambio generazionale: vedremo cosa sapranno regalarci nel prossimo quadriennio.
A livello individuale, invece, da promuovere la bella stagione di Veronica Bertolini (qualificatasi ampiamente alle Olimpiadi) e le prestazioni delle juniores agli Europei di categoria: Alexandra Agiurgiugulese ha vinto 3 medaglie, la squadra ha conquistato il bronzo.
Trampolino elastico: 0. La mancata qualificazione alle Olimpiadi a causa del Mondiale 2015 rappresenta l’anno zero per questa disciplina mai decollata in Italia. Occorrerà investire nel futuro visto che assegna ben due titoli olimpici.
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Rugby: 6,5. La filosofia del nuovo ct azzurro Conor O’Shea ha davvero risollevato l’ambiente e soprattutto dato nuove speranze in prospettiva, grazie anche allo storico successo ottenuto contro il Sudafrica e al coraggioso impiego di giocatori giovani che possono rappresentare i cardini per un progetto vincente dopo anni di delusione. L’Italrugby deve riprendersi al più presto dalla disastrosa gestione Brunel e il viatico sembrerebbe essere quello giusto, anche se i buoni propositivi nono trovano la necessaria corrispondenza nelle franchigie impegnate a livello internazionale. Troppo misera la figura della Benetton e delle Zebre nel prestigioso Pro12, con le due squadre spesso bersagliate dalla stampa del Vecchio Continente per l’inadeguatezza palesata in più di una circostanza. Tuttavia, la collaborazione intrapresa tra lo staff tecnico azzurro e quello dei club può apparire come un’idea raffinata e proficua sul lungo periodo, sperando che il 2017 rappresenti l’anno della definitiva rivincita per una disciplina troppo spesso tralasciata nel nostro Paese.
Rugby a 7: 1. Anche quest’anno ci ritroviamo a commentare una stagione deludente per il rugby a 7 italiano, culminata con l’assenza del Tricolore dalla madre delle rassegne sportive, i Giochi Olimpici, di cui il rugby è tornato a far parte nella sua versione Seven. D’altronde non si è ancora investito con decisione su questa disciplina, nonostante si tratti di uno sport indubbiamente spettacolare, rapido e veloce nel gioco per via del ridotto numero di unità di cui è composta ciascuna squadra. La mancanza di un campionato italiano in cui far crescere i giocatori e con cui far conoscere ad un pubblico più vasto questo sport è certamente soltanto il culmine di un movimento pressoché assente. Per l’Italia pensare di poter ben figurare con le Nazionali (maschile, femminile e giovanili) in questo ambito appare, attualmente, davvero un’utopia.
Golf: 6. La straordinaria vittoria di Francesco Molinari nel 73° Open d’Italia rappresenta l’apice di un’annata ricca di alti e bassi e caratterizzata da una complessiva involuzione dei big del movimento azzurro, in primis Matteo Manassero e Edoardo Molinari. Il più giovane dei due fratelli, al contrario, ha ritrovato la vena dei giorni migliori e ha collezionato piazzamenti di prestigio, incluso un secondo posto all’Open di Francia e un quarto posto a Dubai che lo hanno proiettato nuovamente tra i migliori interpreti europei della disciplina. Ottimi riscontri anche per Renato Paratore, il più giovane tra i qualificati all’evento clou dell’EuroTour a Dubai, a cui tuttavia manca ancora l’acuto per imporsi impetuosamente sulla scena. Tra le donne, si registrano timidi segnali di risveglio da parte di Diana Luna nel circuito del Ladies European Tour, mentre Sophie Sandolo sembra ormai sul viale del tramonto.
Hockey prato: 6. Poco da dire riguardo alla nazionale femminile guidata dal nuovo ct Roberto Carta: la cocente delusione del 2015, con la mancata qualificazione alle Olimpiadi ha costretto le azzurre a guardare Rio 2016 in TV. Bisognerà ripartire dalle giovani, che stanno crescendo costantemente: l’obiettivo ovviamente è Tokyo 2020. Sembra essere ripartita bene la squadra al maschile, guidata da Roberto Da Gai. Hanno dato spettacolo i Blue Gladiators in quel di Praga, nel Round 1 di World League, andandosi a prendere con quattro vittorie consecutive il successo e la qualificazione al turno successivo. Nunez e Dallons i migliori della spedizione, possono trascinare la nazionale verso una storica qualificazione al Round 3 nel 2017: bisognerà però superare il limite e battere compagini di gran lunga più allenate e pronte a questi contesti.
CLICCA PAGINA 7 PER KARATE, JUDO E LOTTA
Karate, 6,5. Il medagliere azzurro si conferma molto ricco sia agli Europei di Montpellier che ai Mondiali di Linz, ma da una squadra così forte era lecito attendersi qualche medaglia d’oro in più. Gli azzurri hanno confermato l’ottima salute di un movimento che in quasi tutte le categorie di peso presenta elementi in grado di puntare al podio non solo in ambito continentale, ma anche sul palcoscenico iridato. Sara Cardin, campionessa europea in carica, e Luigi Busà, bronzo ai Mondiali, rappresentano ancora le punte di diamante azzurre della disciplina, ma il ricambio è assicurato da giovani del calibro di Silvia Semeraro e Viola Lallo, senza dimenticare Mattia Busato e Viviana Bottaro, fenomenali interpreti del kata. L’approssimarsi dei Giochi Olimpici impone, tuttavia, un ulteriore salto di qualità per restare al passo con i progressi che inevitabilmente effettueranno le altre Nazioni.
