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Atletica, Europei Indoor 2017 – Il pagellone finale dell’Italia: Donato monumentale, quanti flop! Howe e Jacobs deludono, Chesani sciupa
Nel weekend si sono disputati gli Europei Indoor 2017 di atletica leggera. Alla Kombank Arena di Belgrado (Serbia) l’Italia non ha ben figurato, salvata soltanto dall’argento conquistato da Fabrizio Donato. Di seguito le pagelle degli azzurri che sono scesi in pista.
FABRIZIO DONATO: 10. Ancora una volta salva l’Italia, sempre più piccola nel panorama dell’atletica internazionale. Lo aveva già fatto alle Olimpiadi di Londra 2012 (quando si mise al collo la medaglia di bronzo), ci riesce nuovamente balzando a 17.13 e conquistando l’argento. A 40 anni suonati, con diversi problemi fisici alle spalle, senza aver mai saltato in stagione si toglie l’ennesima soddisfazione della carriera. Il medagliere dell’Italia è solo lui agli Europei Indoor 2017.
MARCELL JACOBS: 2. Si presentava arrembante, forte della miglior prestazione stagionale tra tutti i partecipanti, addirittura con dei margini di miglioramento e desideroso di salire sul podio. Non centra nemmeno l’obiettivo minimo della finale. Il 22enne di El Paso è lontanissimo dalle prestazioni che servono per entrare tra i migliori 8, l’8.07 saltato ormai un mese (o anche l’8.06 di Ancona, 13 giorni fa) sembrano muri vertiginosi e insuperabili. Si ferma a un modesto 7.70: bocciato nel grande evento, probabilmente ha anche pagato un po’ di tensione e qualche problema di troppo in termini di rincorsa.
ANDREW HOWE: 2. Dopo sette anni era ritornato oltre gli 8 metri, il vicecampione del Mondo 2007 sembrava essere rinato, puntava a tornare sul podio continentale dieci anni dopo l’oro di Birmingham e invece litiga ripetutamente con la pedana e con una qualificazione alla finale che alla fine era lontana solo 2 centimetri. Il 7.71 è davvero troppo poco per un talento del suo calibro che ha sprecato un’occasione d’oro, fallendo il grande rientro nella vetrina internazionale. Da lui ci si aspettava il botto, arrivato però in termini negativi.
FILIPPO RANDAZZO: 6. La sufficienza per la qualificazione alla finale, alla prima vera uscita internazionale tra i grandi. Dopo l’8.05m saltato ad Ancona, però, era lecito aspettarsi qualcosa in più dal 20enne che in finale paga un po’ di tensione ed emozione. Era un’occasione importante per salire sul podio ma il siciliano non riesce ad andare oltre 7.77. Il futuro però è tutto dalla sua.
DARIYA DERKACH: 2. Ci si aspettava una prestazione interessante da parte della campana di origine ucraina e invece sbaglia l’approccio al grande evento, come purtroppo le è già successo altre volte in carriera. Due settimane fa aveva saltato 14.05m, la misura che rappresentava il minimo di qualifica. L’azzurra aveva nelle proprie gambe un salto attorno ai 14 metri (la Finale si è strappata con 13.97) e invece finisce lontanissima, senza dare l’impressione di poter piazzare la stoccata giusta. Si ferma a un modesto 13.69.
SILVANO CHESANI: 2. Sciupa un’occasione d’oro in una gara davvero modesta in cui si saliva sul podio con un 2.27 saltato alla prima in percorso netto. Una misura che poco ha a che fare con la grande atletica internazionale, assolutamente alla portata dell’azzurro soprattutto dopo quanto visto in qualifica. E invece sbaglia la prima prova a 2.27, compromettendo tutta la gara e i 2.30m si rivelano un muro invalicabile. Dopo l’argento di due anni fa poteva replicarsi e invece…
MICHAEL TUMI: 2. Prestazione incolore da parte del velocista azzurro che aveva tutte le possibilità di agguantare la finale e invece si rende protagonista di una semifinale davvero scialba, nettamente al di sotto delle sue qualità e corsa male dall’inizio alla fine: l’uscita dai blocchi è imperfetta, non cambia il ritmo, nel finale è imballato. Altissimo 6.72, settimo nella sua serie.
ERIKA FURLANI: 4. Ci si qualificava alla Finale con 1.90m, misura alla portata dell’azzurra che invece fatica ancora a ripescare il suo personale e si ferma a 1.86. I tre nulli a quella che si è poi rivelata la quota di qualificazione.
