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Tennis, Italia femminile in crisi nera: le radici di un preventivabile epilogo

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Charleroi 2006: Belgio -Italia 2-3

Reggio Calabria 2009: Italia – Stati Uniti 4-0

San Diego 2010: Stati Uniti – Italia 1-3

Cagliari 2013: Italia – Russia 4-0

Sette anni di fasti, di inattesi e strepitosi successi, coltivati e raggiunti grazie al sudore ed al lavoro di un gruppo solido ed unito, composto da ragazze che con intelligenza hanno utilizzato la vetrina della massima competizione a squadre per poi crearsi una grande carriera nel circuito WTA. Talenti come Francesca Schiavone, Sara Errani, Roberta Vinci, Flavia Pennetta, Mara Santangelo e Karin Knapp, capaci di far innamorare un’intera nazione, orfana di successi e del bel tennis nostrano. Un ciclo che sembrava potesse durare più di un decennio, che invece, causa svariati errori, ed il desiderio di una assurda eternità delle sopracitate atlete, si può dire definitivamente concluso dopo la sfortunata parentesi di Forlì. La Slovacchia, pur senza Dominika Cibulkova, ha banchettato sulle ceneri di una stanca Italia, aggrappata alla grinta della 37enne Schiavone, ed incapace di sostituire, o quantomeno provarci, l’infortunata Errani. 

Il coraggio di cambiare che tutti pensavano potesse far parte delle consapevolezze del neo-capitano Tathiana Garbin, è rimasto ancorato nel più intimo dei cassetti della veneta, parsa a tratti spaesata, conscia di occupare una poltrona che scotta davvero. Sarebbe da sciocchi però prendersela con Garbin, visto che le cause del doppio balzo all’indietro della nazionale femminile provengono da molto lontano, proprio dagli anni dei successi. Corrado Barazzutti ha giustamente forgiato le basi, ottenendo e puntando su un gruppo vincente, su ragazze che raramente hanno deciso di non sposare la causa italica, mantenendo inalterata nel tempo la loro voglia di vestire la casacca azzurra. Scelta che, a guardarla adesso, potrebbe essere rivedibile. Gettare nella mischia qualche giovane talento, accanto a giocatrici nel pieno della maturità, avrebbe fatto comodo al movimento. Farlo oggi, con 3/4 del dream team appagato dai successi e purtroppo sulla via del tramonto, ed una Flavia Pennetta moglie e presto mamma, si sta rivelando un’arma a doppio taglio. Jasmine Paolini, Jessica Pieri e Martina Trevisan hanno bisogno di un punto di riferimento che oggi manca, ed obiettivamente non si scorge neppure all’orizzonte. C’era il bisogno di investire, utilizzare i successi per creare entusiasmo non solo sugli spalti, bensì anche tra i campi di periferia, dove nascono e si sviluppano i talenti. L’onda d’urto delle 4 Fed Cup, del Roland Garros vinto da Francesca Schiavone, delle vittorie del duo Errani/Vinci, e delle tante soddisfazioni, non ultimo lo straordinario US Open 2015 di Flavia Pennetta e la top ten ottenuta da Roberta Vinci, non ha scatenato l’effetto domino sperato. E’stato deciso di puntare in primis sul marketing, dando il giusto rilancio agli Internazionali d’Italia, di puntare su eventi, creare una solida base d’utenza, dimenticando che gli attori principali del tennis sono coloro che scendono in campo.

Le vittorie oggi restano soltanto un gran bel ricordo, il futuro dice che il prossimo impegno dell’italdonne si chiama spareggio per non retrocedere in serie C, voragine che nel 2003 inghiottì l’Italia di Davis Cup. Bisogna necessariamente sconfiggere Taiwan in trasferta ad aprile. Avversario non impossibile, ma insidioso, che annovera una numero uno (Su-Wei Hsieh) da rispettare. Probabilmente verrà chiesto a Sara Errani e Roberta Vinci un ultimo sforzo, prima di iniziare a gettare le basi per un nuovo ciclo, consegnando la squadra a nuove leve, con l’obiettivo di programmare il rientro nel World Group un passo alla volta.

ciro.salvini@oasport.it

Foto: Federtennis

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