Judo: 9. Dopo il lungo digiuno di medaglie internazionali, l’Italia si è risvegliata all’insegna di una nuova generazione che già da tempo lasciava presagire un futuro roseo. Il campione olimpico Fabio Basile ne è l’emblema, ed il suo successo a Rio 2016, sconfiggendo in finale il campione iridato e numero uno mondiale An Ba-Ul (Corea del Sud) resta uno dei momenti più alti del 2017 sportivo per l’Italia. Classe 1994 come Basile, Odette Giuffrida ha invece ottenuto un argento che rappresenta la concretizzazione del talento che la romana aveva già dimostrato di avere negli ultimi anni. I prodromi del successo olimpico, nel quale comprendiamo anche il quinto posto di Matteo Marconcini, si erano già visti agli Europei, con le due medaglie di bronzo conquistate da Basile e da Elios Manzi, altro judoka che in futuro darà grandi soddisfazioni agli appassionati italiani. Oltre alle vittorie nelle grandi competizioni internazionali, sono poi arrivati ancora risultati importanti dalle categorie giovanili – come la terza finale consecutiva di Antonio Esposito agli Europei U23 – che confermano il grande fermento vigente nel movimento nazionale. Dopo gli anni bui, per il judo italiano è finalmente arrivato il momento della resurrezione.
Lotta: 7. In un anno olimpico, ciò che pesa maggiormente sui bilanci di fine anno sono naturalmente i risultati ottenuti nella rassegna a cinque cerchi, ed una disciplina che ha regalato all’Italia una medaglia di bronzo non può essere giudicata negativamente. Detto questo, la squadra azzurra ha dimostrato ancora una volta di essere legata quasi esclusivamente alla persona di Frank Chamizo, che in questo 2016 ha ottenuto anche il titolo europeo, salendo dunque sul podio di tutte le competizioni internazionali più importanti dopo l’oro mondiale di Las Vegas 2015. A parte l’italo-cubano, Daigoro Timoncini ha dimostrato ancora una volta di essere il numero uno dei lottatori made in Italy, prendendo parte alla sua terza edizione consecutiva dei Giochi Olimpici. Ora si attendono al varco quei tanti giovani che negli ultimi due anni hanno collezionato medaglie internazionali tra cadetti e junior, per capire quali saranno le sorti future della lotta azzurra.
CLICCA PAGINA 8 PER NUOTO, NUOTO DI FONDO E NUOTO SINCRONIZZATO
Nuoto: 8,5. L’anno olimpico per il movimento italiano è stato suggellato dalle tre medaglie olimpiche conquistate da Gregorio Paltrinieri e Gabriele Detti a Rio. L’oro dei 1500 stile libero del carpigiano ed i due bronzi, nella medesima distanza e nei 400 metri, del livornese hanno rappresentato un momento di grande orgoglio per la disciplina. In più a chiusura del 2016, dopo il quarto posto dei Giochi nella finale dei 200 stile libero, Federica Pellegrini ha chiuso il cerchio centrando la vittoria nella vasca corta mondiale di Windsor, conquistando l’alloro mancante della sua straordinaria carriera. I successi delle nostre punte però non possono nascondere le problematiche ataviche di un gruppo di atleti poco convinto delle proprie possibilità quando il gioco si fa duro. L’83% di controprestazioni nell’Olympic Aquatics Stadium è un dato sconfortante e va analizzato e motivato perchè ormai trattasi di costante. Il cambiamento proposto dai selezionatori circa i criteri di formazione della squadra è un segnale importante ma serve anche uno step in avanti in termini di maturità. Ascoltare alcuni nuotatori sorridere e dichiararsi felici di andare in vacanza nel bel mezzo del darsi agonistico a Cinque Cerchi fa riflettere. E’ necessario, infatti, un’evoluzione tecnica e mentale affinché i tanti successi giovanili abbiano un seguito.
Nuoto di fondo: 8. Nelle acque di Hong Honk Rachele Bruni e Simone Ruffini hanno scritto una pagina importante della storia natatoria italiana. Da quanto è stata istituita la Coppa del Mondo della 10 km, dal 2007, mai l’Italia aveva conquistato il successo sia tra gli uomini che tra le donne nello stesso anno. Bruni e Ruffini hanno centrato questo grandioso obiettivo, chiudendo la loro stagione nel miglior modo possibile, ovvero col successo di tappa in Asia. In più, Rachele ha così ottenuto il secondo successo consecutivo nella World Cup, dopo quello di 12 mesi fa nonchè la medaglia d’argento a Rio 2016, mentre Simone ha conseguito un risultato che solo Valerio Cleri, otto anni fa, riuscì a concretizzare. Sei vittorie, tre per parte, per la magica coppia nostrana in Coppa che porta l’Italia ad essere, senza e senza ma, la potenza di questa specialità al termine del 2016. Una considerazione figlia anche dei piazzamenti di Arianna Bridi, giovane rampante del fondo, che con crescente convinzione si è messa in mostra in un contesto agonistico decisamente qualificato. La 21enne di Trento sembra essere già pronta a farsi valere per le posizioni che contano, in prospettiva futura, come i tre podi di quest’anno (trionfo in Canada) certificano.