MAROUAN RAZINE: 5,5. Il sesto posto non è neanche male ma si presentava a Belgrado con il quarto crono stagionale, Kaya e Ibrahimov non hanno brillato, purtroppo non riesce a tenere l’ultimo cambio di ritmo che conduceva alle medaglie.
YEMA CRIPPA: 5. Si qualifica alla Finale con qualche difficoltà di troppo, lo aspettavamo più arrembante e invece conclude solo settimo pagando come Razine l’accelerazione finale. In fondo si sperava in un risultato di rilievo dopo le prestazioni nelle campestri e il record italiano sui 5000m.
GIULIA VIOLA: 6,5. Realizza il personale sui 3000m (8:56.19) disputando la terza finale consecutiva agli Europei. Conclude con il settimo posto nella gara dominata dalla scatenata Laura Muir. Un ritorno più che positivo per l’azzurra dopo una stagione complicata.
YASSIN BOUIH: 6. La finale era il massimo obiettivo, riesce a rimanere nel gruppo di testa per due terzi di gara poi saltano fuori le qualità dei big della specialità. Alla fine l’azzurro è ottavo (raccoglie un punto): fare meglio di così era davvero difficile.
SIMONE CAIROLI: 7. Una delle note più positive di questi Europei. Si era presentato a Belgrado solo per fare esperienza, qualificato all’ultimo e invece torna a casa con il nuovo personale (5841 punti) e il dodicesimo posto finale. Ha ben figurato tra salto in lungo e salto con l’asta (personale in entrambe le prove), chiudendo i 1000m finali al terzo posto. Il giovane azzurro merita un grande applauso ma ora c’è da sistemare il peso.
LAURA STRATI: 6. C’è grande amarezza per l’azzurra che ha mancato la finale per soli 3cm. Ha dato davvero tutto, arrivando a soli 7cm dal personale realizzato due settimane fa. Il salto finale della Wester le ha spezzato i sogni ma si è confermata sui suoi livelli.
CHRISTIAN FALOCCHI: 4. Tre nulli a 2.25m, suo stagionale. Lontano dalla prestazione di rilievo, il giovane non riesce a decollare e viene eliminato. Si poteva fare qualcosina in più.
DANIELE CAVAZZANI: 6. Alla prima grande uscita internazionale prova a tirare fuori la grande prestazione e si conferma comunque sui suoi massimi livelli: il 16.38 non è poi così distante dal 16.49 saltato due settimane fa ad Ancona, misure comunque lontane dal minimo di qualifica. Chiude undicesimo e con tanta esperienza portata a casa.
SERENA CAPPONCELLI: 5. Per l’ex bobbista 1.90m si rivela quota insuperabile. Sulla carta aveva meno chance della Furlani ma ci si poteva aspettare qualcosina in più.
GLORIA HOOPER: 5. Accede sì alla semifinale che era il suo obiettivo minimo dove realizza anche lo stagionale (7.34) ma la sua gara non ha convinto nello sviluppo. Da lei ci si aspettava qualcosa in più.
ANNA BONGIORNI: 4. Accede in semifinale con il quarto tempo di ripescaggio ma da un’atleta che in stagione aveva corso 7.26 non ci si può ritenere soddisfatti se esce mestamente con un altissimo 7.43.
MARIO LAMBRUGHI: 5,5. Squalificato per invasione di corsia (molto discutibile) ma in pista si era ben qualificato alle semifinali con il miglior tempo di ripescaggio (46.95).
MARCO LORENZI: 6. Non ci si poteva aspettare molto di più: è quarto nella sua batteria con 48.10, lontano dal ripescaggio. Il suo obiettivo era però quello di fare esperienza internazionale.
HASSANE FOFANA: 6. Per accedere alla finale serviva 7.68, cioè un miglioramento di cinque centesimi del suo personale. Non sfigura, chiude con 7.78 (suo terzo tempo in carriera), quinto nella sua batteria. Fare meglio non era probabilmente alla sua portata.
4X400 METRI (femminile): 5,5. La media tra le due discrete frazioni di Chigbolu e soprattutto Folorunso e la prima metà che ci ha sostanzialmente impedito di lottare per il podio. Il quarto posto finale non può soddisfare la nostra staffetta anche se oggettivamente Polonia, Gran Bretagna e Ucraina erano più forti.
(foto FIDAL/Colombo)