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Atletica, Europei Indoor 2017 – Il pagellone dell’Italia: Jacobs e Howe, flop totale! Donato immenso, Randazzo alla grande

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Oggi si è svolta alla Kombak Arena di Belgrado (Serbia) la prima giornata degli Europei Indoor 2017 di atletica leggera. Di seguito le pagelle e i voti dei 15 azzurri che sono scesi in pista.

 

MARCELL JACOBS: 2. Si presentava arrembante, forte della miglior prestazione stagionale tra tutti i partecipanti, addirittura con dei margini di miglioramento e desideroso di salire sul podio. Niente di più lontano dal vero e non centra nemmeno l’obiettivo minimo della finale. Il 22enne di El Paso è lontanissimo dalle prestazioni che servono per entrare tra i migliori 8, l’8.07 saltato ormai un mese (o anche l’8.06 di Ancona, 13 giorni fa) sembrano muri vertiginosi e insuperabili. Si ferma a un modesto 7.70: bocciato nel grande evento, probabilmente ha anche pagato un po’ di tensione e qualche problema di troppo in termini di rincorsa.

ANDREW HOWE: 2. Dopo sette anni era ritornato oltre gli 8 metri, il vicecampione del Mondo 2007 sembrava essere rinato, puntava a tornare sul podio continentale dieci anni dopo l’oro di Birmingham e invece litiga ripetutamente con la pedana e con una qualificazione alla finale che alla fine era lontana solo 2 centimetri. Il 7.71 è davvero troppo poco per un talento del suo calibro che ha sprecato un’occasione d’oro, fallendo il grande rientro nella vetrina internazionale. Da lui ci si aspettava il botto, arrivato però in termini negativi.

 

FILIPPO RANDAZZO: 7,5. Combattivo più che mai, agonisticamente aggressivo e ben presente in pedana. Nella grande giornata del flop di Jacobs e Howe, ci pensa il più giovane del trio delle meraviglie a salvare un’Italia che rischiava di colare a picco più di quanto non abbia già fatto. Il 20enne siciliano si qualifica alla Finale del salto in lungo con un interessante 7.89, quinta misura di giornata: oggi il veterano azzurro è sembrato essere lui. Tecnicamente molto pulito, ha raggiunto l’obiettivo che si era prefisso e domani proverà il tutto per tutto, conscio che può spingersi anche oltre gli 8 metri come dimostrato due settimane fa ad Ancona (8.05m, fino a stamattina la seconda misura europea stagionale).

FABRIZIO DONATO: 8. Davvero eterno e infinito, un esempio per tutti i giovani. Il capitano non aveva mai saltato in stagione, aveva accusato dei problemi fisici nei primi mesi dell’anno, temeva addirittura di non poter scendere in campo agli Europei e invece ha tirato fuori gli artigli come fatto durante tutta la carriera. Il bronzo delle Olimpiadi di Londra 2012 ha piazzato un ottimo 16.70 all’ultimo tentativo, quando era con le spalle al muro e fuori dalla Finale: una zampata che gli regala il minimo di qualifica (fissato a 16.60) e tornerà in pedana con l’obiettivo di lottare per le medaglie. In mattinata aveva assistito al flop di Howe (a cui fa da allenatore).

 

DARIYA DERKACH: 2. Ci si aspettava una prestazione interessante da parte della campana di origine ucraina e invece sbaglia l’approccio al grande evento, come purtroppo le è già successo altre volte in carriera. Due settimane fa aveva saltato 14.05m, la misura che oggi rappresentava il minimo di qualifica. L’azzurra aveva nelle proprie gambe un salto attorno ai 14 metri (la Finale si è strappata con 13.97) e invece finisce lontanissima, senza dare l’impressione di poter piazzare la stoccata giusta. Si ferma a un modesto 13.69.

ERIKA FURLANI: 4. Ci si qualificava alla Finale con 1.90m, misura alla portata dell’azzurra che invece fatica ancora a ripescare il suo personale e si ferma a 1.86. I tre nulli a quella che si è poi rivelata la quota di qualificazione

SERENA CAPPONCELLI: 5. Anche per lei 1.90m si rivela quota insuperabile. Sulla carta aveva meno chance della Furlani ma ci si poteva aspettare qualcosina in più.

 

MAROUAN RAZINE: 7. L’azzurro si comporta bene, dimostra di essere in palla (quarto tempo stagionale nella strarting list) e nella sua batteria è ottimo secondo (7:55.17) alle spalle dello svedese Leanderson e davanti all’ostico Henrik Ingebrigtsen. Scalda la gamba in vista della finale dove vorrà essere protagonista.

YEMA CRIPPA: 6. Arriva la finale che era l’obiettivo minimo, si copre bene e non si mette particolarmente in mostra. La tattica può essere ottima (passa con l’ultimo tempo di ripescaggio, 7:59.76). Lo rimandiamo all’atto conclusivo dove, con la gamba giusta, può piazzare una zampata.

YASSIN BOUIH: 7. È andato oltre più rosea aspettativa. Tiene altissimo il ritmo della terza batteria, la conclude al quarto posto (3:44.67) e strappa così il secondo tempo di ripescaggio. Doveva essere veloce per raggiungere l’obiettivo e ha completato la missione nel miglior modo possibile.

GIULIA VIOLA: 7. Terza finale consecutiva agli Europei, tra 1500m (sesta nel 2013) e 3000m (settima nel 2015). Questa volta, sulla distanza più lunga, stampa la terza prestazione di sempre in carriera (8:57.86) e si qualifica autorevolmente all’atto conclusivo grazie a una gara di vertice conclusa al terzo posto. Un plauso per essere ritornata a pieno ritmo.

DANIELE CAVAZZANI: 6. Alla prima grande uscita internazionale prova a tirare fuori la grande prestazione e si conferma comunque sui suoi massimi livelli: il 16.38 odierno non è poi così distante dal 16.49 saltato due settimane fa ad Ancona, misure comunque lontane dal minimo di qualifica. Chiude undicesimo e con tanta esperienza portata a casa.

MARIO LAMBRUGHI: 5,5. Squalificato per invasione di corsia (molto discutibile) ma in pista si era ben qualificato alle semifinali con il miglior tempo di ripescaggio (46.95).

MARCO LORENZI: 6. Non ci si poteva aspettare molto di più: è quarto nella sua batteria con 48.10, lontano dal ripescaggio. Il suo obiettivo era però quello di fare esperienza internazionale.

HASSANE FOFANA: 6. Per accedere alla finale serviva 7.68, cioè un miglioramento di cinque centesimi del suo personale. Non sfigura, chiude con 7.78 (suo terzo tempo in carriera), quinto nella sua batteria. Fare meglio non era probabilmente alla sua portata.

 

(foto FIDAL/Colombo)

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