Nuoto sincronizzato: 7,5. Il sesto posto del duo Linda Cerruti/Costanza Ferro, col record di punti (92.36677 ), nella vasca di Rio de Janeiro, e la storica quinta posizione della prova a squadre a Cinque Cerchi non possono che valere una votazione degna. Elisa Bozzo, Beatrice Callegari, Camilla Cattaneo, Linda Cerruti, Francesca Deidda, Manila Flamini, Mariangela Perrupato e Sara Sgarzi con il loro punteggio finale di 183.3809, danzando sulle note di “The season on earth” di Michele Braga con coreografie di Anastasia Ermakova (pluricampionessa olimpica e mondiale), hanno ottenuto il miglior risultato olimpico di sempre per il nostro movimento. Battuto il doppio sesto posto targato Atlanta 1996 e Atene 2004. In più la specialità della danza in vasca ha espresso valori piuttosto importanti anche nella rassegna continentale di Londra 2016 conquistando 9 medaglie (3 argenti e 6 bronzi): la conferma di Giorgio Minisini in coppia con Mariangela Perrupato nel duo misto libero (argento) e con Manila Flamini nel duo misto tecnico (argento), e la consacrazione di Linda Cerruti per la prima volta sul podio a livello individuale. Una stagione, dunque, da incorniciare.
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Arrampicata sportiva: 7. Lo sport è appena diventato olimpico e debutterà a Tokyo 2020. Un riconoscimento importante per questa disciplina altamente spettacolare e con un seguito di pubblico davvero sorprendente come ha dimostrato la bolgia accorsa ai Mondiali di Parigi.
L’Italia si aggrappa in particolar modo a Stefano Ghisolfi, capace di raggiungere la Finale del lead proprio nella rassegna iridata, di vincere una tappa di Coppa del Mondo e di classificarsi ai piedi del podio nella classifica generale. Il torinese è la grande promessa per i nostri colori: questo deve essere il suo quadriennio. In Giappone si dovrebbe gareggiare nell’innovativo format “all-around” con lead, bouldering e speed insieme che conferiranno il titolo a cinque cerchi, ma staremo a vedere.
Molto bene i giovani nelle competizioni internazionali di categoria. L’Italia promette bene, bisogna crederci.
Baseball, 6,5. Stagione di transizione per il baseball azzurro, con l’Italian Baseball League finita nelle mani dell’UnipolSai Bologna al termine di una nuova finale tra gli emiliani e Rimini. Piazzamenti nobili per i team nazionali nelle competizioni europee, con la nazionale di Marco Mazzieri bronzo ai Campionati Europei olandesi, ed il team juniores brillante argento alla manifestazione continentale tenutasi in Spagna. Il cambio ai vertici della Federazione, ed il World Baseball Classic ormai alle porte, sono occasioni da non sprecare per il baseball italiano, che nel 2017 dovrà assolutamente mettere sul diamante tutte le sue qualità. Con il WBC inizia inoltre il quadriennio olimpico. Ricordiamo infatti che da Tokyo 2020 baseball e softball torneranno finalmente a far parte del programma dei Giochi. C’è da fare chiarezza sulla questione oriundi, ma ogni cosa avrà il suo tempo. L’Italia a Jalisco darà il massimo per superare un girone ostico ma non impossibile.
Softball: 6. Come i colleghi, anche le ragazze della juniores italiana hanno ottenuto un’ottima medaglia d’argento ai Campionati Europei di softball 2016, mostrando grandi doti tecniche e caratteriali che fanno ben sperare per il futuro. Meno soddisfacente il cammino dell’Italia di Marina Centrone ai Mondiali 2016 di Surrey (Canada). Azzurre eliminate al termine del secondo ragguppamento, ma obiettivamente ci si aspettava qualcosa di meglio. Il futuro, con Piancastelli in primis, e tanti giovani prospetti in rampa di lancio, sembra però roseo. 2016 ottimo per un mai domo Bussolengo, confermatosi Campione d’Italia e squadra di riferimento nell’Italian Softball League
Football americano: 6,5. Qualcosa si sta muovendo. Per fortuna, il football in Italia sta iniziando a crescere e tutto sembra stia andando per il verso giusto. La disciplina, gestita dalla Federazione Italiana Di American Football, sta sempre più attirando tifosi ed appassionati grazie soprattutto ad un’attività della FIDAF rivolta ai giovani con l’obiettivo dichiarato di importare dai mitici States la presenza massiccia dello sport nelle scuole. Quello del presidente federale Leoluca Orlando è un progetto particolarmente ambizioso i cui frutti si sono già visti quest’estate, quando la Nazionale italiana guidata da Davide Giuliano ha vinto in casa (si giocava a Lignano Sabbiadoro) il Torneo di qualificazione europea, conquistando la possibilità di giocare quest’anno contro la Danimarca per entrare nel novero delle migliori formazioni a livello continentale. Il sentiero è tracciato, ora non resta che percorrerlo.
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Basket: 2. Un vero e proprio fallimento. La mancata qualificazione alle Olimpiadi sancisce forse la fine di una generazione che doveva essere d’oro e che invece non ha raccolto nulla. Dopo un buon Europeo lo scorso anno, chiuso comunque tra mille rimpianti, la Federazione ha deciso di ripartire da Ettore Messina e sembrava aver apparecchiato il cammino agli azzurri riuscendo ad organizzare a Torino uno dei tornei preolimpici. La finale con la Croazia è la fotografia della nostra nazionale, squadra che quando conta si scioglie come neve al sole e così anche le Olimpiadi sono sfumate. Il prossimo anno ci saranno gli Europei e davvero sarà l’ultima grande occasione per Gallinari e compagni. A livello di club l’Italia non vince un titolo ormai da tempo immemore e anche in questa stagione tra Eurolega e Champions League sono molti di più i dolori che le gioie.
