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Pallanuoto, Pietro Figlioli: “L’oro olimpico mi spinge ad andare avanti. E quella semifinale con la Serbia…”

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ESCLUSIVA OA SPORT – La Pro Recco è in testa al massimo Campionato italiano maschile di pallanuoto, a punteggio pieno, e sta volando anche in Champions League. Il rinnovato Settebello di Sandro Campagna, reduce dal pesante bronzo di Rio de Janeiro, ha iniziato nel migliore dei modi il lunghissimo cammino che condurrà dritto a Tokyo 2020, vincendo in Russia il suo primo match valevole per la World League 2016-2017. Denominatore comune d’eccellenza di tutti questi eventi pallanuotistici colorati d’azzurro intenso: Pietro Figlioli. Il colosso brasiliano di nascita, australiano d’adozione e italiano per Amore sta vivendo un momento magico, da agosto ad oggi, ha provato l’ebbrezza della “fascia di capitano” in Nazionale, è uno dei fedelissimi di coach Campagna ed è tra gli atleti più titolati in circolazione. Lo abbiamo intervistato, scoprendo una persona affabile, pacata, ma allo stesso tempo decisa, coerente, padre e marito dolce nella vita, guerriero mai domo in acqua. Andiamo a conoscerlo meglio insieme!

Ciao Pietro. Sei reduce dalla proficua trasferta russa con il Settebello (da capitano), nell’esordio di World League, è dalla vittoria nella tana dei Campioni d’Europa del Dubrovnik in Champions con la tua Pro Recco, capolista fin qui inattaccabile della nostra A1. Decisamente un bel momento per te…

“Sì, diciamo che è un bel periodo pieno di soddisfazioni varie… Comincio con la vittoria in Croatia contro i Campioni europei in carica, nonché avversario storico della Pro Recco. Sono molto contento di quella partita perché era la nostra prima vera prova di questa stagione, con tante cose nuove nella società. E’ stata una partita fondamentale sotto molti aspetti, forse il più importante di questi è l’aver battuto un avversario con cui abbiamo avuto delle difficoltà la scorsa stagione. E’ stata una sorta di parziale ‘resa dei conti’, un ottimo modo per capire la situazione, la condizione attuale della squadra. In Russia, invece, è stata una partita particolarmente difficile per il fatto di aver avuto dei nuovi giocatori in squadra, quindi poco tempo per preparare la partita insieme. E’ stata una dura prova per il Settebello ma sono contento dell’approccio che abbiamo avuto verso un avversario piuttosto fisico. Per ora, il ruolo di Capitano è solo temporaneo, finché il CT Campagna non deciderà chi sarà il più adatto a ricoprirlo…”.

Magic moment che in realtà dura da quest’estate… Ripercorriamo insieme le due settimane olimpiche: emozioni, eventuali difficoltà e passaggi-chiave vissuti nel tuo Brasile.

“Le Olimpiadi sono davvero un’esperienza pazzesca…! Non ci sono parole per descrivere le emozioni che uno può provare in quelle due settimane, ma soprattutto nei 2/3 giorni prima della partita d’esordio. Per me, è stata un’Olimpiade particolarmente emozionante, perché a Rio avevo una parte della mia famiglia a tifare per noi. Non mi è mai successo prima, a causa delle distanze…”.

Soddisfatto a pieno per il “bronzo del cuore” di Rio o, se ci ripensi, si poteva conquistare una medaglia più pregiata?

“Questa volta ho avuto difficoltà nel prevedere come sarebbe andato il torneo olimpico ma ora, dopo qualche mese che ci ragiono su, devo ammettere che quanto fatto è stato davvero magico. La nostra squadra era ‘inesperta’ ma abbiamo dimostrato di essere dei guerrieri che lottano in ogni situazione. L’unico rimpianto che ho è la semifinale contro la Serbia, per me non è stata una partita ‘vera’, la nostra squadra quel giorno non è scesa in vasca… Forse per tutta una serie di emozioni, forse anche per mancanza di esperienza, tutti freni che hanno influito sulla prestazione”.

Hai 32 anni, giochi nella squadra più titolata al mondo ed hai vinto tutto tranne la cosa più grande per qualsiasi atleta… Dove e come trovi gli stimoli per continuare a raggiungere i tuoi obiettivi? Quattro anni sono lunghi…

“Sì, è vero, quello che mi manca è l’oro olimpico. Questo è un più che sufficiente stimolo per farmi continuare ogni giorno, per spingermi oltre ogni limite; ma anche il fatto che io amo quello che faccio mi aiuta in modo assurdo…! Io quando vado in piscina mi sento a casa…”.

Fare l’allenatore del Settebello non dev’essere facile, continuamente sotto stress per quell’obbligo non scritto ma sottinteso di salire sul podio ad ogni appuntamento internazionale. Tu sei uno dei fedelissimi di Sandro Campagna, quindi lo conosci molto bene: quali sono i segreti del suo successo? I numeri del CT della nostra Nazionale sono davvero impressionanti.

“La mia esperienza personale con Sandro Campagna mi ha portato a capire tante cose ma la piu importante è il peso che ha l’allenamento mentale. La stanchezza fisica in confronto alla stanchezza mentale è molto più facile da allenare e migliorare. Con lui si fanno sempre degli allenamenti mirati durante la preparazione in situazioni molto stressanti dove occorre essere veramente concentrati e, soprattutto, resistenti alla sofferenza. La resistenza in sofferenza porta ad una crescita mentale immensa. La nostra forza è la nostra capacità di resistere ai momenti di difficoltà insieme”.

Come ama trascorrere il tempo fuori dall’acqua Pietro Figlioli? Ci sono altri sport o hobbies particolari che ami coltivare?

“La maggior parte del mio tempo libero cerco sempre di passarla insieme alla mia famiglia. Ho due piccoli di 2 e 5 anni che, purtroppo, per dei periodi alle volte anche lunghi vedo poco e quindi cerco di stare con loro per ‘ricaricare le batterie’. Comunque sono una persona molto attiva e mi piace praticare anche altri sport”.

La tua vita e la tua carriera sportiva ti hanno fatto diventare “L’uomo dei Tre Mondi”. Associa al Brasile, all’Australia e all’Italia una o più parole che facciano ben capire ai lettori cosa rappresentano per te queste tre “patrie”.

“Il Brasile sono le mie radici, sono nato a Rio De Janeiro ma all’età di 4 anni i miei genitori si sono trasferiti in Australia, dove sono cresciuto e dove ho iniziato a giocare a pallanuoto. Ora l’Italia è la mia patria e mi sento proprio a casa… Ho ancora dei fortissimi legami con amici e famiglia in Australia, ma ora la mia vita è qui in Italia”.

giuseppe.urbano@oasport.it

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Foto: archivio privato Pietro Figlioli

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