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Ciclismo, Elia Viviani: “Da Campione Olimpico prendo una pausa in pista. In strada sogno la Sanremo e tappe al Giro d’Italia. Al Dubai Tour inizia una nuova vita”

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Elia Viviani è pronto per una nuova avventura dopo la Vuelta a San Juan. Il Campione Olimpico dell’omnium sarà impegnato al Dubai Tour dal 31 gennaio al 4 febbraio. Dopo il trionfo di Rio 2016, il 27enne si prepara al grande rientro su strada abbandonando la pista che gli ha dato tante gioie lo scorso anno. Il ciclista della Sky ha rilasciato un’intervista a Sport Week, il settimanale di Gazzetta dello Sport.

 

A Dubai per me comincia di fatto una nuova vita. La pista mi ha dato tantissimo, fino a quell’oro olimpico che sognavo sin da ragazzino. Ma adesso inseguo gli obiettivi su strada: tappe nei grandi giri, la Sanremo un giorno in maglia rosa, qualche altra classica alla mia portata… E da Dubai parte la svolta”.

In Dubai ci saranno alcuni dei miei diretti avversari per gli obiettivi a cui punto sin da quest’anno. E partire con il piede giusto, almeno con una vittoria pesante, vuol dire tanto. Ti dà sicurezza. E al tempo stesso vai a minare le certezze altrui. Una volata per un velocista è come un gol per un attaccante: così come il bomber vuole segnare sempre, pure il velocista non vuole lasciarsi scappare uno sprint”.

 

Viviani analizza nel dettaglio il Dubai Tour: “Una corsa per molti, per i velocisti ma anche per i cacciatori di classiche, è la corsa ideale in questo periodo dell’anno, pensando all’aspetto agonistico così come a quello di avvicinamento ai traguardi più ambiti. Chilometraggi già importanti, ma non ancora eccessivi. E poi: clima ottimale, strade perfette, trasferimenti minimi, organizzazione ormai oliata. Grazie agli abbuoni, che compensano il gap che possiamo accumulare sull’arrivo in salita alla Diga di Hatta, anche i velocisti possono aggiudicarsi la classifica generale”.

Poi Elia analizza tutti i suoi avversari, i grandi velocisti del momento. Per il Dubai Tour vede favoriti Kittel e Cavendish.

Su Kittel:Un fenomeno. Ma ad alcuni momenti altissimi, come l’inizio dell’ultimo Giro d’Italia, ne contrappone altri bassissimi. Se diventa più regolare sono guai”.

Su Cavendish: “Cav è sempre Cav, uno che quando si mette in testa un obiettivo difficilmente lo sbaglia. Basta vedere che cosa ha fatto lo scorso anno al Tour e come mi ha fatto sudare a Rio. Se è ancora qui è perché sa di poter essere competitivo”.

Su Degenkolb: “Lui sarà una spina nel fianco. Lo scorso anno è stato condizionato dall’incidente di inizio stagione ma sono certo che, per giunta in una nuova squadra come la Trek, farà male a tutti, soprattutto in certe volate non lineari e in corse dura”.

Su Greipel: “André non è più quel velocista che vince tanto. Ma che cosa vuoi dire a uno che lo scorso anno s’è preso tre tappe al Giro e il traguardo di Parigi al Tour… Non credo sia in calando”.

Su Kristoff: “Mai sottovalutarlo. E poi quest’anno c’è il Mondiale a casa sua”.

Su Caleb Ewan che ha vinto cinque tappe al Tour Down Under: “Me l’aspettavo. Forte è forte. In più gli stanno costruendo un gruppo attorno. L’arrivo di Kluge si è fatto subito sentire. Esplosivo, posizione estrema in bici. Credo che quest’anno vincerà tanto ma un conto è battere tutti a gennaio in Australia, un altro farlo in Europa in piena stagione”.

Sugli italiani:Nizzolo è il campione italiano e già per questo merita rispetto: la maglia tricolore lo stimolerà ancora di più. Guardini con il cambio di squadra avrà a sua volte nuove motivazioni. Mareczko è il classico sprinter puro: duro quanto serve, su certi arrivi, dopo tappe non molto lunghe, è uno che non perdona”.

 

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