Basket femminile: 6. E’ stato l’anno della ricostruzione dopo le macerie di un Europeo chiuso male. Il girone di qualificazione alla prossima rassegna continentale non era certamente impossibile da vincere, ma la squadra di Andrea Capobianco ha centrato con pieno merito l’obiettivo. Il nuovo ct ha saputo unire senatrici con giovani molto interessanti. Un bel mix che può ridare slancio a tutto il movimento.
Pallamano: 7. Finalmente Italia! Dopo anni di eliminazioni premature (e di bruttissimi voti nel Pagellone di OA…), arrivano dei risultati assai soddisfacenti per il movimento azzurro, con la qualificazione della Nazionale femminile ai play-off d’ammissione dei Mondiali di Germania 2017. Per la pallamano in rosa non è però stato un anno molto tranquillo, con l’arrivo in panchina di Michael Niederwieser, il cui primo impegno è stato proprio il torneo di Siracusa contro Portogallo e Israele, iniziato con un deludente pareggio contro Vikrat e compagne, e culminato con la vittoria sulle lusitane, frutto di grande impegno e spirito di squadra. L’ultimo ostacolo verso la rassegna iridata è ora rappresentato dalla Serbia, avversaria sicuramente non semplice, con le azzurre che però sognano uno storico passaggio del turno.
Il settore maschile ha visto invece l’ennesimo anno di transizione, con l’eliminazione a gennaio dalle qualificazioni Mondiali 2017, ma con un cammino fin qui immacolato in quelle verso Euro 2020, la prima competizione continentale alla quale prenderanno parte 24 squadre. Le due vittorie sulla Georgia hanno portato Demis Radovcic e compagni in vetta alla classifica, in vista del doppio impegno di gennaio contro il Lussemburgo, quando i ragazzi di Fredi Radojkovic si giocheranno il passaggio del turno.
La notizia più lieta arriva però dal settore giovanile, con l’under 18 maschile capace di arrivare in finale nell’Europeo “B”, alle spalle solamente della selezione israeliana.
I segnali sono dunque positivi, e l’Italia dell’handball sembra dopo molto tempo tornare ad affacciarsi sui palcoscenici più importanti del panorama continentale.
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Pallanuoto: 9. Le calottine azzurre non si beccano un bel 10 e lode solo perché è mancato l’oro olimpico, il non plus ultra, ma il 2016 è stata un’annata assolutamente da ricordare, che ha certificato ulteriormente l’ottimo stato di salute dell’intero settore-waterpolo nostrano. Doppia medaglia olimpica: mai successo dal 2000 (anno in cui la pallanuoto in rosa ha fatto la sua comparsa ai Giochi) ad oggi. Ma c’è di più. La combo a cinque cerchi argento Setterosa-bronzo Settebello ha rappresentato anche la prima doppietta di due squadre italiane nello stesso sport, nell’intera storia delle Olimpiadi. Se a tutto ciò ci aggiungiamo anche il bronzo europeo conquistato dalle ragazze guidate dal faro Fabio Conti, la proficua sinergia tra le Nazionali giovanili e quelle maggiori (l’accoppiata vincente Conti-Zizza ne è l’emblema) ed il graduale, intelligente, imprescindibile ricambio generazionale avviato subito dopo la spedizione brasiliana, possiamo tranquillamente individuare nel 2016 pallanuotistico italiano un punto d’arrivo e di partenza, allo stesso tempo, per successi internazionali sempre più prestigiosi.
Volley (maschile): 8,5. L’Italia ha scaldato tutta la Nazione. Alle Olimpiadi è nata la volley mania, tutto il Paese è impazzito per i ragazzi di Chicco Blengini che si sono resi protagonisti di una cavalcata palpitante ed emozionante al Maracanazinho.
La chiave di svolta nella semifinale giocata contro gli USA: sotto 2-1 e spalle al muro, il turno in battuta di Ivan Zaytsev è entrato nella leggenda dello sport italiano: 4 aces consecutivi per stendere emotivamente la formazione stelle e strisce e proiettare gli azzurri verso la Finalissima contro il Brasile. Per la terza volta nella nostra storia ci trovavamo a lottare per l’oro: dopo la beffa di Atlanta 1996 quando la Generazione dei Fenomeni si dovette arrendere all’Olanda e dopo l’impossibile missione di Atene 2004 (quei verdeoro erano inarrivabili per noi), questa volta sembrava quella buona.
I padroni di casa non sembravano una corazzata, avevano faticato a imporsi nel girone eliminatorio (qualificazione arrivata all’ultimo giornata nello spareggione contro la Francia che a sua volta polemizzò con l’Italia per il presunto biscotto confezionato contro il Canada). L’Italia si è un po’ sciolta sul più bello, due episodi girati male e addio sogni d’oro.
Lo Zar è diventato un protagonista, i palazzetti in SuperLega sono sempre più pieni, Birarelli e compagni sono diventati degli eroi: un patrimonio che dovrà essere coltivato nel migliore dei modi. Peccato per il quarto posto in World League (ci siamo rifatti con gli interessi contro la Francia, battuta sonoramente ai Giochi).
