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Formula 1
F1, GP Australia 2017 – Analisi Gara: Sebastian Vettel e Ferrari stellari, la Mercedes ha un brusco risveglio, male la Red Bull, bene la Toro Rosso, buon esordio per Antonio Giovinazzi
Se il buongiorno si vede dal mattino, o dall’alba, come in questo caso per il GP di Australia, sarà un gran bel Mondiale 2017. La Ferrari vince all’esordio (non succedeva dal 2007) e dimostra che tutto quello che si diceva dopo i test di Barcellona non solo è confermato ma, anzi, era forse riduttivo. La Mercedes chiude in seconda e terza posizione, a dieci secondi circa da Vettel, quindi troviamo la seconda delle rosse di Kimi Raikkonen, l’unica Red Bull superstite e via via tante Scuderie con situazioni molto diverse al loro interno.
Ferrari – Forse nemmeno il tifoso più sfegatato poteva aspettarsi un weekend simile. Competitiva nelle qualifiche e quasi dominante in gara. Vettel (alla vittoria numero 43 in carriera, seconda ad Albert Park) ha guidato da vero campione. Mantiene la seconda posizione al via, pressa Hamilton e lo costringe a mettere alla frusta le sue UltraSoft. Quelle del tedesco durano alcuni giri in più e gli permettono di sopravanzare l’inglese ai box. Da quel momento in poi aumenta il gap dando l’impressione di non spingere nemmeno a tutta (piazza il suo miglior giro a quattro tornate dalla fine) e vince in carrozza. Ferrari ottima in tutto: ritmo, gomme (che sembra sfruttare come nessuno) prestazioni e costanza. Completa la domenica il quarto posto di Kimi Raikkonen, anonimo durante i 57 giri, ma che piazza il record in gara proprio in chiusura.
Mercedes – Se in Ferrari si esulta, in Mercedes si battono i pugni sul tavolo (Toto Wolff per usare un eufemismo non ha gradito il sorpasso al pit stop subito da Hamilton). Tutti si aspettavano che il tre volte Campione del Mondo partisse dalla (ennesima) pole e vincesse in scioltezza. Dopo pochi chilometri si è capito che non sarebbe andata così. Il numero 44 ha provato a staccare Vettel ma ha visto che il divario non c’era, le gomme hanno reso il tutto più complicato e, inevitabile, è arrivato il sorpasso ai box. Dal passaggio dalle UltraSoft alle Soft le frecce d’argento sono sembrate decisamente meno “frecce” con addirittura Valtteri Bottas che ha ricucito lo strappo con l’illustre compagno e, per non rischiare, non ha voluto andare ad attaccarlo. Dopo tre anni di dominio assoluto la Mercedes forse si sta rendendo conto che quest’anno una rivale ci sarà. La speranza di tutti è che Melbourne non sia la classica rondine che fa primavera, ma l’inizio di un 2017 combattuto e affascinante come le nuove monoposto.
RED BULL – Weekend davvero complicato per la Scuderia di Milton Keynes. Dalla Q3 di ieri, ad esempio, Daniel Ricciardo è letteralmente entrato in un incubo. Errore, barriere, qualifiche buttate, decimo posto in griglia. Come se non bastasse rompe il cambio, perde altre cinque posizioni ma la Scuderia deve nuovamente intervenire a ridosso del GP, e il padrone di casa è costretto a prendere la via del circuito quando gli avversari hanno già completato due giri. Per completare il suo fine settimana da film dell’orrore la sua RB13 lo abbandona dopo pochi chilometri. Quinto posto finale, invece, per Max Verstappen che ha vissuto una domenica con pochi guizzi (dopo aver annunciato il tutto per tutto al via) con una vettura che, al momento, viaggia tra gli otto decimi e il secondo di gap dai primi.
WILLIAMS – Iniziano le Scuderie con situazioni decisamente differenti al proprio interno. Felipe Massa chiude sesto una gara nella quale ha guidato senza forzare né sbavature. Punti importanti per una vettura che sembra nata bene. Le preoccupazioni sono due: Lance Stroll che, tradotto dall’inglese significa “passeggiare” sta rispecchiando il suo cognome, ovvero fa più errori che buone cose. La seconda, e non è da poco, Massa ha chiuso ad 83 secondi da Vettel, quasi 2 secondi di distacco a giro.
HAAS – Delusione in casa Haas dopo i buoni segnali, quantomeno per Romain Grosjean, visti fino a stamattina. Il francese stava completando un weekend da incorniciare, ma la sua vettura l’ha mollato troppo presto, quando era sesto. Il suo compagno di Scuderia, Kevin Magnussen (out a sua volta) ha chiuso una tre giorni davvero da dimenticare, ma il potenziale della macchina c’è. Vedere ancora (dopo i guai del 2016) ancora problemi di affidabilità, fa suonare enormi campanelli d’allarme.
FORCE INDIA – Il sospetto era netto e la pista lo ha confermato. La vettura tutta in rosa è un’animale da gara come il suo primo pilota, Sergio Perez. La nuova Force India non ha la velocità per il giro secco, ma nel GP cresce e dimostra di essere da settimo posto con il messicano e da un punto per Esteban Ocon.
TORO ROSSO – Ottavo e nono posto per Carlos Sainz e Daniil Kvyat. Ottimo esordio, dunque, per la Scuderia di Faenza che sta continuando a confermare di avere trovato la giusta via, dopo un esordio allarmante nei test, e che il materiale c’è.
RENAULT – Nico Hulkenberg arriva ad un soffio dai punti, ma non deve ingannare. La monoposto francese non è pronta a lottare per posizioni superiori e, Jolyon Palmer, continua a fare danni.
MCLAREN – Fernando Alonso ha provato a tenere con i denti un punticino fino che ha potuto. Poi, in un colpo solo, ha subìto un doppio sorpasso e, dopo pochi metri, anche la macchina lo ha salutato. Ennesimo ritiro per lo spagnolo che conferma le difficoltà della vettura arancione, mentre Stoffel Vandoorne arriva ultimo, ma almeno conclude la gara. Due giri di distacco sono un vero abisso.
SAUBER – Conferma arrivata: Antonio Giovinazzi è l’unica nota lieta del team svizzero. La macchina non è competitiva e, come se non bastasse, Marcus Ericsson prima esce in curva due, quindi si ritira. L’italiano (che fino a ieri mattina era in borghese, ricordiamocelo sempre) arriva in fondo (chilometri pesantissimi di esperienza) chiude dodicesimo, e dimostra di essere serio candidato a proseguire da protagonista attivo e non spettatore. Sia chiaro, però, la Sauber è al momento la Scuderia meno competitiva del lotto.
LA GARA – Il GP di Australia ha visto soli 6 piloti a pieni giri (Massa ha evitato il doppiaggio di un soffio) e due con 2 giri di ritardo. Sono 7 i ritirati, dato in crescita, mentre di sorpassi, come temuto, se ne sono visti ben pochi. Gli pneumatici sembrano tenere anche lunghe distanze, ma quando crollano di prestazioni lo fanno bruscamente. 7 piloti hanno chiuso la gara con il cambio UltraSoft-Soft, solo 4 hanno effettuato più di un cambio gomme, mentre Stroll, unico, ha scelto SuperSoft (montata solo da otto piloti)-UltraSoft-UltraSoft, prima del ritiro. Magnussen è l’unico che ha corso con tutte e 3 le mescole.
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