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Scherma: Daniele Garozzo e quello storico oro alle Olimpiadi di Rio 2016

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Le Olimpiadi di Rio 2016 hanno definitivamente consegnato alla scherma azzurra un nuovo campione, destinato a far parlare di sè nel prossimo quadriennio con lo sguardo rivolto a Tokyo 2020. 

Daniele Garozzo, alla sua prima Olimpiade della carriera e a soli 24 anni, si è laureato campione olimpico nel fioretto maschile individuale. Un titolo che mancava all’Italia da vent’anni esatti, da quando Alessandro Puccini saliva sul gradino più alto del podio ai Giochi di Atlanta nel 1996. Daniele è inoltre l’ottavo azzurro di tutti i tempi a cogliere l’alloro a cinque cerchi nella specialità regina della scherma. Un’impresa sfuggita nelle ultime edizioni a campioni del calibro di Cassarà, Baldini e Sanzo è riuscita invece al giovane siciliano di Acireale finora conosciuto più che altro come il fratello di Enrico, spadista azzurro dal quale ora può finalmente distinguersi consacrandosi tra i grandi nomi di questa disciplina.

La sua cavalcata sulle pedane brasiliane è stata davvero eccezionale, a partire dall’agevole esordio contro l’egiziano Ayad (15-8), preludio ad una vittoria sofferta quanto fondamentale ai danni dell’altro egiziano Abouelkassem (15-13), argento quattro anni prima nella rassegna londinese. Nei quarti, poi, Garozzo è bravo a mantenersi lucido e mettere fine ai sogni di gloria di Toldo (15-8), prima di una semifinale che si è rivelata soltanto una mera formalità in vista dell’atto conclusivo. Il campione italiano, dopo un avvio in apparenza incerto che si trascina fino al 7-7 è bravissimo a cambiare marcia, con sette stoccate su otto messe a segno in una continua azione d’attacco che lo conduce fino al 15-8 decisivo. Nella finalissima Daniele Garozzo è capace di una scherma se possibile anche migliore rispetto agli assalti precedenti, sfidando Massialas sul proprio terreno, attaccando di continuo e non lasciando quasi mai spazio alle pericolose avanzate dell’americano. Due break sono fondamentali per costruire la medaglia d’oro: il primo sul 2-4, con cinque stoccate di fila a spezzare l’ascesa di Massialas e il secondo, decisivo, sul 7-7 come in semifinale, con sette colpi uno dietro l’altro che permettono di contenere l’ultimo, disperato ma sempre lucido, tentativo di rientro di Massialas, oltre alla risposta vincente che sul 14-11 regala il metallo più prezioso di Rio 2016.

simone.brugnoli@oasport.it

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Foto: Bizzi per Federscherma

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