Per quanto riguarda i club va elogiata la Diatec Trentino, vicecampionessa d’Europa con una formazione infarcita di italiani (Giannelli, Lanza, Colaci, Antonov e da quest’anno anche Mazzone e Nelli). I ragazzi di Stoytchev hanno perso la finale contro la corazzata Zenit Kazan, quando erano a un passo dalla Coppa. Alla Final Four ha partecipato anche Civitanova, segno di un buon movimento tra le società.
Volley (femminile): 4. Alle Olimpiadi di Rio 2016 sono state collezionate solo delle figuracce. È vero che le ragazze di Bonitta hanno perso nel girone eliminatorio contro le 4 squadre che avrebbero poi disputato le semifinali ma ci si aspettava un atteggiamento ben diverso da parte delle azzurre che invece sono sembrate spaesate e totalmente alla deriva contro le super potenza della pallavolo internazionale.
Le bordate di Cina, Serbia, USA e Olanda hanno fatto malissimo ad Antonella Del Core e compagne, praticamente mai in partita e incapaci di reagire. L’avventura a cinque cerchi si è rivelata un autentico calvario, salvato solo dalla scontata vittoria finale contro il modesto Porto Rico ma è indubbiamente stata l’Olimpiade peggiore della storia per il movimento.
Sia chiaro: non avevamo molte ambizioni. La qualificazione (la quinta consecutiva) è arrivata davvero in extremis e per il rotto della cuffia, accolta come un’impresa vista come si era messa. Il preolimpico di Ankara è stato al cardiopalma: nel girone eliminatorio eravamo a un solo punto dall’eliminazione (il famoso match-point avuto dal Belgio e annullato da Valentina Diouf, poi al centro del caos non convocazione), poi ci siamo salvate e nella finalina per il terzo posto abbiamo battuto la Turchia al tie-break soffrendo tantissimo. Poi nel ripescaggio in Giappone è stato tutto relativamente semplice contro squadre tecnicamente inferiori.
Il mix di giovani e veterane non ha funzionato, Bonitta ha deluso alla guida e non è riuscito a dare la giusta sterzata alle sue ragazze. Egonu, Orro, Danesi, Sylla, Guerra, Malinov: i nomi buoni per il futuro ci sono insieme alle più esperte Diouf, Chirichella, De Gennaro. Per le Olimpiadi di Tokyo 2020 si può guardare con fiducia, ma nel frattempo…
Casalmaggiore si è laureata Campionessa d’Europa e vicecampionessa del Mondo. Le ragazze in rosa sono state straordinarie: la Final Four di Montichiari ha esaltato l’eterna Francesca Piccinini, la competizione iridata di Manila ha fatto volare Valentina Tirozzi e compagni, crollate solo contro la corazzata Eczacibasi Istanbul. Un risultato confortante che riporta la Champions League nel nostro Paese dopo una lunga assenza.
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Pentathlon: 6. Eppur si muove… Non sono arrivati titoli di sommo livello per i colori italiani, ma l’ottavo posto di Alice Sotero e il quinto di Riccardo De Luca (podio sfumato per un pelo) ai Giochi di Rio, il bronzo dello stesso carabiniere romano agli Europei e la vittoria “pre-olimpica” in Coppa del Mondo di Claudia Cesarini hanno rappresentato degli ottimi segnali per i Cinque Sport tinti d’azzurro. Nel 2016 è mancata anche Gloria Tocchi, sfortunata (non)protagonista di un’annata maledetta per varie ragioni, in compenso, i risultati ottenuti dai nostri giovani pentatleti sono stati ottimi. La medaglia olimpica nello Sport del Soldato manca da 24 anni, ma il trend degli ultimi tempi è positivo e le nuove leve fanno davvero ben sperare. Tognetti: un cognome su tutti, speriamo si affacci con continuità anche sui podi internazionali Senior.
Triathlon: 3,5. A parte il beffardo quarto posto di Alessandro Fabian ai Campionati Europei di Lisbona, un anno da dimenticare. Ancora un altro… Lo stesso carabiniere padovano – punta di diamante azzurra del movimento – ha peggiorato a Rio il piazzamento ottenuto a Londra (14° contro 10°) e non ha centrato nemmeno una top ten nelle World Series. Gli altri nostri rappresentanti dei Tre Sport si sono “confermati” da retrovie nelle massime competizioni internazionali: dalla 20^ piazza in giù, per meglio intenderci… Parziale attenuante, quella che fa evitare al triathlon italiano un voto ancora più basso: le sfortune che hanno colpito il settore femminile. La talentuosa Alice Betto ha praticamente perso per infortunio l’intera stagione agonistica, la costante Annamaria Mazzetti (unica azzurra a centrare una top-10 nelle WTS 2016) è stata frenata nei momenti cruciali da svariati problemi di salute, così il 17° posto olimpico della “sopravvissuta” Charlotte Bonin ha assunto i contorni del risultato positivo. Ma lo è stato solo a livello personale… La Federazione è in perenne stato di “agitazione”, non si intravedono fenomeni tra i giovani e, soprattutto, non è stata ancora trovata la cura per il nostro tallone d’Achille: la corsa. Tante, troppe volte i triatleti italiani sono stati super-competitivi nelle prime due frazioni per poi crollare inesorabilmente nell’ultima frazione. Urge un’inversione di rotta.
