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Tiro a volo, Giovanni Pellielo: “Lo sport non ha età. Vado a Tokyo 2020 per prendermi l’oro”

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E’ uno degli atleti più longevi dello sport italiano, 10 volte campione mondiale, che a 47 anni non ne vuole sapere di appendere il fucile al chiodo, ma intende invece proseguire almeno fino alle Olimpiadi di Tokyo, per centrare finalmente l’unico grande alloro che manca al suo infinito palmares. Lui è Giovanni Pellielo, che si è concesso in una lunga intervista al sito “DataStampa”.

Quanto significa per lei Vercelli?

“Qui ho cominciato la mia attività agonistica. A 18 anni ho iniziato a sparare grazie a mamma Santina, appassionata di caccia. Con il fucile in mano me la cavavo bene: grazie ai suoi sacrifici ho potuto iniziare la mia carriera. Oggi poi posso anche allenarmi a Vercelli, dopo aver peregrinato per anni tra Piemonte e Lombardia. Posso lavorare in tranquillità e sicurezza in un centro con caratteristiche tecniche all’avanguardia, il Tav San Giovanni.”

Ma in estate fa caldo e ci sono le zanzare, in inverno nebbia: come si fa a lavorare in queste condizioni?

“Se si riescono a rompere i piattelli che la nebbia ti fa vedere piccoli, quando poi le condizioni sono ottimali la gara diventa una passeggiata. Di Vercelli non mi piace soltanto l’umidità: la mia cervicale grida vendetta. Vercelli è una città a misura d’uomo: in tutti questi anni ho sempre potuto lavorare con serenità, con i piedi per terra, senza mai perdere l’umiltà necessaria per raggiungere traguardi importanti.”

Lei ha vinto tutto: manca solo l’oro olimpico

“Ci proverò a Tokyo nel 2020. Con me la legge Fornero non funziona. Vanno delusi quelli che si stupiscono quando vedono vincere un “vecchietto arzillo” come me. Certo che per restare sempre sulla cresta dell’onda occorrono sacrifici.”

A Rio poteva essere la volta buona: ha perso per un solo piattello, per di più agli spareggi.

“Nel tiro a volo non c’è un pareggio. O si vince o si perde. I regolamenti dell’ultimo quadriennio hanno penalizzato i migliori. A Rio ho rotto più piattelli di tutti, ma mi sono dovuto accontentare dell’argento perchè, nella fase finale, si partiva da 0, e si andava avanti ad oltranza in caso di parità. In Brasile ad un certo punto ho sbagliato e Glasnovic invece ha rotto il piattello.”

Lei a Rio ha raccolto la sua quarta medaglia olimpica in sette partecipazioni: tre argenti e un bronzo…

“In Brasile ho vissuto una condizione particolare. Alla mia età non puoi mentire a te stesso. Quella gara poteva determinare, per me, una svolta importante: se fosse andata male, si sarebbe giustificato il flop con l’età e quindi il “Pellielo sei vecchio, è ora di farti da parte”; se fosse andata bene, com’è accaduto, avrei potuto condurre la mia esistenza sportiva futura con una leggerezza che non ho mai avuto. Tornato da Rio con una medaglia mi si è aperto un mondo. Ho dimostrato che lo sport non ha età, che fa bene. Da oggi in poi, per me ogni giorno è un record, perchè le capacità tecniche vanno oltre l’anagrafe.”

Foto: Riccardo Filippelli-Facebook

Dichiarazioni tratte da Stampa Inserto

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gianni.lombardi@oasport.it

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