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Tennis, Australian Open 2017: Federer-Nadal, ritorno al passato in un tennis dove non emergono nuovi big

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L’ultima giornata degli Australian Open 2017 scriverà una nuova pagina sui libri di storia del tennis, qualunque sia l’esito dell’atto conclusivo tra Roger Federer e Rafael Nadal. Già, saranno ancora loro a contendersi il trofeo di un Grande Slam ad otto anni di distanza dall’ultima volta avvenuta proprio a Melbourne, quando lo spagnolo reduce dalla maratona in semifinale contro Fernando Verdasco riuscì comunque a piegare la resistenza e il cuore dello svizzero al quinto set, con tanto di lacrime del basilese durante la premiazione. Tutti gli appassionati di questo magnifico sport possono essere contenti di un sfida del genere, un ritorno al passato che quasi nessuno avrebbe mai immaginato, figuriamoci nell’Australia quasi sempre indigesta per Nadal e poco adatta alle caratteristiche tecniche di Federer almeno fino a quest’anno (si intenda che comunque il Re ha sollevato quattro volte le braccia al cielo in quel di Melbourne).

Le due settimane in terra oceanica hanno mostrato inoltre una certa difficoltà da parte di alcuni giocatori, dotati di indiscutibile talento e sicuro avvenire, ad affermarsi definitivamente come big sconfiggendo per esempio i due mostri sacri che domani si sfideranno sulla Rod Laver Arena. E’ il caso, ad esempio, del tedesco Alexander Zverev, capace di costringere il fuoriclasse spagnolo al quinto parziale senza però essere in grado di sferrare la zampata decisiva complice una tenuta fisica non ancora perfetta sulla lunga distanza. Discorso diverso, invece, per Grigor Dimitrov, che contro ogni aspettativa si è giocato tutte le sue carte in semifinale contro il rivale maiorchino ostentando una capacità di resistenza atletica oltre che tecnica poche volte ammirata nella sua carriera. A fare la differenza in quel caso è stata la maggiore attitudine di Rafa a disputare quel tipo di incontri, ma siamo certi che se il bulgaro confermerà nel resto della stagione quei progressi mentali intravisti a Melbourne potrà dare fastidio ai favoriti in modo continuativo. 

Impossibile non citare poi il nome di Kei Nishikori, apparso ancora una volta vicino al risultato importante venendo però sommerso da evidenti limiti caratteriali nel match contro il divino Federer, se si considera che il giapponese aveva letteralmente dominato l’elvetico nel primo set e mezzo. Ennesima delusione quella proveniente da Nick Kyrgios, la cui eliminazione è stata piacevole per i nostri colori visto che Andreas Seppi ne è stato il meraviglioso artefice, tuttavia permangono dubbi notevoli sul fatto che prima o poi il bad boy australiano possa ergersi al livello dei migliori con la giusta continuità; più probabile che il tennista di Camberra si renda autore di sporadiche apparizioni nelle fasi finali dei tornei senza però la giusta capacità di stabilizzare un talento altrimenti inestimabile. Forse è giusto sperare che questi pensieri siano errati per il bene futuro del tennis, come risulta altrettanto vero che non ricapiterà spesso che Murray e Djokovic escano così precocemente da una manifestazione tanto prestigiosa, ma almeno per domani, solo per domani, gli occhi lucidi del mondo saranno sui vecchi pionieri della racchetta.

simone.brugnoli@oasport.it

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