Sollevamento pesi: 7. Settimo posto per Mirco Scarantino e addirittura sesto per Giorgia Bordignon a Rio 2016. In particolare, i miglioramenti di quest’ultima negli scorsi anni sono stati impressionanti, mentre Scarantino, laureatosi campione del Vecchio Continente, ha trovato la sua dimensione anche in campo internazionale, provando ad avvicinarsi agli atleti asiatici che sembrano avere qualcosa in più rispetto agli Europei. Entrambi sono sono ben comportati per tutta la stagione, al pari di un Nino Pizzicato che avrebbe probabilmente meritato il pass per Rio al pari di Scarantino per i risultati ottenuti. Questo può e deve spingere loro due e tutta la squadra ad un impegno ancora maggiore nel prossimo quadriennio per riuscire ad avere più carte da potersi giocare ai prossimi Giochi Olimpici. Da ritrovare Genny Pagliaro, che nell’ultimo periodo sembra stia faticando a ritrovare le misure che nelle scorse stagioni le avevano consentito di avvicinare la testa delle graduatorie. Alle spalle di questi atleti anche un gruppo nutrito di giovani che si fa valere nelle categorie giovanili.
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Pugilato: 6. Una sufficienza raccolta come media delle prestazioni altamente insufficienti degli uomini e di quelle di ottimo spessore delle donne. Partiamo dal settore maschile, che merita un bel 4 per le pessime prestazioni offerte nell’arco di questo 2016, soprattutto in occasione dei Giochi Olimpici, quando il medagliere è rimasto a quota zero. Una generazione che ha regalato tante vittorie all’Italia sembra oramai essere giunta al capolinea, ed alle sue spalle si intravede poco o nulla. Dall’altra parte, vi sono invece le donne, che hanno ottenuto risultati importanti, meritandosi un 8: Irma Testa, anche se non ha conquistato la medaglia, ha raggiunto un traguardo storico qualificandosi come prima italiana alla rassegna a cinque cerchi, Alessia Mesiano si è laureata campionessa mondiale, mentre Stephanie Silva ha ottenuto un’inattesa medaglia europea. In conclusione, l’Italia dispone al momento di un settore femminile dalle ottime prospettive, vista anche la giovane età di molte delle sue interpreti, mente la nazionale maschile è in un momento di declino che non sembra volersi arrestare.
Scherma: 7. La notizia è che la scherma non è più la regina dello sport italiano, trono strappatole dal tiro a volo. Pur senza brillare come nelle precedenti edizioni, questa disciplina non ha fatto mancare il suo apporto alle Olimpiadi, con 4 medaglie complessive (1 oro e 3 argenti). Sorprendente ed inatteso il trionfo nel fioretto maschile di Daniele Garozzo, mentre restano tanti i rimpianti per Rossella Fiamingo, arenatasi sul più bello quando sembrava ad un passo dal titolo nella spada. Elisa Di Francisca, seconda, si è confermata al vertice internazionale nel fioretto, mentre gli spadisti hanno raggiunto il massimo risultato possibile, l’argento dietro la (per ora) inarrivabile Francia. Non sono mancati gli aspetti negativi. La grande delusione è stata rappresentata da Arianna Errigo, fuori prematuramente nel fioretto ed ora decisa a sdoppiarsi verso Tokyo 2020: la compatibilità tra fioretto e sciabola, tuttavia, sarà tutta da verificare. Male anche gli sciabolatori, dove comunque si è messo in atto un interessante ricambio generazionale dopo le Olimpiadi. Pesa tantissimo, inoltre, la mancata qualificazione olimpica della spada femminile, settore dove c’è ben poco alle spalle di Rossella Fiamingo.
Equitazione: 4. Ancora una volta l’Italia si limita a fare la comparsa alle Olimpiadi tra dressage, salto ostacoli e completo, fallendo miseramente l’obiettivo più importante del quadriennio. Le buone prove in Coppa del Mondo di Alberto Zorzi e Lorenzo De Luca nel salto ostacoli mitigano soltanto in parte un giudizio che non può che essere molto negativo, in ragione dell’involuzione costante di un movimento che fatica a produrre interpreti che possano rappresentare degnamente il Bel Paese sul panorama internazionale.
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Taekwondo: 3. È il torneo di Istanbul a pesare sul voto del movimento tricolore. Nel preolimpico di gennaio l’Italia non è infatti riuscita a centrare nemmeno un pass olimpico, fermandosi a due vittorie da Rio con Carlo Molfetta, battuto dal britannico Manama Cho, e con Erica Nicoli, sconfitta dalla serba Tijana Bogdanović. In uno sport dove è più difficile qualificarsi che salire sul podio (Cho e Bogdanovic sono andati a medaglia a Rio), il rammarico più grande è non aver visto Carlo Molfetta difendere il titolo vinto quattro anni fa a Londra. Un epilogo senza lieto fine per il fuoriclasse pugliese, totem di un movimento che da quando la disciplina è entrata nel panorama olimpico aveva visto sempre almeno un rappresentante azzurro. Con il tricolre assente da Rio, i segnali di crescita dei giovani azzurri sono comunque evidenti. Daniela Rotolo e Claudio Treviso si sono portati a casa la medaglia di bronzo agli Europei di Montreux, altri come Roberto Botta e Antonio Flecca stanno rapidamente scalando le gerarchie delle rispettive categorie. Non vedere nemmeno uno di questi combattenti a Tokyo 2020 sarebbe un vero peccato.
