Rugby
Rugby, Sei Nazioni 2017: Inghilterra-Italia. Mission impossible per gli azzurri nel tempio di Twickenham, ma anche un’occasione per crescere
Ancora pochissime ore e sarà la volta di Inghilterra-Italia, sfida che chiuderà la terza giornata del Sei Nazioni 2017 nel tempio del rugby di Twickenham. Una prova ai limiti dell’impossibile per i ragazzi allenati da Conor O’Shea, chiamati inoltre a riscattare le dure batoste subite in precedenza al cospetto di Galles e Irlanda nella cornice dello Stadio Olimpico di Roma. La formazione guidata da Eddie Jones rappresenta una delle tre Nazionali che non abbiamo mai battuto nella nostra storia insieme a Nuova Zelanda e Australia per un totale di 23 disfatte, andando vicini al successo soltanto nel febbraio 2012 quando gli inglesi si imposero con lo scarto minimo di quattro punti.
Difficile ipotizzare che domani gli azzurri possano fare partita pari contro la squadra più forte del pianeta alle spalle dei soli All Blacks, uno schieramento capace di vincere il titolo l’anno scorso e voglioso di bissare quel trionfo anche quest’anno. Per quanto riguarda gli attuali leader del Torneo nonché numeri due del ranking internazionale, si registrano quattro cambi rispetto al XV che ha superato il Galles: Ben Te’o torna nel ruolo di trequarti, Danny Care viene schierato in mediana con Jonny May all’ala destra, mentre James Haskell agirà da flanker. “Ci siamo preparati bene per questa partita e siamo pronti per l’Italia” – queste le parole pronunciate da Jones alla vigilia del match, ad ulteriore testimonianza della volontà dei padroni di casa di imprimere il proprio ritmo sin da subito di fronte ad uno scenario così suggestivo come quello di Twickenham.
“Eravamo abituati a dominare, contro l’Irlanda non l’abbiamo fatto – ha dichiarato invece Michele Rizzo sul fronte italiano -. Alla fine però le cose non sono andate male: anch’io di primo acchito mi ero fatto l’idea che fossimo stati dominati, e invece nella ripresa ci siamo rifatti. In generale secondo me il problema è che difendiamo troppo. Nel Sei Nazioni gli attacchi sono di altissimo livello e dopo 3-4 minuti di fasi su fasi è difficile non cedere. Cinque-sei errori costano anche 40 punti. Dobbiamo essere più concreti, segnare ogni volta che siamo in prossimità dei 22 avversari. Se concretizzi puoi giocare diversamente, scaricare anche la pressione calciando”.
“Per me è ancora presto per dire cos’è cambiato – chiosa il pilone -. Mi sembra però che ci tenga a cambiare la mentalità di tutti, non solo della squadra ma dell’intero movimento. Giovani di talento ne abbiamo, ma dobbiamo capire non fanno il salto quando arrivano a 18 anni. In Inghilterra i 18enni giocano in Premiership. In Italia no, a 24 anni se sbagli ti dicono “Vabbè, intanto sei giocane, devi crescere” ma così non ti assumi mai delle responsabilità”.
simone.brugnoli@oasport.it
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