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Formula 1
F1, il “falso problema” dei sorpassi: il Circus deve essere l’esaltazione della velocità
Non è una novità. Il tema sorpassi è un evergreen nel grande libro della Formula 1. Ci sono passati tutti: da Juan Manuel Fangio a Michael Schumacher. L’esaltazione di un auto da corsa ha sempre vissuto su questo contrasto: massimizzazione della prestazione contrapposta al numero di confronti, side by side, sull’asfalto.
Nel corso degli anni la disputa tra i “Guelfi della velocità pura” ed i “Ghibellini delle sportellate” si è replicata a cadenze regolare. Il numero esiguo degli avvicendamenti in pista ne primo round del Mondiale 2017, sul tracciato cittadino dell’Australia, ha riaperto la questione. Se, infatti, da un lato le macchine sono dotate di prestazioni in curva eccezionali, comportanti record sul giro spaziali e rendendo la guida del pilota molto più fisica, dall’altro l’assenza di carico, per una monoposto in scia, è una criticità tale da obbligare, spesso, il driver a recedere da ogni ambizione. Ma è una novità?
Molti ricordano i duelli tra Alain Prost ed Ayrton Senna, sul finire degli anni ’80, con quell’epilogo controverso di Suzuka nel 1989 ed il sequel del ’90. Tuttavia è altrettanto vero che il dominio della McLaren Honda rendeva ripetitivo l’esito delle corse. Una competizione ai massimi livelli, infatti, deve esaltare le differenze tra chi ha lavorato meglio e chi no. Stesso discorso vale per il dominio di Ferrari, Red Bull e Mercedes degli ultimi anni.
Il nuovo regolamento è stato redatto proprio per andare incontro all’esigenza dei piloti, desiderosi di guidare vetture di grande difficoltà e da “pelo sullo stomaco”. La massima categoria dell’automobilismo non può annullarsi a semplice commercializzazione di uno spettacolo nel quale le macchine sono quasi tutte uguali e le abilità dell’uomo al volante si limitano alla rappresentazione di un “Demolition derby”. Di sicuro, il solo sviluppo aerodinamico è un errore ma la F1 ha una chiara identità.
E’ stato proprio per voler ascoltare pedissequamente i telespettatori della domenica che l’adozione del DRS ha fatto la sua comparsa sfalsando le abilità di chi guida un mostro a quattro ruote. Da quest’anno, probabilmente, si è tornati a vedere delle forti differenze anche tra gli stessi compagni di Scuderia ed è seguendo tale approccio che il “Circo della velocità” può ritrovare se stesso.
giandomenico.tiseo@oasport.it
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