Tennis: 4. In campo femminile si è chiusa una stagione davvero complicata come ampiamente prevedibile alla vigilia, con i lampi di Roberta Vinci a San Pietroburgo, di Sara Errani a Dubai e Francesca Schiavone a Rio de Janeiro che sono bastati a celare una crisi evidente dell’intero movimento. Da maggio in poi, infatti, nessuna azzurra è andata oltre i quarti di finale, traguardo comunque prestigioso se considerato quello raggiunto dalla Vinci agli US Open per la quarta volta negli ultimi 5 anni. L’unica giocatrice classe ’90 presente nelle prime 200 del mondo, Camila Giorgi, ha disputato una sola finale WTA, la sua 3° al torneo di Katowice (sconfitta questa volta da Dominika Cibulkova), ma poi tra infortuni e vicissitudini personali ha chiuso la stagione con la peggior classifica degli ultimi 3 anni al n.83. Si è infine dimezzato il numero di match vinti dalle nostre tenniste: 84 contro le 165 del 2015. Il ritiro di Flavia Pennetta si è fatto certamente sentire ma è anche vero che la performance di tutte le ragazze (in particolare della Errani) ha segnato un significativo regresso, in attesa che si possa assistere ad un repentino ricambio generazionale. La retrocessione dell’Italia in Fed Cup, inoltre, ha chiuso di fatto un’era.
Sul versante maschile le cose non vanno molto meglio, con Paolo Lorenzi migliore italiano nel ranking a 35 anni, un dato che testimonia perfettamente la costanza incredibile del senese e allo stesso tempo una profonda scarsità di giocatori pronti ad esplodere. Fognini aleggia intorno alla 50esima posizione, Seppi è finito addirittura fuori dalla Top 100 a causa degli infortuni, oltre ad un futuro che sembra poter accentuare ulteriormente questa situazione buia. Nel 2015 avevamo 2 top-50 come oggi, ma ben 5 top-100 contro i soli 3 attuali. Scorrendo la classifica, nel 2015 avevamo 18 top-300, oggi ne abbiamo 2 in meno.Tra i giovani italiani, oggi il miglior under 21 nei primi 300 è Gianluigi Quinzi, numero 291, se includiamo anche i giovani che hanno già compiuto 21 anni abbiamo anche Napolitano e Donati tra i primi 300 e Sonego a ridosso della top-300 (303). Dodici mesi fa il migliore era Donati (183), unico under 21 ed under 22 tra i primi 300.
Tennistavolo: 1. Ancora poco o nulla di rilevante, da una disciplina ormai da troppo tempo fuori dai radar d’interesse del popolo sportivo italiano. Il 2016 è stato l’ennesimo “anno zero”, con pochissimi risultati arrivati anche dagli atleti di punta. Nessun azzurro si è infatti qualificato alle le Olimpiadi di Rio, tutti lontani dal raggiungimento dell’obiettivo primario, sia nel settore maschile, sia in quello femminile, con le squadre che si stanno giocando a risultati alterni la qualificazione agli Europei 2017.
Ad alzare la media sono i giovani, con Daniele Pinto, Matteo Mutti, Luca Bressan capaci di conquistare la medaglia d’oro nella gara a squadre degli Europei di categoria di Zagabria. Alla rassegna contentale seniores, svoltasi a Budapest, sono riusciti a partecipare lo stesso Mutti e Mihai Bobobica, eliminati al primo turno, mentre Niagol Stoyanov e Debora Vivarelli sono usciti di scena al secondo turno.
I segnali positivi sul futuro ci sono, ma nel prossimo quadriennio bisognerà migliorare e cambiare marcia, accorciando il gap con le potenze della disciplina, e togliersi qualche soddisfazione anche a livello internazionale.
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Tiro a segno: 8. insieme al tiro a volo, lo sport in cui l’Italia ha eccelso maggiormente in occasione delle Olimpiadi di Rio 2016 grazie ai due ori di Niccolò Campriani, il capitano della Nazionale italiana, un campione vero che dopo aver vinto ad altissimi livelli (un oro e un argento ai Giochi di Londra 2012), è stato in grado di confermarsi in terra carioca con due allori a cinque cerchi, una doppietta che ha fatto salire vertiginosamente l’orgoglio italiano. Uno sport troppe volte sottovalutato in Italia e colpevolizzato, scaraventato nella scatola immaginaria degli sport minori da aprire soltanto ogni quattro anni.
Non solo Campriani, però. Nonostante un’Olimpiade sottotono, Petra Zublasing è pur sempre una delle migliori tiratrici, campionessa del mondo nel 2014 nella carabina 10 m ad aria compressa, e la possibilità di vedere Petra e Niccolò gareggiare insieme nelle prove miste di Tokyo 2020 fa aprire scenari da sogno per l’Italia. Dietro tuttavia non mancano i giovani di prospettiva come Simon Weithaler (carabina), Dario Di Martino e il classe 1998 Paolo Monna (pistola).
