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Ciclismo: Italia, cosa ti lascia la Milano-Sanremo? E ora rotta sul pavé

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La Milano-Sanremo è, per diversi motivi, il primo banco di prova in ogni stagione per i ciclisti italiani: la Classica Monumento di casa espone gli azzurri, sotto una lente d’ingrandimento, ad una prima valutazione. L’ultimo successo risale ormai al 2006 con Filippo Pozzato, ma come se la sono cavata gli italiani nella Classicissima di sabato che ha dato il via ad un intenso mese di corse di un giorno?

Per una volta non partiremo dal primo classificato sul traguardo ma da Sonny Colbrelli, forse l’arma numero del nostro movimento per una corsa come al Sanremo. Sonny veniva da una Parigi-Nizza di altissimo livello, con cui si era candidato ad essere uno degli outsider più credibili per il podio e anche per il successo finale. Purtroppo, l’atleta della Bahrain-Merida ha dovuto alzare bandiera bianca sul Poggio, dimostrando però una buona attitudine. A ruota di Sagan, ha provato a tenere la sfuriata del Campione del Mondo, in un’eccesso di fiducia, probabilmente, nelle proprie capacità. La scelta, in ogni caso, è stata giusta, perché quello poi è risultato essere l’attacco decisivo della corsa e sopratutto ha messo in mostra la maturazione del bresciano che ha scelto di giocarsi le proprie carte fino in fondo. La prima esperienza di Colbrelli in una Monumento da tesserato World Tour è positiva, nonostante un 13esimo posto finale maturato anche a causa degli sforzi prodotti in salita e in discesa rispetto agli altri velocisti che hanno disputato la volata dei battuti.

Torniamo quindi ad Elia Viviani: sul traguardo di via Roma è stato il migliore della truppa italiana, nono. Davanti a lui, allo sprint, corridori come Kristoff, Degenkolb e Démare (che questa corsa l’hanno già vinta) oltre Gaviria (che probabilmente la vincerà in futuro) e Bouhanni (ogni anno nella rosa dei papabili per il successo). Il veronese era alla prima esperienza da capitano alla Sanremo, supportato in pieno dal Team Sky che poi avrebbe ottenuto il successo con Kwiatkowski. Il veronese si è detto soddisfatto del suo risultato, l’inizio di un percorso che dovrebbe portarlo, nei prossimi anni, ad investire allenamenti e risorse proprio nel tentativo di alzare le braccia al cielo sulla riviera ligure.

Tra i migliori 15 si sono piazzati anche Daniele Bennati (Movistar) e Francesco Gavazzi (Androni Sidermec), che hanno provato a fare la volata. Da sottolineare come, a parte Bouhanni, Gavazzi sia stato il migliore tra gli atleti di squadre Professional.

Colbrelli in questa primavera sarà chiamato a farsi vedere anche al Nord e sul pavé, che fino ad ora ha solo assaggiato nelle prime stagioni da professionista. Le sue caratteristiche, sulla carta, lo vedrebbero adatto anche a questo genere di corsa ma mai come quando si tratta di Belgio la pratica riveste un ruolo più importante rispetto alle previsioni teoriche. Già questa settimana, con Dwaars Door Vlaanderen e E3 Harelbeke vedremo all’opera, tra gli altri, Matteo Trentin, (QuickStep Floors) e Fabio Felline (Trek-Segafredo): da valutare la condizione di entrambi dopo una Sanremo in cui non hanno recitato ruoli da protagonisti assoluti, anche per capire quale possa essere il loro ruolo nelle prossime settimane considerano le squadre con cui correranno, ricche di atleti molto adatti ai percorsi delle prossime Classiche. Dopo la sorprendente Parigi-Roubaix dello scorso anno, antenne tese e occhi puntati su Gianni Moscon: l’approccio al mondo del professionismo è stato ottimo, ma confermarsi, spesso, si rivela più complesso.

Twitter: @Santo_Gianluca

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Foto: Pier Colombo

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