Tiro a volo: 10 e lode (voto dato per la prima volta nella storia del Pagellone di OA). Argento nel trap con Giovanni Pellielo, argento nel double trap con Marco Innocenti, oro e argento nello skeet femminile con Diana Bacosi e Chiara Cainero e oro nello skeet maschile con Gabriele Rossetti. Unica gara senza medaglie il trap femminile con la campionessa di Londra 2012 Jessica Rossi classificatasi sesta. Merita soltanto applausi il 2016 del tiro a volo italiano che a Rio ha stracciato il resto del mondo. Tutto è iniziato con l’ennesima perla di Johnny Pellielo, argento come a Pechino e Atene. Meno scontata ma altrettanto splendida la seconda piazza di Innocenti. Il montemurlese ha coronato il sogno olimpico al terzo tentativo, al termine di una carriera costellata di soddisfazioni. Che dire dello skeet? Il settore guidato da Andrea Benelli ha dato spettacolo con le mamme terribili Bacosi-Cainero e un figlio d’arte in grado di ribaltare una situazione che sembrava compromessa. Gabriele Rossetti ad appena 21 anni ha eguagliato Ennio Falco e Andrea Benelli, gli unici azzurri in grado di far risuonare l’Inno di Mameli nello skeet maschile. Rio resterà una pagina indelebile dello sport tricolore. Il tiro a volo ha realmente contribuito a mantenere saldamente l’Italia tra le potenze dello sport mondiale. Un modello che andrebbe imitato da tante Federazioni di altri sport…
Tiro con l’arco: 6. La nota più positiva di questo 2016 è la squadra femminile, che pur formata da atlete molto giovani è arrivata a sfiorare la medaglia alle Olimpiadi di Rio, chiudendo in quarta posizione grazie a Claudia Mandia, Lucilla Boari e Guendalina Sartori. Su questo gruppo si può costruire un ottimo futuro, già a partire dalle prossime stagioni. Più in difficoltà il settore maschile, che si è affidato ai soliti Mauro Nespoli e Marco Galiazzo oltre che al più giovane David Pasqualucci. A Rio non è arrivato il risultato, nell’attesa che i ricambi possano essere di qualità.
Tuffi: 9. Le Olimpiadi perfette per chiudere un ciclo lungo oltre 15 anni. Tania Cagnotto ha lasciato con lacrime di gioia: argento a Rio 2016 nel sincro 3 metri con Francesca Dallapè (anche lei si è ritirata e, notizia di qualche giorno fa, è incinta) e bronzo nell’individuale. L’ennesima stagione d’oro, anzi la più bella di tutte, per la regina azzurra dalle 10 medaglie mondiali e 29 europee (di cui quattro, tre ori e un argento, a maggio a Londra). Chi raccoglierà la sua eredità? Giovanni Tocci (argento da 1 metro agli Europei così come Elena Bertocchi, entrambi sono del 1994) ha conquistato ai Giochi l’obiettivo fondamentale del sincro dal trampolino con Andrea Chiarabini: sesto posto per volare alle World Series 2017 e crescere ancora. Un risultato non scontato – davanti ai russi sempre sul podio nei precedenti appuntamenti internazionali – anche per l’infortunio alla schiena patito dal romano classe 1995 tra aprile e luglio, cioè nella fase clou della preparazione. Tocci e Chiarabini sono il presente e anche il futuro dei tuffi italiani, che al maschile vedono comunque resistere Michele Benedetti 13° alle Olimpiadi da 3 metri. Da recuperare Tommaso Rinaldi, crescono Gabriele Auber e Vladimir Barbu (1998) che ha esordito agli Europei e soddisfazione d’argento per Maicol Verzotto nel sincro misto europeo con Tania. Sempre in tema piattaforma, ha detto basta pure Francesco Dell’Uomo. Tra le donne Noemi Batki ha vissuto un anno travagliato culminato con una precoce eliminazione in Brasile, mentre Maria Marconi ha pagato nuovamente i suoi conti con la sfortuna (fuori di un soffio dalla semifinale a Rio), ma andrà avanti con le gare nazionali. Nel settore giovanile è stato infine l’anno di Giulia Vittorioso, classe 2001 con due podi continentali a Rijeka, di Chiara Pellacani, 2002 di cui si sentirà parlare a lungo, e di Francesco Porco, ‘99 oro europeo e sesto ai Mondiali da 1 metro.
Vela: 5. La vela azzurra si è presentata a Rio 2016 con tante aspettative. I presupposti per fare bene c’erano tutti: un contingente composto da 13 atleti, per 9 classi qualificate (su 10 totali), quattro-cinque di queste da Medal Race e tre carte da medaglia. Nell’appuntamento clou del quadriennio tuttavia è mancato qualcosa agli equipaggi tricolori che non sono riusciti a migliorare lo zero londinese. Le delusioni più grandi sono arrivate dal Nacra 17 di Vittorio Bissaro e Silvia Sicouri e dal 49er FX di Giulia Conti e Francesca Clapcich. I primi hanno visto sfumare il podio al termine di una Medal race stregata, che già in passato aveva fatto perdere qualche posizione agli ingegneri volanti. Il treno per le medaglie invece se ne era andato da un pezzo invece per Conti-Clapcich, incapaci di tenere il passo degli equipaggi con i quali avevano rivaleggiato durante il quadriennio. Non era candidata al podio ma un outsider di lusso Flavia Tartaglini. In testa alla vigilia dell’ultima regata, la windsurfista non è riuscita a salire su quel podio conquistato quattro volte dalla collega Alessandra Sensini. Tanta tanta amarezza e un feeling con i giochi Olimpici che continua a essere scarso nonostante gli sforzi.
Squash: 6. Il principale obiettivo stagionale è stato raggiunto con la promozione di entrambe le nazionali – maschile e femminile – nella seconda divisione dei Campionati Europei. Continua inoltre la progressione dei due migliori interpreti individuali, Yuri Farneti ed Oliviero Ventrice.
Pagellone a cura della redazione di OA Sport
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